Samuele sistemava le cose.

Da sempre Samuele vedeva i fili del mondo e con amore ed impegno ne sistemava i difetti. Instancabile si guardava intorno, nel suo mondo colorato. I fili variopinti che solo a lui si svelavano rappresentavano con chiarezza assoluta la situazione del momento, gli stati d’animo degli esseri viventi e le conseguenze prevedibili che avrebbero generato.

 

In realtà Samuele non ragionava in termini di esseri viventi in senso stretto. Lui percepiva ogni cosa, che fosse animata o meno, come parte di un insieme complesso e interdipendente. Ogni agglomerato di fili con la sua colorazione del momento era un componente di un sistema che riteneva bellissimo ma fragile. Che richiedeva il suo intervento per restare in armonia.

 

Il suo era fondamentalmente un mondo di mille sfumature tra il celeste e il verde quando tutto era perfetto. Con macchie di colori inopportuni e disarmonici quando era richiesta una sua correzione. Samuele non possedeva il concetto di colore, tanto meno di celeste o verde. Lui viveva senza la necessità di nomi e classificazioni. 

 

In questo caleidoscopio di fili colorati Samuele percepiva combinazioni familiari che erano più presenti di altre e a cui sentiva di essere legato in qualche modo. Non avrebbe mai potuto capire che erano i suoi genitori ma, a modo suo, era loro affezionato ed era sempre attento a far si che restassero della tonalità giusta.

 

***

 

Igor sistemava le cose.

Da sempre Igor sistemava le cose utilizzando poche regole che si potevano sintetizzare in “Uno: il dominatore regna. Due: i dominati obbediscono o soccombono”. Era ovvio che il dominatore era lui e che il resto dell’umanità componeva l’insieme dei dominati.

 

Fin da quando poteva ricordare, le cose andavano (anzi le faceva andare) così. Da piccolo tutto era naturale come era giusto che fosse. Lui era sempre stato rispettato e temuto. I coetanei comprendevano il loro ruolo subalterno e gli fornivano tutto ciò che chiedeva. Poche le eccezioni. In quei rari casi un minimo quantitativo di lividi al momento giusto ristabiliva in fretta lo stato naturale delle cose. 

 

Gli adulti, invece, sembrava che crescendo divenissero più stupidi. Occorreva molto di più, con tanti di loro, per fargli entrare nel cervello chi comandava. Comunque, ormai, a vent’anni aveva fatto molta pratica in questo senso ed applicato spesso la regola due. Il mondo certamente non avrebbe rimpianto quei lagnosi ebeti inutili.

 

***

 

Elena era serena.

Da circa dieci anni Elena, contro ogni previsione, era serena. Quando, dopo un anno dalla nascita di Samuele, era divenuto certo che l’iperattività del neonato derivasse da un qualche tipo di autismo, nessuno, men che meno lei, avrebbe puntato un centesimo sulla sua tranquillità attuale. Invece il trauma era durato pochissimo. 

 

Ogni comunicazione con il figlio era impossibile. Lui passava tutto il tempo muovendosi di continuo spostando il capo da ogni lato e guardando nel vuoto. Le mani impegnate senza sosta in gesti complessi spesso ripetitivi. Nonostante questo, da quando Samuele era entrato in casa aveva portato con se tranquillità e serenità. Sembrava impossibile ma Elena era certa che fosse così. 

 

Anche Roccia, il vivace bassotto di famiglia, e Bella la gatta avevano smussato ogni rivalità e Elena non ricordava un loro minimo scontro negli ultimi anni. Con Danilo, suo marito, erano stati dieci anni felici di completa concordia.

 

***

 

Samuele era sempre attento alle variazioni. Tutto doveva restare congruo e coerente. Quando una sfumatura variava lui sapeva immediatamente quali sarebbero state le conseguenze future. Se queste avessero potuto portare a un degrado dell’armonia generale, i gesti opportuni e lo spostamento dei fili giusti avrebbero ristabilito l’equilibrio e tutto sarebbe tornato come era giusto che fosse. 

 

Nella sua particolare attività di manutentore anche lui aveva acquisito esperienza. Ora, a dieci anni di età, percepiva l’inizio dei disturbi all’ordito o alla trama del mondo sempre più in fretta. Anche la sua vista si era evoluta. Pur non avendo l’idea precisa di spazio e di distanza sapeva che ogni giorno era aumentata la quantità di fili che vedeva e su cui poteva agire. 

 

Aveva scoperto che, molto lontano da lui, attorno al suo orizzonte visuale, c’erano punti in cui le tonalità erano diverse e spesso sgradevoli. Se fossero stati più vicini non avrebbe potuto sopportare e avrebbe dovuto cambiarli in qualche modo. 

 

Samuele non avrebbe mai saputo che ormai il suo orizzonte arrivava fino ai più remoti continenti.

 

***

 

Igor viveva così. 

Desiderava qualcosa e se lo prendeva. Lui era il dominatore e quindi era giusto. 

 

L’oggetto del desiderio non cambiava la storia. Che si trattasse di una donna, di denaro o qualunque altra cosa lui avrebbe avuto ciò che voleva. Quello che cambiava il contesto era solo la reazione dei dominati. Se c’era resistenza e non sottomissione. In quel caso il dominato, evidentemente anche idiota, doveva soccombere.

 

Igor rifletteva su questo, continuando a cementare le sue convinzioni, mentre ripensava all’anziano malmenato mezz’ora prima nella propria casa visto che non voleva cedergli i suoi micragnosi risparmi. Idiota ovviamente dato che i suoi quattro denari Igor li aveva ottenuti comunque e il vecchio le aveva prese inutilmente. 

 

Dominatore e dominati. L’anziano avrebbe dovuto solo accettare questa verità innegabile.

 

***

 

Elena e Danilo accompagnarono Samuele in camera sua, reclinarono la poltrona in cui passava la notte senza mai interrompere del tutto la sua continua attività motoria, lo baciarono come tutte le sere senza sapere se lui avesse coscienza delle loro attenzioni e quindi lo lasciarono. Andarono a letto sereni come ogni giorno degli ultimi dieci anni. Spensero la luce e si addormentarono quasi subito.

 

***

 

Igor non era affatto soddisfatto dei soldi presi al vicino di Elena e Danilo.

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