Stoccolma, dicembre 2030.
Il signor Valenti ha i suoi 72 anni decorosamente abbigliati da un blazer nero e da un papillon di un viola acceso. E pensa.
Guarda con un aplomb addomesticato un display a led rossi che indica un minutaggio e un conto alla rovescia. E continua a confabulare frasi.
Quello che stringe nella mano destra è una montatura da vista con lenti di vetro resa scivolosa dai polpastrelli umidi. Nella sinistra c'è un foglietto di carta a quadretti grandi. Non contiene un discorso, come si potrebbe pensare. Vi sono scritti tre termini chiave disposti come se fossero su un podio: il corrispettivo della medaglia di bronzo (in basso a sinistra) è il termine “costanza”, la medaglia d'argento (in basso a destra) spetta a “noncuranza” e quella d'oro (al centro in alto) a “polso”.
Il signor Valenti, di professione scrittore, ha un particolare portafortuna d'argento a forma di castagna. Questo portafortuna, che non ha abbandonato nemmeno in questa occasione, non è più largo di cinque centimetri ed è perfettamente diviso in due piccoli vani.
Nei successivi 4 minuti e spiccioli, fra le altre cose, è sicuro avrebbe detto:
«[...] Si tratta di fare le scelte giuste. Comprendere il senso della strada che si sta scegliendo. Aprire i polmoni per pregustare la profondità dell'importanza. L'amore che conduce la scelta profonda non compie una scelta, bensì determina la più sublime condanna possibile. E diventa coatta prima e inconsapevole poi. Sapere che ci sarà un tempo nella giornata in cui quello che ho scoperto, sentito, visto, detto, verrà tutto rielaborato e buttato fuori sotto forma di qualcosa che non ha attinenza con quanto scoperto, sentito, visto e detto ma che vive di vita propria, è la prova tangibile che la pazzia può essere controllata. Ed è una forma d'amore istintiva, in grado di scoperchiare radici e filosofie e creare empatia. Quell'empatia che spesso molti di noi non raggiungono in una vita intera stando in
mezzo a esseri umani. Vedete, nell'interno delle mie giacche - per la precisione, nel taschino sinistro - a causa di problemi cardiovascolari dai tempi del mio primo infarto, sono vincolato a portarmi delle pastiglie per regolare la pressione. Di per sé, non c'è niente di strano. Figuriamoci, un anziano che per strada si prende una pastiglia davanti a te. Non esiste giovane al mondo che possa scambiarla per un qualche tipo di anfetamina, no?» (risate)
«Chi non vorrebbe salvaguardare la propria vita? Una vita poi come la mia, fatta di lentezza e di tempo per assaporare. Bé, credo di conoscere abbastanza bene la vita da non bendarmi gli occhi davanti all'imprevisto. Perfino al tragico imprevisto. Questo simpatico portaoggetti è diviso in due scomparti che personalmente riempio al bisogno: a sinistra ci sono due pillole di un farmaco che abbassa la pressione, mentre a destra, due pillole di prussiato, quello che siamo abituati a chiamare cianuro. L'abitudine di scegliere la vita conduce le mie mani ad agguantare sempre le pastiglie di sinistra, senza assolutamente pensarci. Mai un dubbio. Il fatto che ci siano quelle di destra mi permette di comprendere ogni singolo giorno la differenza fra scelta e fortuna. Per quanto possa sembrare triste, se un giorno non fossi in grado di riconoscere dove sta la scelta giusta, significherebbe che non potrei più scrivere e quindi, gli odori forti della mia Firenze, la pelle di mia moglie che ha lo stesso sapore di una buona colazione invernale e le frasi che ogni mattina saltano fuori dai libri più alti della mia biblioteca venendomi a giocare in grembo, tutto questo smetterebbe di avere senso. Questo è, quindi, quello che intendo per “noncuranza”. E non uno strano modo di “mantenermi giovane” come l'espressione sbigottita di alcuni giovani attempati come me lì nella prima fila, suggerisce» (altre risate che vanno sfumando).
C'è un viavai di persone tutte inappuntabilmente ben vestite. Vede passare una sorta di vigilante in mini gonna, con cuffia e microfono, non una piega sul vestito ma un paio di troppo sul viso.
Probabilmente un responsabile della diretta televisiva.
Passa un ragazzo, quello che ai suoi occhi è un ragazzo indefinibile, che gli stringe le mani, gliele prende proprio fra le sue e gli dice qualcosa in inglese che termina con un sorriso sincero. Al signor Valenti non arriva ciò che gli è stato detto per una questione di volume. Ma al sorriso risponde con un sorriso leggermente più grande, in quella forma di lieve esagerazione che si manifesta quando non è compreso ciò che viene detto, ma inspiegabilmente lo si considera un complimento. E lui, data l'imminente premiazione, lo presume.
Riporta gli occhi sul display. Dalla tasca destra tira fuori un fazzoletto e si asciuga un principio di sudore all'altezza della tempia destra. Il ginocchio destro cede un po'. Afferra il corrimano e chiude gli occhi.
Valenti pensa a sua madre. Gli avrebbe detto sicuramente «che ha tutta sta gente da stare così seria?
È una premiazione o un funerale?» nel suo dialetto strisciato dall'attrito di dentiera e senilità.
Il signor Valenti porta la mano al suo taschino. Tasta con veemenza. Ha gli occhi ancora chiusi e una postura da vertigine in corso.
«[...] Davvero avete creduto che potessi farlo?». L'autore de “Il reflusso della coscienza”, ormai alla ventesima ristampa in tascabile, osserva una guardia alla sua sinistra e si inginocchia per rassicurarla.
Dalla sala emerge un respiro corale di panico evaporato.
Or ora, nel mezzo del suo discorso, il romanziere Sergio Valenti aveva fra le dita una pillola grigia e mortale indirizzata verso il suo cavo orale.
Prima di quella tensione, il freschissimo Nobel per la Biologia Vasilij Nikolavcic stava rielaborando il suo di discorso, basandolo sull'accelerazione cellulare come giustificazione per la follia e l'estrema sensibilità umana.
Il suo cervello faceva prove di frasi a effetto. Pensava «è sotto stress che troviamo ciò che possiamo gestire» o «ciò che provoca l'impazzimento delle cellule può essere considerato come l'effetto collaterale principale dell'euforia prolungata. Vi consiglio quindi, di esseri felici, ma intervallate il paradiso in terra con della sana tristezza». Un sorriso compiaciuto, tradiva l'idea dell'entusiasmo che avrebbe fatto seguito alla sua brillante simpatia.
Ancora qualche frazione di secondo prima, la guardia di sicurezza Fredrik Janssen, situata alla sinistra del palco e con gli occhi attaccati a centinaia di coppie di occhi non interessate a lui, abbinava il normale controllo sul fluire della serata al significato di cosa voglia dire “stare dall'altra parte”, cercando di comprendere il “non sentirsi al sicuro”. E vedeva se stesso nel supermercato dove faceva la spesa ogni martedì e ogni venerdì mattina dalle 7:10 alle 7:40 e sentiva le sue dita carezzare la pistola che portava nella tasca sinistra del suo giubbotto civile. Pensava che forse un giorno il clic di un codice a barre che incontra il laser stabilendo la cifra del suo cibo nel contatore della cassa, gli avrebbe fatto tirare fuori la pistola e improvvisare una rapina. Pensava all'euforia del pericolo che implicava correre a casa con della merce rubata. Pensava ai suoi colleghi, ai suoi amici, alle sue ex fidanzate, ai suoi professori tutti plebiscitamente convinti che “non era mai stato così”. Pensava che a casa, sua madre, avrebbe avuto la forza di dirgli solo «e tu vai in galera per aver rubato 35 euro di cibo?».
Dalla terza fila, nel suo raggio di competenza e vista periferica, una signora si alza di scatto e lui ritorna in sé e capisce. Guarda sul palco e comincia a correre. A cinque metri da Valenti, si butta verso di lui franando sul leggìo.
«Volevo solo dimostrare un punto. E mi scuso per essere stato così teatrale», Valenti riprende la parola. «Un romanzo può conquistarci solo quando finge di smarrire il polso per tutto il suo tragitto, salvo poi ritrovarlo e sincronizzarsi con i suoi battiti regolari prima di smarrirsi e far smarrire il lettore. Questo è ciò che fa un buon libro e chiedo scusa a tutti quei giornalisti a cui ho cercato di spiegarlo negli ultimi quarant'anni, per essere arrivato così tardi a saper dare definizioni discrete, avendo per di più bisogno di qualcosa che non sia la parola per dimostrarlo...
Probabilmente tra altri quarant'anni riuscirò anche a spiegarvi il mio secondo romanzo!». La sala si riempie di sollievo ridanciano ed esausto. Lui si sposta dal leggìo, accenna un inchino e poi guarda dritto davanti a sé senza nessuna espressione.
Sergio Valenti, apre gli occhi di scatto, sentendo il proprio nome e un successivo scroscio di applausi rimbombare nella sala. 72 anni non sono troppi, ma diventano macigni se la pressione è così ballerina.
Si raddrizza, vede il display che nel suo rosso definitivo indica 3,2,1,0 secondi. Sale i tre scalini, entra in scena. Non riesce a mettere a fuoco un singolo viso nella sala. Giunto davanti al leggìo posiziona il foglietto alla sua sinistra. Tremando, indossa gli occhiali e tira fuori il suo portafortuna appoggiandolo sopra al foglietto. Il suo cuore sta facendo un carpiato di troppo; apre la castagna d'argento e alza gli occhi verso il pubblico. La mano destra, quella che non usa solitamente, sta pescando una pillola. Prima di portarla alla bocca, sorride a una moltitudine di visi che non ha a cuore con le sue labbra più reverenziali.

Tutti i racconti

0
0
6

Debunker (2/4)

08 December 2025

Il bar era caldo, anche se gestito da cinesi – e quelli, si sa, risparmiano su tutto, a cominciare dal riscaldamento. C’era persino l’alberello di plastica accanto all’immancabile gatto dorato che faceva “ciao, ciao” con la zampa. Cogliati pensò ai Natali della sua infanzia. Per trovare qualcuno [...]

Tempo di lettura: 4 minuti

0
0
5

Il condominio 2/3

08 December 2025

Poi tornò al lavoro, ossessivo, lo straccio che scivolava sul pavimento con lena rinnovata. Quando Vittorio era già sulle scale diretto al suo appartamento, sentì ancora le parole del portinaio, come un’eco lontana: «Le norme… ma quelle non scritte, mi raccomando, solo quelle… sono tutto, qui dentro.» [...]

Tempo di lettura: 2 minuti

3
5
19

Debunker (1/4)

07 December 2025

Babbo Natale era intirizzito e di malumore. O meglio, lo era il Cogliati, in piedi, vestito da Babbo Natale, all’angolo tra Piazza Grande e Via Vittorio Emanuele II. Per fortuna, però, non si vedeva. La barba finta nascondeva tutto. Peccato prudesse come se dentro ci fosse una nidiata di pulci. [...]

Tempo di lettura: 5 minuti

  • Rubrus: MM: sotto le feste le storie si allargano come le pance. Queste sono 4 parti. [...]

  • BrunoTraven: Bello e divertentissimo Rubrus aspettiamo il seguito:))) notevole, like p.s. [...]

2
3
24

Il condominio 1/3

07 December 2025

Il rito dell’inquilino del piano di sopra era sempre lo stesso: lo sciacquone del bagno a scandire il tempo, le pantofole trascinate sul pavimento. Ogni sera, alle ventitré precise, quel suono monotono rassicurava Vittorio: il mondo là fuori era caotico, ma sopra di lui qualcuno seguiva ancora [...]

Tempo di lettura: 4 minuti

2
4
36

C'era una volta Jorn, la sua casa, i suoi amici, la favola continua...

E adesso una casa museo per continuare a sognare

06 December 2025

Amici lettori, oggi vi porterò in un luogo speciale, un luogo posto in alto su una collina dalla quale si vede il mare, un luogo affascinante con una storia, anzi con più storie, un luogo da favola e come una vera favola questo racconto breve lo inizierò così. C'era una volta un artista nordico, [...]

Tempo di lettura: 5 minuti

  • GiuliaCango: Bellissima ricostruzione della vita di questo artista danese che non conoscevo [...]

  • Rubrus: Oooh... e finalmente non si deve impazzire per cercare il link. Non conoscevo [...]

6
10
45

La vera ricchezza

Il ricordo e la saggezza di mia madre.

06 December 2025

Mia madre si chiamava Anna. Era una donna di grande saggezza e ha sempre avuto un approccio specifico nei confronti del denaro. Per lei non era altro che uno strumento, un mezzo per raggiungere il benessere e mai un traguardo. Da lei sempre presente ho appreso tante cose, anche il significato [...]

Tempo di lettura: 8 minuti

4
7
36

Il gilet giallo

05 December 2025

È passato tanto tempo e adesso ho la tua età di quando ci siamo visti l’ultima volta. Di quando ci siamo salutati in cima alla salita, quella che odiavi ma che affrontavi ogni volta come una sfida personale alla gravità — e forse anche alla vecchiaia. Me lo ricordo ancora: portavi un gilet giallo [...]

Tempo di lettura: 1 minuto

  • Dax: bello ma....si parla del padre ondel nonno del protagonista?Like

  • An Old Luca: Come scrive giustamente Paolo: impeccabile.
    Coinvolgente, scorrevole e [...]

5
9
62

Piccoli miracoli di Natale

05 December 2025

È la sera dell’antivigilia. Fuori fa un freddo assurdo, mentre nel terminal sembra di stare in una sauna. La ressa di chi parte per le vacanze o torna a casa dalla famiglia rende l’ambiente non solo estremamente rumoroso, ma anche soffocante. C’è tutto ciò che non desidero dopo una giornata di [...]

Tempo di lettura: 5 minuti

  • Walter Fest: Smoki, per "Lampo" intendesi, "guizzo, fulmine, saetta....insomma [...]

  • La Gigia: Ciao Smoki, complimenti per il racconto. Mi sono piaciuti i personaggi con [...]

3
10
39

Nulla Dies Sine Linea

04 December 2025

L’appuntamento era stato fissato per le due di quel pomeriggio. Naturalmente la mia ansia era cresciuta di ora in ora, proporzionalmente al bisogno di confrontarmi con lui. Arrivai al Café de Flore in larghissimo anticipo e, per provare ad ingannare l'attesa, mi accomodai ad uno dei tavolini [...]

Tempo di lettura: 3 minuti

4
10
30

Volevo essere William Shatner 2/2

04 December 2025

A poco a poco, la leggerezza si spense. Gli amici cominciarono a evitarmi, stanchi di quel modo di fare che ormai appariva rigido e innaturale. Io non me ne accorgevo, o forse sì, ma non sapevo più come tornare indietro. Era come se quel ruolo mi fosse rimasto addosso, un’abitudine del corpo e [...]

Tempo di lettura: 4 minuti

  • thecarnival: Grazie comunque mi fa piacere e moltissimo vi ispiri delle idee vuol dire che [...]

  • Lawrence Dryvalley: Lette le due parti e apprezzate. Anch'io ricordo le notti su Italia1 a [...]

4
6
39

In una parola, rassegnati.

03 December 2025

In una parola, rassegnati. Da quando sei cresciuta, il tuo carattere non cambierà, nessuno può realmente cambiare e se non ci credi, non prendertela con me ma con i numeri. La statistica ci insegna che nessuno cambia, sai? E gli strizzacervelli sono i primi a saperlo: lo sai che per ottenere una [...]

Tempo di lettura: 1 minuto

  • Maria Merlo: Stile deciso e buona gestione del tema scelto. Bravo.

  • ducapaso: Elena, Paolo, Spettatrice, Dax, Maria, grazie a tutti voi, ho apprezzato ognuno [...]

4
6
24

Volevo essere William Shatner 1/2

03 December 2025

Ricordo ancora quando accadde la prima volta, e come quel personaggio, o meglio, tutta quella mentalità, entrò nella mia vita. Era un pomeriggio come tanti altri e non avevo voglia di fare i compiti. Fuori il cielo era grigio; non avevo voglia di uscire e accesi la TV. Erano le 18, evidentemente, [...]

Tempo di lettura: 5 minuti

  • Rubrus: Qualche annetto fa anche io scrissi un racconto simile, ma più cupo. [...]

  • thecarnival: grazie del commento Rubrus;))) se trovi quel racconto sarei molto curioso;) [...]

Torna su