Varcata la soglia dell'American Accademy Institute si trovò immersa in un caotico androne dove vi erano enormi vetrate dalle quali giungeva abbagliante la luce del sole. La gente si affollava sia al pian terreno dove si trovava e sia sui corridoi esterni del primo piano che si affacciavano sul grande spiazzo di ingresso.
Si diresse alla reception per chiedere informazioni.
Doveva recarsi dal Professor William Parker, il quale aveva condotto delle interessanti ricerche per quella materia che lei, la giovane ricercatrice Elena Barenghi, analizzava da anni.
Infatti dopo essersi laureata in fisica con una tesi molto interessante sulla quantistica degli elementi, i suoi studi si erano indirizzati in maniera sempre più specifica al quadro ambientale dell'esistenza, prima quella cellulare e poi quella atomica.
"Il Professor Parker ha detto?"
"Si,William Parker" ella soggiunse con tono cortese.
"Certo William Parker, eccolo qua, studio 2 aula C, Dipartimento di Fisica 1", rispose altrettanto gentilmente l'uomo al quale chiese informazioni.
Tutto appariva grande e confuso, dentro di sé nacque una spiacevole sensazione: non era solo lo smarrimento dovuto a quel luogo che le causava timore ma anche ciò che le avrebbe comunicato il Professore circa i risultati ottenuti dalle sue ricerche.
Si chiedeva se anche egli,così come i suoi colleghi di Milano, li avrebbe considerati  validi a tal punto da essere citati come scoperte sensazionali.
Arrivata davanti all'ufficio,tirò un respiro e bussò alla porta sulla quale compariva una targa con il nome e il titolo dell'uomo che la stava aspettando.
Una volta entrata rimase affascinata: quella stanza,fucina di tante teorie da lei studiate ai tempi dell'università,era proprio come se l'era immaginata.
I computer e i macchinari simili a quelli del suo laboratorio di Milano,le ampolle piene di liquidi dai colori sgargianti, le campane per il vuoto, le cartine e le tavole con tutte quelle nomenclature a lei note,la facevano sentire a suo agio così come la sensazione che si prova quando si entra a casa propria: era ritornata immersa in quello che da anni era il suo habitat naturale.
William Parker era in piedi, di spalle, indossava un camice, in viso ancora non riuscì a vederlo in quanto rimase rivolto al suo tavolo da lavoro.
"Mi scusi ma non posso proprio distogliere lo sguardo da questo mio esperimento,venga pure avanti la stavo aspettando, si accomodi su quella poltrona."
Mentre era attento al suo lavoro incominciò a parlare con voce tonante dell'affascinante studio condotto dai suoi colleghi al CERN di Ginevra, dello straordinario macchinario a reazione nucleare capace di accelerare le particelle della materia a tal punto da riuscire a valicare la velocità della luce generando così un turbinio che sconvolgeva la dimensione spazio temporale.
"Riusciremo ad analizzare la sintesi primitiva relativa alla formazione del nostro pianeta e non solo. Potremo anche svelare l'esistenza o l'inesistenza di Dio!"disse entusiasta il Professore.
"Tutto ciò riguarda il nostro passato, ma per quanto concerne il futuro, beh a quello non abbiamo ancora rivolto alcuna considerazione, è impossibile pure da immaginare, come studiare qualcosa che non esiste? Ma dopo aver letto le sue relazioni..."
Elena Barenghi a quel punto fu sgomenta: non aveva proprio immaginato che il suo studio rivolto alle mutazioni cellulari potesse essere diretto a tale tipo di attività.
"Lei mi sta dicendo che grazie all'equazione KRS si potrebbe conoscere il futuro?" 
"Ebbene sì,il suo studio sulle molecole infinitesimali dell'atomo consentirebbe di rilevare alcune nuove leggi comportamentali che gli elementi adottano nei diversi stadi della materia. E'  riuscita a determinare un dato di "quasi non esistenza" aprendo la via a una sorta di attività embrionale, a ciò che ancora non può essere definito vita."
Continuarono così il lungo colloquio infarcito di matematica, fisica quantistica e metafisica.
Alla fine Elena Barenghi uscì esausta, il jak leg le causava ancora fastidio.
Si diresse alla stazione della metropolitana situata proprio accanto all'istituto.
Rifletteva, mentre percorreva quel breve tragitto, su come tutto intorno a sé mutava regolare nello scorrere del tempo, gli attimi non erano mai uno uguale all'altro, in armonia la vita nasceva con la vita immersa in quel naturale fluire degli eventi che ci appartiene fin dai primi vagiti o forse anche da prima, da quello stesso stato embrionale che Parker aveva dichiarato essere non esistenza e che tuttavia è capace di corrispondere a questa legge primordiale dell'esistenza stessa.
Ebbe paura.
Pensava a quali effetti i suoi studi avrebbero prodotto su questo straordinario processo, si ricordò di come ironico il Professore l'aveva denominata la madre dei viaggiatori nel tempo.
Le giunsero alla mente le parole di una canzone che amava:
AMICO NON CHIEDERE QUALE E'IL TUO DESTINO
UN FIORE AVVIZZISCE SE PENSA ALL'AUTUNNO
I FIORI CHE HAI DENTRO NON FARLI MORIRE
MA LASCIA CHE S'APRANO AI RAGGI DEL SOLE
La colonna sonora della sua gioventù, quando ancora al primo anno di università aveva incontrato Sandro, con il quale aveva concepito quel bambino che, dopo le forti pressioni di sua madre, fu costretta ad abortire.
Ricordò di come sentì di essere stata l'assassina della sua creatura e di quante volte questa nei suoi sogni era apparsa in lacrime, lamentosa e disperata, incosciente del perché di una punizione così grave inflittagli dalla sua mamma.
Intanto intorno a sé uno dopo l'altro si susseguivano eventi: due signore sorprese di essersi incontrate ora già conversavano allacciate dalla vecchia amicizia; un uomo che pagava un panino e già in procinto di tirare il primo morso; un bambino che giocava con le piastrelle di una colonna, attaccato alla gonna di sua madre che le chiedeva di tornare a casa.
Appena entrata nella sua stanza d'albergo si distese sul letto, tutto intorno a lei girava , nella sua mente vi erano echi ondosi che si ripetevano ineluttabili alla sua coscienza.
Incominciò a sudare, le goccioline le scorrevano fredde sulla fronte:"Certo William Parker, eccolo qua, studio 2 aula C..." "Lei è la madre dei viaggiatori nel tempo..." "l'embrione che non possiamo definire vita..." "Mamma voglio tornare a casa, sono stanco, quando torniamo a casa, a casa, a casa..."
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