Se ne sta seduta lì, intenta a leggere il giornale, come se fosse la cosa più normale del mondo. Nessuno sembra farci caso, eppure la sua testa è più in alto di buoni sessanta centimetri rispetto a quella degli altri. Non è una giraffa a grandezza naturale, è una “mini-giraffa”, più grande rispetto ad un essere umano. Ha le zampe posteriori accavallate, e con quelle anteriori regge il quotidiano. Non capisco come quei pezzi di carta riescano a rimanere saldi ed immobili tra le sue zampe, nonostante ci sia una chiara mancanza del pollice opponibile. “ZAMPE”, che brutto termine. Forse avrei dovuto usare la parola “braccia”. Infondo porta un cappello. Proprio un cappello! Esattamente uno di quelli in stile “Frank Sinatra”, di un blu cobalto. ʺ Il blu cobalto è stato creato nell'antico Egitto ʺ penso.
 Ma che c'entra questo? La mente mi gioca brutti scherzi, si capisce dagli assurdi pensieri che mi passano per la testa.  C'è una giraffa con un cappello blu davanti a me, seduta in metropolitana, intenta a leggere il giornale. 
Ed ora che faccio? Mi comporto come se nulla fosse? Inizio a urlare? Chiedo informazioni a qualcuno? Forse è un'allucinazione. Forse no. 
Siamo nel ventunesimo secolo, dove tutto può succedere. 
Ma torniamo al punto: il cappello è di un blu intenso e scintillante, mi piace quel cappello. Mi chiedo se a me starebbe bene come sta bene alla giraffa. Le da un'aria elegante e rispettabile, di quelle che hanno le regine. Sembra forte ma raffinata, sicura e stimabile, fine ed incantevole. Importante. 
Se mi fossi rivolta a lei avrei dovuto chiamarla “Egregia Giraffa”, oppure “Stimata Giraffa”, o magari “Lord Giraffa” … o “Lady Giraffa”?
 Era una femmina o un maschio? Scavo nella memoria alla ricerca di qualche documentario, qualche lettura sulle giraffe e qualche nozione su come distinguerne il sesso. 
Nulla di utile. So da dove viene il blu cobalto, ma la distinzione tra un “signor giraffa” ed una “signora giraffa” non è presente nella mia mente. 
Continuo a fissarla cercando di mantenere un'aria tranquilla ma sto andando letteralmente
fuori di testa. 
Inizio perfino ad accarezzare un immaginario pizzetto, come se questo potesse aiutarmi a trovare la risposta. Ho sempre pensato che avere un pizzetto ed usarlo per riflettere rendesse più intelligenti. Ma io non ce l'ho, sono una “femmina” (e di questo ne sono certa) quindi devo accontentarmi di un pezzo di barba immaginario. 
A questo punto, probabilmente, sembro più strana io della giraffa. 
Il signor/signora cappello blu se ne sta lì, per fatti suoi a leggere il giornale, mentre io faccio scivolare la mano sotto al mento con un ritmo cadente. Ho lo sguardo fisso, immobile, da folle. Gli occhi sbarrati rivolti allo stravagante personaggio davanti a me. 
É che mi sento a disagio davanti a un cappello così bello. Mi fa sentire sciatta, trasandata, goffa. Smetto di accarezzare il pizzetto immaginario (a quanto pare non rende più intelligenti toccare della barba inesistente) e poggio le mani sulle ginocchia. Schiena dritta, naso in su. Spero che una postura
“decente” mi dia un'aria meno trasandata.
 Cerco di trattenere perfino il fiato, pur di assumere un'aria rispettabile come quella della giraffa. Mi preoccupano i capelli, però. Sono arruffati e senza forma, senza grazia appunto. Se avessi avuto un bel cappello blu sarei riuscita a nascondere quella massa ingarbugliata che mi spunta a tradimento dalla testa. 
Sposto lo sguardo sul quotidiano, cerco di leggerne il titolo. Si possono capire tante cose di una persona a seconda dei libri che legge. Certo, un giornale non mi aiuta molto, ma vale la pena tentare. Tutto quello che riesco a vedere è “NOTIZIA SCHOCK”, la scritta più grande del quotidiano, che a me appare terribilmente sfocata.
Sono miope, ma ho sempre rifiutato di portare gli occhiali e a pensarci adesso, non è stata una
grande decisione. Mi sporgo in avanti, mantenendo sempre la schiena dritta, e quindi la “postura
aggraziata”, per cercare di capirci qualcosa. Non strizzo gli occhi, non sarebbe un gesto fine. Sposto
anche il sedere più avanti per avvicinarmi di qualche altro centimetro. Sono praticamente in bilico
sul sedile cigolante della metropolitana. Porto schiena e collo in avanti, più che posso. Ci sono
quasi, riesco a distinguere la sagoma di qualche lettera... 
Sbam! In un attimo la giraffa sposta gli occhi dal giornale indirizzando lo sguardo proprio su di me. Colta dal panico finisco a terra, in un tonfo per niente raffinato. Non so se la giraffa mi stia ancora guardando e non voglio scoprirlo. 
Con le movenze di un criceto in sovrappeso mi rotolo su un fianco, sempre più imbarazzata, e mi alzo a fatica dando le spalle al “Lord/Lady cappello blu”. 
Una signora sui sessanta anni, vestita di tutto punto, ridacchiando mi dice:
«Stai bene signorì
«Sì, grazie tutto ok» rispondo con tono tremante e frettoloso.
«Non le devi disturbare le giraffe blu, sono suscettibili quelle!»
Non rispondo. La mia espressione è più stupita e spaesata di quella di un bambino di cinque anni al
quale regalano un'enciclopedia di trentasette volumi sui minerali. In più ormai sono certa di aver
perso quel poco di decoro che cercavo di mostrare.
Le giraffe blu sono suscettibili e non si disturbano. La giraffa però, non era blu, portava solo un
cappello di quel colore. Quindi se avessi indossato un copricapo di quella tinta mi avrebbero
chiamata “la ragazza blu”? Forse ci avrebbero anche aggiunto “le ragazze blu sono goffe e poco
eleganti”. E che dire di chi indossa sciarpe rosse? E chi sceglie le scarpe nere? Tipi poco
raccomandabili, quelli! 
Mi volto per vedere se la giraffa mi sta ancora fissando o se ha sentito il commento della vecchia signora, ma la bella giraffa non c'è più. Il rossore sul mio viso c'è ancora, però.
Alla fine di questa giornata sono certa di due cose: fissare qualcuno in metropolitana può distrarti a
tal punto da non scendere alla fermata di casa e chi indossa un cappello blu è suscettibile.
Rimane da capire di che colore scegliere il cappello per sembrare più elegante. 

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