A chi sogna di giorno
e sogna di notte,
sapendo
ogni sogno vano,
ma sogna sempre,
solo per sentirsi vivere.
  Fernando Pessoa
  
E’ pomeriggio inoltrato, sprofondata in una poltrona di pelle color rosso mattone che nulla concede alla fantasia, posso osservare come il cielo, greve di pioggia, proietti ombre scure sulle brillanti e variopinte foglie autunnali generanti allegria, in un contrasto di colori sorprendente come solo novembre sa regalare.
Amo questo mese bistrattato, ci sono nata e, forse, l’esserci nata mi ha collocata fatalmente in quella variegata  etnia di gente briosamente malinconica, che trova nel gioco dei contrasti enfasi di poesia, linfa per i sogni. Per lo più sogni a vuoto, senza capo né coda, propri di quelli che hanno smesso di rincorrere la vita.
Il rumore del traffico, che sale dalla strada fino alle mie orecchie, è  corrosione di tranquillità, è attentato alla mia solitudine. Se potessi farlo scomparire insieme a tutta l’umanità che comporta lo farei, con un semplice schiocco delle dita. Uno solo.
Penso che potrei alzarmi, andare dall’altra parte della casa che dà sul cortiletto interno, entrare nella  sala da pranzo, stendermi sul divano e farmi cullare dal ticchettio dell’orologio. Non lo faccio e rimango qui a scrivere, come un  saltimbanco della parola, crogiolandomi tra l’insoddisfazione del rimanere e la pigrizia dell’andare.
Penso che forse dovrei smetterla di giocare adessere una Virginia Wolf o una Antonia Pozzi della blogosfera. Non ho neppure l’ombra del loro talento enon sono nemmeno riuscita a seguire il loro esempio per uscire di scena, quando la disperazione aveva permeato ogni fibra della mia anima. Non ero trapassata, né nel modo prossimo né in quello remoto, la disperazione si era attenuata diventando un condizionale approssimativo, lo spirito di sopravvivenza aveva vinto trasformandosi in un congiuntivo impreciso ed io avevo messo la mia esistenza sotto naftalina, tramutandola da un più appropriato indicativo imperfetto, a un azotato indicativo semplice. Perdendomi per sempre nell’imperativo, infinito.
Il lampeggiare del telefonino in modalità silenziosa sulla scrivania, che annuncia l’arrivo di un sms, mi riporta al mondo degli altri, mentre mi accorgo che fuori il buio ha vinto temporaneamente sulla luce, conferendo al panorama lì fuori un aspetto diverso, più inquietante, più affascinante nel suo rincorrere l’ombra delle cose, per dar loro confine e forza. È la mia collega che mi chiede di documenti, prassi, soluzioni: un mondo che stasera non mi appartiene. Non so e non voglio decifrare cosa voglia, non rispondo al messaggio, ci penserò domani. Per stasera voglio restare nella mia dimensione di statica solitudine, una misura vitale che mi regala l’illusione di una presunta ricercata libertà, mi regala l’illusione di essere una fragile, tenace piantina di montagna, di quelle che vivono ai bordi dei crepacci e fanno l’amore con l’abisso. 
Non voglio neppure chiedermi a cosa mi serve questa libertà e se sono davvero libera.
Stasera ho deciso che non voglio pensare.
Indosso le cuffie, aggiustandole con cura sopra i capelli, quasi cingessi un  copricapo elisabettiano e avvio una delle mie playlist musicali, scegliendo quella per i momenti intimistici: la tromba, e la voce rauca di alcool e di droga di Chet, passano il testimone alle note suadenti del pianoforte e alla voce calda e morbida di Nina.
Sì, anche io sono una little girl blue… 
Oh honey, go on and sit right back down,
I want you to count, oh count your fingers,
Ah my unhappy, my unlucky
And my little, oh, girl blue.
I know you're unhappy,
Ooh ah, honey I know,
Baby I know just how you feel
 … le mie labbra sussurrano i versi della canzone seguendo la musica.
Mi raggomitolo su me stessa, abbracciando quella essenza di me che troppe volte mi respinge e, vaporando i miei pensieri, eseguo il mio rito di affidamento al sonno.
 

Tutti i racconti

0
0
6

Debunker (2/4)

08 December 2025

Il bar era caldo, anche se gestito da cinesi – e quelli, si sa, risparmiano su tutto, a cominciare dal riscaldamento. C’era persino l’alberello di plastica accanto all’immancabile gatto dorato che faceva “ciao, ciao” con la zampa. Cogliati pensò ai Natali della sua infanzia. Per trovare qualcuno [...]

Tempo di lettura: 4 minuti

0
0
5

Il condominio 2/3

08 December 2025

Poi tornò al lavoro, ossessivo, lo straccio che scivolava sul pavimento con lena rinnovata. Quando Vittorio era già sulle scale diretto al suo appartamento, sentì ancora le parole del portinaio, come un’eco lontana: «Le norme… ma quelle non scritte, mi raccomando, solo quelle… sono tutto, qui dentro.» [...]

Tempo di lettura: 2 minuti

3
5
19

Debunker (1/4)

07 December 2025

Babbo Natale era intirizzito e di malumore. O meglio, lo era il Cogliati, in piedi, vestito da Babbo Natale, all’angolo tra Piazza Grande e Via Vittorio Emanuele II. Per fortuna, però, non si vedeva. La barba finta nascondeva tutto. Peccato prudesse come se dentro ci fosse una nidiata di pulci. [...]

Tempo di lettura: 5 minuti

  • Rubrus: MM: sotto le feste le storie si allargano come le pance. Queste sono 4 parti. [...]

  • BrunoTraven: Bello e divertentissimo Rubrus aspettiamo il seguito:))) notevole, like p.s. [...]

2
3
24

Il condominio 1/3

07 December 2025

Il rito dell’inquilino del piano di sopra era sempre lo stesso: lo sciacquone del bagno a scandire il tempo, le pantofole trascinate sul pavimento. Ogni sera, alle ventitré precise, quel suono monotono rassicurava Vittorio: il mondo là fuori era caotico, ma sopra di lui qualcuno seguiva ancora [...]

Tempo di lettura: 4 minuti

2
4
36

C'era una volta Jorn, la sua casa, i suoi amici, la favola continua...

E adesso una casa museo per continuare a sognare

06 December 2025

Amici lettori, oggi vi porterò in un luogo speciale, un luogo posto in alto su una collina dalla quale si vede il mare, un luogo affascinante con una storia, anzi con più storie, un luogo da favola e come una vera favola questo racconto breve lo inizierò così. C'era una volta un artista nordico, [...]

Tempo di lettura: 5 minuti

  • GiuliaCango: Bellissima ricostruzione della vita di questo artista danese che non conoscevo [...]

  • Rubrus: Oooh... e finalmente non si deve impazzire per cercare il link. Non conoscevo [...]

6
10
45

La vera ricchezza

Il ricordo e la saggezza di mia madre.

06 December 2025

Mia madre si chiamava Anna. Era una donna di grande saggezza e ha sempre avuto un approccio specifico nei confronti del denaro. Per lei non era altro che uno strumento, un mezzo per raggiungere il benessere e mai un traguardo. Da lei sempre presente ho appreso tante cose, anche il significato [...]

Tempo di lettura: 8 minuti

4
7
36

Il gilet giallo

05 December 2025

È passato tanto tempo e adesso ho la tua età di quando ci siamo visti l’ultima volta. Di quando ci siamo salutati in cima alla salita, quella che odiavi ma che affrontavi ogni volta come una sfida personale alla gravità — e forse anche alla vecchiaia. Me lo ricordo ancora: portavi un gilet giallo [...]

Tempo di lettura: 1 minuto

  • Dax: bello ma....si parla del padre ondel nonno del protagonista?Like

  • An Old Luca: Come scrive giustamente Paolo: impeccabile.
    Coinvolgente, scorrevole e [...]

5
9
62

Piccoli miracoli di Natale

05 December 2025

È la sera dell’antivigilia. Fuori fa un freddo assurdo, mentre nel terminal sembra di stare in una sauna. La ressa di chi parte per le vacanze o torna a casa dalla famiglia rende l’ambiente non solo estremamente rumoroso, ma anche soffocante. C’è tutto ciò che non desidero dopo una giornata di [...]

Tempo di lettura: 5 minuti

  • Walter Fest: Smoki, per "Lampo" intendesi, "guizzo, fulmine, saetta....insomma [...]

  • La Gigia: Ciao Smoki, complimenti per il racconto. Mi sono piaciuti i personaggi con [...]

3
10
39

Nulla Dies Sine Linea

04 December 2025

L’appuntamento era stato fissato per le due di quel pomeriggio. Naturalmente la mia ansia era cresciuta di ora in ora, proporzionalmente al bisogno di confrontarmi con lui. Arrivai al Café de Flore in larghissimo anticipo e, per provare ad ingannare l'attesa, mi accomodai ad uno dei tavolini [...]

Tempo di lettura: 3 minuti

4
10
30

Volevo essere William Shatner 2/2

04 December 2025

A poco a poco, la leggerezza si spense. Gli amici cominciarono a evitarmi, stanchi di quel modo di fare che ormai appariva rigido e innaturale. Io non me ne accorgevo, o forse sì, ma non sapevo più come tornare indietro. Era come se quel ruolo mi fosse rimasto addosso, un’abitudine del corpo e [...]

Tempo di lettura: 4 minuti

  • thecarnival: Grazie comunque mi fa piacere e moltissimo vi ispiri delle idee vuol dire che [...]

  • Lawrence Dryvalley: Lette le due parti e apprezzate. Anch'io ricordo le notti su Italia1 a [...]

4
6
39

In una parola, rassegnati.

03 December 2025

In una parola, rassegnati. Da quando sei cresciuta, il tuo carattere non cambierà, nessuno può realmente cambiare e se non ci credi, non prendertela con me ma con i numeri. La statistica ci insegna che nessuno cambia, sai? E gli strizzacervelli sono i primi a saperlo: lo sai che per ottenere una [...]

Tempo di lettura: 1 minuto

  • Maria Merlo: Stile deciso e buona gestione del tema scelto. Bravo.

  • ducapaso: Elena, Paolo, Spettatrice, Dax, Maria, grazie a tutti voi, ho apprezzato ognuno [...]

4
6
24

Volevo essere William Shatner 1/2

03 December 2025

Ricordo ancora quando accadde la prima volta, e come quel personaggio, o meglio, tutta quella mentalità, entrò nella mia vita. Era un pomeriggio come tanti altri e non avevo voglia di fare i compiti. Fuori il cielo era grigio; non avevo voglia di uscire e accesi la TV. Erano le 18, evidentemente, [...]

Tempo di lettura: 5 minuti

  • Rubrus: Qualche annetto fa anche io scrissi un racconto simile, ma più cupo. [...]

  • thecarnival: grazie del commento Rubrus;))) se trovi quel racconto sarei molto curioso;) [...]

Torna su