QUALCUNO CANTA DA IERI SERA

 

La voglia di libertà e quella di non ritornare la fecero apparire da sempre una testa calda, una donna tenace si diceva..."ma che arroganza!"

 

La conoscevo abbastanza, mai quanto avessi davvero sperato fino ad allora.

 

Forse non era una dea, ma dal fascino ammaliante.

 

Gambe lunghe e sottili come spilli, grande seno, schiena modellata sul gesso.

 

Questo è ciò che il mio gusto ricorda.

 

La incontrai al solito orario nel solito angolo di città, stavolta senza la solita fretta ci scambiammo un lungo sguardo, il saluto venne dopo, il suono della voce quasi ci spaventò.

 

Sembravamo ai piedi di una cima, contornati da suoni immensi e docili.

 

Qualcosa sembrò cambiare la monotona apparizione di ogni giorno (finalmente!).

 

Sembro' normale bere insieme, raccontarci qualcosa di inutile: era nato un rapporto inconsapevole di gioia mai condivisa.

 

Ci fermammo ad aspettare il tramonto, non era male, io odiavo i cuori al sole e le finte coppie.

 

C'era un gran rumore a quell'ora, molta gente, troppi stupidi becchi, echi di risa e galline al vento.

 

Tant'è che pensammo:"..ci sara' qualcuno tra questi che canta da ieri sera?".

 

Quello è un ricordo che ancora mi porto in spalla, che carico ogni mattino come un macigno e che non voglio levarmi.

 

Non la vidi più.

 

Capì che ebbe paura.

 

Paura di cosa non lo scoprì. Forse, si difese da me (e fece bene..).

 

Diverse volte, sulla sedia del mio ufficio pensai di rivederla come per miracolo, ma rimase solo pensiero.

 

"Da li a poco arriverà! Da li a qualche minuto tutto cambierà di nuovo! Nuovi echi, nuove cime!"

 

Un abbagglio, l'ennessimo.

 

Nessuna svolta, tanta, troppa nuova delusione.

 

Quella sera, solo come ogni mattino, mi fermai a leggere il cielo e a riflettere sul mare che lo guardava quasi con stupore.

 

Si fece tardi.

 

Erano appena passate le quattro, il buio non mi faceva paura e lo sguardo era lucido (nonostante tutto).

 

La nebbia si diradava, le luci degli uffici ammazzavano la notte, silenzio, tepore.

 

In lontananza però, ne son certo, qualcuno cantava da ieri sera....

 

 

***   

 

 

IMPARERO'

 

Odio tutto ciò che si avvicina a me.

Odio tutto ciò che guarda il mio intro.

Odio chi mi vuol respirare.

Odio chi mi respira.

Odio gli alberi che creano la mia ombra.

Odio la tv che parla di me.

Odio la scala che mi fa salire e poi cadere.

Odio il giallo, mi rende felice a tratti.

Odio il libro che dovrò leggere.

Odio i drammi che non genero.

Odio farne un dramma.

Odio il camino spento e la cenere.

Odio chi non sente i profumi.

Odio chi sorseggia il vino e non beve negroni.

Odio chi vive per mestiere.

Odio chi capisce cosa dico ma non capisce cosa volevo dire.

Odio chi mi ama ma non mi lega.

 

Odio voler imparare ad odiare meglio.

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