Isabella correva veloce le scale lasciando scivolare il palmo sul bordo del parapetto, saltellava d'irrequietezza uno ad uno ogni scalino abbandonandosi a una gioia che non conosceva da anni. Il sole accendeva l'atrio dal finestrone, era quasi bianco e accecante, si sentiva profumo di ginepro e la primavera avanzare nei nuovi giorni, tutto stava diventando nuovo, tutto era ora così limpido e ancora nuovo che le parve di non aver mai vissuto così intensamente. Jacopo la attendeva all'ultimo gradino col sole in faccia e l'uniforme militare ancora sopra, stringeva un mazzo di fiori di campo e taceva solenne come se temesse di vivere un'illusione, non sarebbe stato vero, non prima che l'avesse riavuta tra le braccia. Ma tutto era vero, tutto prendeva forma nella sua testa, in quegli attimi d'attesa che gli impedivano di muoversi come quel sole lassù, in alto, bianco e limpido, come le note di un pianoforte all'orizzonte di guerra.

Si abbracciarono con tenerezza e con delicatezza il viso, si strinsero forte e con passione rimasero in silenzio a guardarsi. Isabella ora rivedeva la lampada, la luce di quelle notti insonni all'appendice del letto disfatto, rivedeva la stanza oscura, la terrazza che si affacciava sul giardino e le stelle cui chiese compagnia al chiaro di luna. Roma non era cambiata diceva, restava sempre la stessa con i bus, i taxi, i turisti, le opere d'arte, i monumenti, ma i caffè e gli acquisti presso Barberini o la piazza di Spagna avevano perso interesse da quando Jacopo non c'era. Ora le tornava alla mente il gusto di quelle interminabili sere a specchiarsi nel lungo Tevere tra una carezza e un bacio, le passeggiate senza sosta coi piccioni attorno che schiamazzavano prendendo il volo al loro passaggio, dietro uno sfondo eterno. Si affascinava dei ricordi e di quell'uomo irto di fronte a lei, che la prese baciandola forte, senza fine.

La mattina di Jacopo non era stata buona. Da quando era al fronte, diceva, non c'è n'era mai stata una. Aveva preso la colazione nella lunga stanza coi camerati, i quali lo salutarono  uno ad uno, congedandosi come si fa con un eroe, tra schiamazzi e risa e un clima di festa, una felicità condivisa, una sorta di benevole fine che nemmeno pareva vera.

La ragazza della mensa si chiamava Anna, portava i capelli raccolti in una treccia, la pelle chiara cosparsa di lentiggini e quel suo pallore accendeva gli occhi azzurri. Jacopo l'aveva guardata altre volte, in altre situazioni e in mattine che non erano state buone. L'aveva veduta dalla finestra mentre stendeva il bucato e raccoglieva i fiori malandati lasciando perdere con cura quelli sani e gentili. L'aveva vista piangere e osservare il nulla nelle sue mancanze cui non aveva conoscenza; aveva la sensazione di aver preso parte alla sua vita così intimamente, senza che nemmeno se ne accorgesse e quella mattina realizzò di vederla per l'ultima volta, e non poterla scrutare mai più. Abbassò lo sguardo e accese una sigaretta.

Raccontava ora a Isabella di quei mesi, di quel Natale sotto le bombe con la sua foto nel petto, a pranzo funghi secchi e loro rigidi nell'uniforme con gli occhi al nemico che sembrava d'accordo per la tregua. Aveva visto morire il suo amico di fanteria a pochi passi, aveva conosciuto la morte come una sorta di fatalità che non sapesse bene chi scegliere in quei freddi giorni e tirava a caso, come il vento, verso la loro direzione e verso quella del nemico. Si era sentito parte di un gioco che era la vita, in distese aride pericolose.

Ambedue ora si fissavano, Isabella cercò di scrutare anche il minimo cambiamento nella sua fisionomia. Teneramente e con nostalgia osservò quel neo che tanto le piaceva, a sinistra, ricoperto ora dai baffi, temendo di non ritrovarlo più. Si ricordò di quando Jacopo le raccontava storie, dopo qualche ora di intimità, e lei si metteva a cercare qualcosa nei suoi occhi stendendosi su di lui e spesso perdeva il filo della narrazione chiedendo come mai, lui senza spazientirsi ricominciava da capo dove lei aveva lasciato.

Non aveva mai letto la corrispondenza che gli arrivava sul fronte, si faceva portare solo quella di Isabella quando si poteva, quando le linee non erano interrotte. L'addetto alla posta metteva tutto il resto da parte, in una sacca di tela che consegnò quella mattina stessa. Sedevano entrambi sul letto, la sigaretta era giunta alla fine, la cenere cadeva silenziosa e c'erano lettere ovunque, lettere che svuotarono sul letto dalla sacca di tela e Isabella curiosando si intromise tra esse, stendendosi sul materasso nel suo vestito rosso di seta con addosso ancora le scarpe. Jacopo la guardava curiosa scorgere il viso alla ricerca degli indirizzi, mentre aprivano a caso buste, come faceva la morte tra i campi. Lessero quella del colonnello Buoni, le parole recitavano stima e profondo affetto, poi aprirono un pacco che conteneva libri e foto d'infanzia di uno Jacopo che non era ancora lo Jacopo della guerra, si voltò nello specchio per ricordarsene, la divisa coi gradi e il berretto e dietro di lui Isabella, Isabella nelle sue cosce bianche, un candore mite di primavera prevalse mentre la guardava distratta leggere qualcosa. Fecero l'amore come non avevano mai fatto prima, tra le lettere e la porta aperta, tra i fiori sulla finestra e il vento che entrava. Nel pieno giorno, quando la vita comincia e il sole batte i suoi raggi come un tamburello sulla vegetazione fitta della campagna alle loro spalle e sui tetti della città, sul Colosseo e palazzo Zuccari, sulle statue e sugli Dei e tutti gli altri imperiali. Poi una luce sul soffitto, il caldo, e nudi si ritrovarono sotto il lenzuolo bianco di percalle abbandonati nelle loro spalle, con la testa distesi l'una all'altro che facevano cuscino.

Jacopo prese una lettera, la sfogliò regolarmente senza leggere l'indirizzo, la aprí con  sottrazione e lesse:  "Quel che resta di questi giorni, di queste parole, della stessa me che si china a cogliere fiori, della stessa me che guarda al di là del fronte per cercare qualcosa di migliore, qualcosa che forse non esiste. Quel che resta è quello che c'è qua, come il ricordo di un amore assopito, come il volto di lui o lei in una pozzanghera d'acqua. Ti ho visto guardarmi alla finestra, il sole in faccia e la luce negli occhi, ti ho visto cercare con amore i miei difetti e le mie rughe, le mie imperfezioni. Ti ho visto ricordare una donna e tremare; il volto teso di paura indietreggiare dentro certi giorni migliori di quelli che erano qua, una specie di scudo una roccaforte di desideri. Mi cercavi come i bambini guardano l'aquilone nel cielo. Anna."

Jacopo prese la lettera e la mise da parte, la nascose tra le lenzuola senza destare alcun sentimento. L'indomani sarebbe stato un nuovo giorno, avrebbe risposto al colonnello Buoni porgendogli i migliori grazie, avrebbe parlato con lui della guerra e poi ricambiato qualcun'altro, avrebbe chiesto come volano gli aquiloni e in che direzione va il vento che li spinge.

Tutti i racconti

0
0
6

Debunker (2/4)

08 December 2025

Il bar era caldo, anche se gestito da cinesi – e quelli, si sa, risparmiano su tutto, a cominciare dal riscaldamento. C’era persino l’alberello di plastica accanto all’immancabile gatto dorato che faceva “ciao, ciao” con la zampa. Cogliati pensò ai Natali della sua infanzia. Per trovare qualcuno [...]

Tempo di lettura: 4 minuti

0
0
5

Il condominio 2/3

08 December 2025

Poi tornò al lavoro, ossessivo, lo straccio che scivolava sul pavimento con lena rinnovata. Quando Vittorio era già sulle scale diretto al suo appartamento, sentì ancora le parole del portinaio, come un’eco lontana: «Le norme… ma quelle non scritte, mi raccomando, solo quelle… sono tutto, qui dentro.» [...]

Tempo di lettura: 2 minuti

3
5
19

Debunker (1/4)

07 December 2025

Babbo Natale era intirizzito e di malumore. O meglio, lo era il Cogliati, in piedi, vestito da Babbo Natale, all’angolo tra Piazza Grande e Via Vittorio Emanuele II. Per fortuna, però, non si vedeva. La barba finta nascondeva tutto. Peccato prudesse come se dentro ci fosse una nidiata di pulci. [...]

Tempo di lettura: 5 minuti

  • Rubrus: MM: sotto le feste le storie si allargano come le pance. Queste sono 4 parti. [...]

  • BrunoTraven: Bello e divertentissimo Rubrus aspettiamo il seguito:))) notevole, like p.s. [...]

2
3
24

Il condominio 1/3

07 December 2025

Il rito dell’inquilino del piano di sopra era sempre lo stesso: lo sciacquone del bagno a scandire il tempo, le pantofole trascinate sul pavimento. Ogni sera, alle ventitré precise, quel suono monotono rassicurava Vittorio: il mondo là fuori era caotico, ma sopra di lui qualcuno seguiva ancora [...]

Tempo di lettura: 4 minuti

2
4
36

C'era una volta Jorn, la sua casa, i suoi amici, la favola continua...

E adesso una casa museo per continuare a sognare

06 December 2025

Amici lettori, oggi vi porterò in un luogo speciale, un luogo posto in alto su una collina dalla quale si vede il mare, un luogo affascinante con una storia, anzi con più storie, un luogo da favola e come una vera favola questo racconto breve lo inizierò così. C'era una volta un artista nordico, [...]

Tempo di lettura: 5 minuti

  • GiuliaCango: Bellissima ricostruzione della vita di questo artista danese che non conoscevo [...]

  • Rubrus: Oooh... e finalmente non si deve impazzire per cercare il link. Non conoscevo [...]

6
10
45

La vera ricchezza

Il ricordo e la saggezza di mia madre.

06 December 2025

Mia madre si chiamava Anna. Era una donna di grande saggezza e ha sempre avuto un approccio specifico nei confronti del denaro. Per lei non era altro che uno strumento, un mezzo per raggiungere il benessere e mai un traguardo. Da lei sempre presente ho appreso tante cose, anche il significato [...]

Tempo di lettura: 8 minuti

4
7
36

Il gilet giallo

05 December 2025

È passato tanto tempo e adesso ho la tua età di quando ci siamo visti l’ultima volta. Di quando ci siamo salutati in cima alla salita, quella che odiavi ma che affrontavi ogni volta come una sfida personale alla gravità — e forse anche alla vecchiaia. Me lo ricordo ancora: portavi un gilet giallo [...]

Tempo di lettura: 1 minuto

  • Dax: bello ma....si parla del padre ondel nonno del protagonista?Like

  • An Old Luca: Come scrive giustamente Paolo: impeccabile.
    Coinvolgente, scorrevole e [...]

5
9
62

Piccoli miracoli di Natale

05 December 2025

È la sera dell’antivigilia. Fuori fa un freddo assurdo, mentre nel terminal sembra di stare in una sauna. La ressa di chi parte per le vacanze o torna a casa dalla famiglia rende l’ambiente non solo estremamente rumoroso, ma anche soffocante. C’è tutto ciò che non desidero dopo una giornata di [...]

Tempo di lettura: 5 minuti

  • Walter Fest: Smoki, per "Lampo" intendesi, "guizzo, fulmine, saetta....insomma [...]

  • La Gigia: Ciao Smoki, complimenti per il racconto. Mi sono piaciuti i personaggi con [...]

3
10
39

Nulla Dies Sine Linea

04 December 2025

L’appuntamento era stato fissato per le due di quel pomeriggio. Naturalmente la mia ansia era cresciuta di ora in ora, proporzionalmente al bisogno di confrontarmi con lui. Arrivai al Café de Flore in larghissimo anticipo e, per provare ad ingannare l'attesa, mi accomodai ad uno dei tavolini [...]

Tempo di lettura: 3 minuti

4
10
30

Volevo essere William Shatner 2/2

04 December 2025

A poco a poco, la leggerezza si spense. Gli amici cominciarono a evitarmi, stanchi di quel modo di fare che ormai appariva rigido e innaturale. Io non me ne accorgevo, o forse sì, ma non sapevo più come tornare indietro. Era come se quel ruolo mi fosse rimasto addosso, un’abitudine del corpo e [...]

Tempo di lettura: 4 minuti

  • thecarnival: Grazie comunque mi fa piacere e moltissimo vi ispiri delle idee vuol dire che [...]

  • Lawrence Dryvalley: Lette le due parti e apprezzate. Anch'io ricordo le notti su Italia1 a [...]

4
6
39

In una parola, rassegnati.

03 December 2025

In una parola, rassegnati. Da quando sei cresciuta, il tuo carattere non cambierà, nessuno può realmente cambiare e se non ci credi, non prendertela con me ma con i numeri. La statistica ci insegna che nessuno cambia, sai? E gli strizzacervelli sono i primi a saperlo: lo sai che per ottenere una [...]

Tempo di lettura: 1 minuto

  • Maria Merlo: Stile deciso e buona gestione del tema scelto. Bravo.

  • ducapaso: Elena, Paolo, Spettatrice, Dax, Maria, grazie a tutti voi, ho apprezzato ognuno [...]

4
6
24

Volevo essere William Shatner 1/2

03 December 2025

Ricordo ancora quando accadde la prima volta, e come quel personaggio, o meglio, tutta quella mentalità, entrò nella mia vita. Era un pomeriggio come tanti altri e non avevo voglia di fare i compiti. Fuori il cielo era grigio; non avevo voglia di uscire e accesi la TV. Erano le 18, evidentemente, [...]

Tempo di lettura: 5 minuti

  • Rubrus: Qualche annetto fa anche io scrissi un racconto simile, ma più cupo. [...]

  • thecarnival: grazie del commento Rubrus;))) se trovi quel racconto sarei molto curioso;) [...]

Torna su