Con la coda dell'occhio, riuscii a guardare il cielo. Era ancora buio. Poco dopo compresi che erano trascorse ventiquattro ore ripetendo la stessa azione: fare migliaia di autoscatti.

Il tempo della mia distrazione non durò a lungo, giacché rintoccarono le campane dell'allarme generale; suonavano alla rinfusa penetrando i timpani.

Un cono di luce si accese su di me; due soldati mi raccolsero come se fossi un bidone di rifiuti tossici e mi portarono via, mentre gli altri prigionieri continuavano a lavorare come se nulla fosse accaduto.

Mi incappucciarono e, stando ai rumori percepiti, attraversai una sorta di tunnel; in seguito, mi spinsero su una scalinata costringendomi a salire di corsa. Capii poi di essere dentro la torre del Monte Divanus, nota ai più come “Il monumento del libro nero”.

Non appena i soldati liberarono  la mia testa dal cappuccio, provai una piacevole sensazione di freschezza, pur non sapendone spiegare i motivi. Improvvisamente, dal soffitto fuoriuscì una palla colorata da discoteca seguita dalle note di “Fame” di Irene Cara; riflessa sulle pareti, un'ombra che danzava a ritmo di musica: era Birdo Pannotto. Fui molto sorpresa dalla sua statura: non superava il metro, forse qualcosa in meno.

In ogni modo, il dittatore di Debordia, con pantaloni di eco - pelle rossi e attillati, si muoveva aiutandosi con il bastone dei selfie, ruotando intorno a me; un colpo di frusta arrivò sulla mia spalla da parte dei soldati che mi imponevano di prendere parte alla danza. La musica non era ancora cessata che già erano state condivise un centinaio di foto in tutta Debordia; avrei voluto vederne qualcuna, ma, poco dopo, fui incappucciata nuovamente.

Di nuovo i soldati, con manate possenti, mi condussero in un corridoio. Sentii il rumore delle chiavi, sembrava una prigione. Non sbagliavo. Ammanettata fui lasciata in una cella insieme a tanti altri prigionieri.

Acuendo l'udito e gli altri sensi, riuscii a decifrare la situazione: come in un trenino, i prigionieri dovevano festeggiare sorridenti cantando a squarciagola e usando la mano destra per scattarsi foto. A turno, ognuno doveva fermarsi, condividere la foto e verificare il numero di like; chi riceveva meno di 100 like al secondo veniva picchiato e condotto nelle segrete mura del Monte Divanus.

Un soldato venne ad aprire la cella ed io, essendo l'unica che non partecipava alla festosa situazione, fui bastonata e condotta altrove. Con forza, mi strappò il cappuccio imponendomi di entrare in un tunnel nero ad archi graduali sul cui bordo c'erano delle cifre; proprio mentre stavo per entrare, il soldato mi fermò mettendomi tra le mani una carota, sostendo che mi sarebbe stata utile nel momento in cui avrei creduto di non avere via d'uscita.

Passo dopo passo, realizzai di trovarmi dentro un obiettivo fotografico di grandi dimensioni. Alla fine del cammino, intravidi una porticina nera che al centro aveva uno stemma con una “C” enorme; istintivamente tirai fuori dalle tasche la carota.

In effetti, quella che sembrava una maniglia, aveva la forma dell'ortaggio arancione che avevo tra le mani: era in realtà una chiave.

Aprii la serratura e cominciai a piangere alla vista del panorama che si stava presentando al mio cospetto: una immensa e pacifica valle con il suolo arancione e il cielo verde. Intorno montagne di sabbia ocra e viola.

Mi inginocchiai per sentire sotto i polpastrelli la morbidezza di quel caratteristico manto erboso di colore arancione; qualcosa turbò quel momento di estasi. Stavo toccando i capelli della mia parrucca arancione, che solo in quell'istante realizzai di non avere più. Portai le mani alla testa, ero completamemnte calva. Gridai, gridai con tutta la voce che avevo. Le mie urla furono accompagnate da altre che non erano le mie.

Sentii un boato e, a seguire, un'ombra di forma circolare si posò su di me. Con gli occhi lucidi e traumatizzati dalla mia bellezza sfregiata, alzai lo sguardo verso quel caratteristico cielo: un obiettivo fotografico, lo stesso che mi aveva condotta fin li si ergeva al posto del sole; all'interno, come criceti in gabbia, giravano altri prigionieri sorridenti. Uno di loro mi lanciò un biglietto con sopra scritto: «Benvenuta a Miranet. La valle della monocasetta».

Presi coscienza di trovarmi in un luogo quasi inabitato, giacché c'era solo una casetta bianca dal tetto spiovente di colore grigio. Pur sembrando vicina, impiegai molto tempo per raggiungerla.

La porta era socchiusa. Entrai. C'era un'unica enorme sala al cui centro era collocato un palcoscenico con sipario chiuso; le luci in sala si spensero e fu il buio.

Il sipario si aprì sulle note di Bach, mentre un faro di luce si faceva sempre più forte. Non ricordo quale sinfonia fosse, ma sono certa si trattasse di Bach; fatto sta che nessun musicista era presente in sala.

Quando il sipario fu completamente aperto, la fonte di illuminazione si rivelò: un enorme schermo con varie icone. Partì una video chiamata. Qualcuno cliccò sul cursore per rispondere. Era Birdo Pannotto che con la sua vocina stridula esclamò: «Tanto va la privacy all'utente, quanto la libertà all'essere vivente»Poi sparì come un coniglio da un cilindro magico e la videochiamata terminò.

Di nuovo qualcuno cliccò sul cursore che finì sull'icona di un video che partì all'istante: sulle note di “All I have to do is dream” degli Everly Brothers, foto degli istanti più importanti della mia vita mi scorrevano davanti e si alternavano a quelle del mio viaggio verso Debordia. Ad un tratto, il video si bloccò e apparì la scritta: «Memoria piena».

La mia testa calva cominciò a prudere in modo fastidioso e, di conseguenza, mi grattai. Scoprii di avere una calotta. Subito mi armai per liberarmene, lasciando la mia folta chioma cadere sulle spalle.

Mi accorsi che nella calotta c'era scritto qualcosa: «Il segreto per la libertà è sotto la macchina».

Salii sul placo e girai intorno all'enorme schermo. Nulla che attirava la mia attenzione era presente. Calpestai qualcosa. Alzai il tappetino di gomma sul quale era appoggiato lo schermo e ci trovai un'ascia.

Tutto finalmente era chiaro: mi trovavo all'interno della Centrale Madre. Con l'arma affilata che avevo trovato, tagliai in due i cavi elettrici. Ogni singolo elemento cominciò a saltare in aria; lentamente lo schermo si spense.

Mentre le campane dell'allarme generale suonavano, soddisfatta, continuai a colpire ogni oggetto elettronico. Quando lo schermo fu completamente spento, si trasformò in uno specchio nel quale scoprii di essere riflessa; in realtà, era una gigante macchina fotografica con modalità autoscatto. Con il dito indice, toccai il centro della mia immagine riflessa.

Nulla avvenne, avevo provocato un blackout e Debordia non aveva più energia elettrica; mentre la monocasetta crollava, con il volto serio e l'animo felice, realizzai di essere libera.

 

 

Tutti i racconti

0
0
7

Non so perché lo faccio

03 October 2025

Non lo so perché lo faccio. Mi sveglio presto, alle 5. Ma perchè? - Ah, sì. Devo andare al lavoro. Ma perchè? - Per guadagnare i soldi. Ma perchè? - Per avere dei soldi. Ma perchè quello è importante? - Per comprare, che necessito. Ma perchè devo necessitare qualcosa? - Per poter mangiare, vestirmi, [...]

Tempo di lettura: 1 minuto

0
0
5

La fotografia 2/2

03 October 2025

La lama tra le vostre mani. Con uno strappo disperato riesci a spingerla verso l’alto: il colpo non cade. L’assassino vacilla, ti guarda con disprezzo. “Hai rovinato tutto. Senza il gesto non c’è storia. Nessuno ha mai potuto fermare Napoleone nella Storia prima che compisse il suo destino, né [...]

Tempo di lettura: 2 minuti

4
2
16

Il mostro (2/2)

Seconda parte

02 October 2025

Era ormai mattina e la nebbia leggera sulle colline pisane rivolte verso Firenze scendendo a valle rendeva la visibilità molto incerta, così Giorgio, anche se terribilmente ansioso di mettere fine alla sua angoscia, era costretto a procedere a bassa velocità e con cautela. Alla fine raggiunse il [...]

Tempo di lettura: 3 minuti

2
7
21

La fotografia 1/2

02 October 2025

Il formato della fotografia è rettangolare, sviluppato in verticale. Lo sguardo, catturato dalla cornice, entra senza esitazioni nell’interno di un appartamento cittadino. Le superfici sembrano innocue: porte verniciate di bianco, pavimenti rivestiti da piastrelle decorate con discreta eleganza. [...]

Tempo di lettura: 2 minuti

8
8
37

La Selva Oscura: l'armata silenziosa (2/2)

01 October 2025

Trascorsero altri due cicli. Secondo il sistema di misurazione del tempo in uso sulla Terra, correva l’anno 2038. Felipe II diede l’ordine tanto atteso: «Cancelleremo una delle loro città, New York la chiamano, con una cannonata fotonica. Poi daremo le nostre condizioni». I terrestri scrissero [...]

Tempo di lettura: 4 minuti

  • Lawrence Dryvalley: il nemico del mio nemico è mio amico, quindi questo futuristico Francis [...]

  • Luigia: Ormai pollicio prima di leggere. Bello tanto.

2
1
21

Il mostro (1/2)

Prima parte

01 October 2025

Giorgio era finalmente arrivato a destinazione: carcere di Volterra, ala di massima sicurezza. Avevano chiuso il presunto mostro in una cella a prova di ogni tentativo di evasione, considerando che se era davvero lui il responsabile dei cinque omicidi commessi, la polizia si trovava davanti a [...]

Tempo di lettura: 3 minuti

5
9
37

Piove

Dax
30 September 2025

Piove leggero Piove sul mondo intero Sulle lacrime Sul sudore Sulle iniquità Sulle vittorie e le sconfitte Piove Su ciò che resta di noi I sogni, le speranze Piove, bagnando i visi I capelli, gli occhi I sorrisi Piove a catinelle Sommergendo la violenza Irrorando le cose belle Piove perché ci [...]

Tempo di lettura: 30 secondi

7
7
26

La Selva Oscura: l'armata silenziosa (1/2)

30 September 2025

Un osservatore esterno avrebbe scambiato Hell H1 per un buco nero. In realtà si trattava di un gravidisguise, una struttura gravitazionale artificiale progettata per imitare una singolarità. Il campo gravitazionale divergeva sulla superficie di una sfera, ma all’interno era approssimativamente [...]

Tempo di lettura: 4 minuti

4
3
33

Ciak! Si scrive! "Neverland - Un sogno per la vita"

29 September 2025

Segnaliamo la pubblicazione sulle pagine del blog di un nuovo articolo. Chiunque può accedervi cliccando il link BLOG in home-page. Invitiamo alla lettura e al commento in calce allo stesso. Buona visione! Lorenzo Aaron

Tempo di lettura: 30 secondi

2
2
21

Lee

Tentativo di poesia stile Rara avis, utente come noi, che mi ricorda le iniziali dei personaggi di Stan Lee

29 September 2025

Lungo le larghissime lande limone, liturgiche lagne librate lentamente da una lingua lussuriosa. Limo lastre di lavagna. Laccando lunghe listelle là, ove latitanti lombrichi hanno lasciato linee lievi. Locandomi con lascività una lente di lavorazione latina. La lettura di lettere su lanterne [...]

Tempo di lettura: 30 secondi

5
9
40

Martha

la vita non è solo rosa

29 September 2025

Martha viveva con la sua famiglia in una regione isolata dell’Ohio. Una terra arida e battuta dal vento, ma nonostante i grandi disagi, il padre si ostinava a volerla coltivare. Erano arrivati in quella terra dopo un viaggio di molti mesi, partiti dall’Irlanda, decisi a stabilirsi in America per [...]

Tempo di lettura: 3 minuti

  • Ondine: Volevo concludere dicendo che mi resterà dentro questa storia, ma temo [...]

  • Paper♂️perAbitudine: Ogni tanto dovrei scrivere anche io una storia pratica e quotidiana come questa. [...]

18
20
100

Una macchina a pois

We love a coloured world

28 September 2025

"Pochi sono quelli che osano avere una macchina gialla. Ancor di meno i temerari che acquistano un'auto di colore verde pisello. Ma una carrozzeria a pois può sembrare a tanti un concetto tanto folle da poter essere preso in considerazione solamente se distesi sul lettino di uno strizzacervelli, [...]

Tempo di lettura: 4 minuti

Torna su