'A Vespa sidecar è pronta, la giornata è fredda ma solare, dentro ar cassettino ho messo come sempre quarche cioccolatino, pane e mortadella, bira, coca e un caffè Borghetti. oggi famo n’ber giro sù dù rote a spasso pè Roma n’compagnia dè nà grande artista che già vedo.

-Ciao Peggy

-Ciao Walterino 

-Sei pronta?

-A fà chè?

-A venì cò me a spasso pè Roma.

-Oh! Sì, n’dò annamo?

-Ho provato a leggete ner penziero. Andremo ar fontanone der Mandrione a Porta Furba.

-Ah! Bravo.

-Sò contento, daje apri er cassettino e pja n’cioccolatino, sappi che tutti l’artri artisti cè sò annati pazzi.

E così io e Peggy Kleiber partiamo da Piazza dei Colli Albani, ma non prima che la nostra ospite abbia fotografato ar volo n’poveraccio che ricoperto de cartoni e copertacce dormiva sotto nà pensilina ar capolinea der bus.

-Walterino vedi quer clochard? ‘A foto che jò scattata nun è pè fà cronaca, notizzia o curiosità ma n’vece pè esse testimonianza dè n’quarcosa che alla gente nun je nè m’porta gnente e così nà fotografia diventa n’ricordo nell’archivio della vita, n’fermo immagine dè li pregi e li difetti che l’umanità detiene e mai cancella.

-E’ per questo che sei affezzionata a Roma?

-A Roma c’é dè tutto, lusso, ricchezza, saggezza e povertà, disperazzione e felicità, forze solo la storia dè stà città che è eterna cammina più lenta. Quà der futuro n’teso come modernità nun cè sò tracce e, bisogna dillo, è pure giusto che Roma rimanga quella dè nà vorta, protetta e tutelata, perché dè città come questa nun cè nè sò artre. Quarcuno potrà dire – “e che volemo arimanè ai tempi dè checchennina?” – ma er fatto è che la storia nun và dimenticata perché se l’essere umano vò diventà mjore, devè arimanè cò li piedi a tera e a Roma la storia millenaria n’segna a tutti. Vojo pure dì che le città moderne e super tecnologiche è mejo che vanno a falle dà n’artra parte. Roma considerata come n’museo? E perché no? Tè che dici?

-Peggy hai raggione e scusa se dico n’artra cosa che magari è fòri luogo o n’vece centra pure questa, n’zomma pare che c’é gente che pè r’bene dell’ecologgia e pè attirà l’attenzione sù probblemi effettivamente m’portanti, n’zozza monumenti e sè la pja cò l’opere d’arte dentro a lì musei  e ovunque poi faccia notizzia.

-Walterino ti dico solo che stà gente passa dalla ragione ar torto, dovrebbe lascià perde e cambià strategia. Dimo che potrebbero addoprà nà soluzzione più pacifica senza pjassela cò l’arte e cò questo ho detto tutto. Ma adesso sò che tu vorresti farmi una domanda.

-Sì Peggy, perché non hai mai penzato dè fà mostre, pubblicà libbri fotografici e nun sei voluta diventà n’artista?

-E mica sei er solo che me l’ha chiesto e tè risponno subbito: vedi Walterino nella vita c’è chi nasce artista e chi n’vece cè diventa. Io sò stata tutte e due però poi mè sò trovata a n’bivio, che dovevo fà? Pjà la via della famja e dell’insegnamento, che poi pure la scola è n’artra grande famja, oppure n’traprende la strada dell’eclettismo, della fantasia, dell’arte come nà missione per la quale però devi da sacrificà vita affettiva e n’ideale sociale come appunto l’insegnamento?

Io senza penzacce dù vorte ho scerto er core. Per la verità anche l’artista cjà n’core grande ma era destino che io scejessi la strada più lunga, più n’salita e faticosa ma che pè mè ha significato n’amore grande, perché, amico mio, quello che ero nessuno mè lò poteva levà.

Sarei stata sempre n’artista senza figurà, senza esse protagonista, nà semplice donna che cò la machinetta n’mano ha fotografato tante belle occasioni, tanti sorisi, tanti avvenimenti anche lacrime ed eventi dè nà vita passata assieme cò nà famja che è stata la vita mia.

Poi ho messo tutto dentro a dù valigie e chi voleva sapè la storia dè nà generazzione bastava solo che le aprisse e così è stato.

-Peggy come te capisco! Mannaggia peccato che nun tè posso raccontà quello che è successo a me, vabbè sarà pè n’artra vorta, però sei stata nà grande, nà bella famja, la scola pè anni cò tanti studenti che tu hai guidato come fji e sempre cò la machinetta dentro ar core, pronta a fermà er tempo senza montà sur piedistallo der successo.

-E’ stato più facile di quello che pensi e poi come hai visto io adesso stò quà cò te che n’zieme a tanti artri avete contribuito a metteme n’luce e poi daje, Van Gogh che dovrebbe dìì?

-Peggy hai raggione, senti volevo chiederti solo un’altra cosa e poi annamo ar Mandrione. Qual’è la tua foto più bella?

-E’ una domanda facile perché ho amato tutti i miei scatti, ognuno ha una particolarità e non ce n’è una più bella ma posso dirti che avrei voluto fotografare di più il cielo, anche se non è detto che dà lassù non ci riesca. Tu che dici?

-Hahahaha, ma sì certo che ci riesci. Daje adesso annamo ar Mandrione e poi?

-Annamo a Frascati? 

-E vabbè però nun vale che mè leggi nè la mente come sì fussi nà veggente!

-Sì ma sbrigamose. Piuttosto la benzina ce l’hai messa?

-Boh? 

-Io vorei sapè n’dò t’ho trovato. Daje annamo e che Dio cè la manni bona!

Io e Peggy  Kleiber siamo ora davanti alla fontana n’torno a noi c’è poca, poca gente, solo macchine che sfrecciano. Ar volante quarcuno fuma, quarcuno cò nà mano giuda cò la’rtra stà ar telefono, n’furgoncino porta latte e latticini, quell’artro vetri dè nà vetreria, nà machina gialla che è n’catorcio sbuffa nero dallo scappamento e Peggy li fotografa tutti ar volo, ma ecco n’gabbiano dar cielo plana sulla funtana a beve n’sorso d’acqua e poi come sapesse che Peggy l’ha n’quadrato er pennuto sè mette n’posa e s’atteggia come fosse er Papa.

-Peggy che dici je damo n’pezzo dè pan….?

Nun faccio n’tempo a finì la frase che er gabbiano cò destrezza m’acchiappa la pagnottella cò la mortadella, poi sembra che mè fà l’occhietto e se la squaja.

-Walterino anche lui ti ha letto ner penziero? E mò?

-Peggy avevamo detto che annavamo a Frascati, panino cò la porchetta e mezzo litro de gazzosa?

Amici lettori, io e Peggy Kleiber montamo n’sella tutti dritti pè la Tuscolana e poi n’salita verso er monte dove dà lassù vedremo Roma bella. Spero che voi comunque vi sarete appassionati. Dimenticavo..se ner caso v’eravate preoccupati sè sarebbe bastata la benzina ner serbatoio aricordateve sempre che cò mè la fantasia è illimitata e ogni meta è alla portata.

P.S.

Amici lettori, amici scrittori, chi mi conosce sa che ogni tanto scrivo in dialetto (Romanesco) pur rendendomi conto che non per tutti potrebbe essere di facile lettura, approfitto del fatto  che in fondo al fin del testo qualcosa avrete comunque recepito e magari vi avrò anche divertito. Questo che avete letto è parte di un articolo, qui pubblicato non in versione integrale per il limite nell'utilizzo dei caratteri, in questo caso l'artista mia ospite è Peggy Kleiber, chi vuole può girare per il web e saperne un po' di più, naturalmente in quanto descritto c'è molta fantasia e concludo con “amate l'arte l'unica medicina senza controindicazioni”.

 

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