La vecchia stufa in ghisa e maiolica irradiava un calore avvolgente che arrossava i visi come un sole estivo. Era gennaio e fuori nevicava: piccoli fiocchi fitti, che si andavano a sovrapporre alla neve già caduta nei giorni precedenti.

 Lina era seduta davanti a me, accanto alla preziosa finestra, unico passatempo delle sue lunghe, interminabili giornate. Muoveva le sue mani rugose velocemente, tanto che sembravano danzare all’unisono con la fiamma che ardeva nella stufa. 

Accompagnava i suoi racconti con quei rituali gesti e catturava così l’attenzione di chi la ascoltava. Era la prima volta che raccontava questa storia e la volle raccontare a me. 

Puntando il dito alla finestra indicò la Torre Reale, l’alta montagna che sembrava vegliare a capo chino sul piccolo paese di Chianale.

 Si scorgeva appena la base, poiché la cima era coperta da una fitta nebbia che univa terra, monti e cielo.

 

“Era il 15 maggio 1944, avevo solo 17 anni.

Quel giorno era iniziato come tutti gli altri.

 Salii l’impervio sentiero che conduce a Torrette.

 Nella grangia avevamo lasciato quindici vacche e toccava a me quel giorno andare ad accudirle; mio fratello e mio padre erano andati al confine a radunare le capre e a mia sorella toccava preparare pranzo e cena.

 La mattina era limpida e non incontrai anima viva durante il tragitto. 

Quando arrivai alla grangia le vacche muggivano forte, presi il secchio e le munsi, poi sistemai il fieno nella mangiatoia e aggiunsi l’acqua nell’abbeveratoio; in breve la neve si sarebbe sciolta completamente e avremmo potuto far uscire le bestie al pascolo. 

Nonostante le avessi munte e rifocillate, le vacche continuavano a muggire disperatamente, non capivo proprio che cosa potessero avere.

 Anche Billo, il cane, abbaiava di paura e annusava forsennatamente ogni angolo della grangia. Lo seguii. Billo mi condusse tra le poche balle di fieno ancora accatastato e io trasalii quando vidi spuntare un nero stivale da dietro una di esse.

 La paura mi assalì. Con il cuore che pulsava fino alle tempie mi avvicinai. L’uomo era sdraiato su di un fianco: la divisa sporca e lacera era intrisa di sangue e i suoi occhi azzurri mi fissavano impauriti. Il ginocchio non sanguinava più, ma la ferita era piuttosto profonda: doveva essere caduto sopra a qualcosa di tagliente, forse una roccia.

 Mi disse qualcosa, ma non capii.

 Non era né francese, né tedesco, né inglese, lo intuivo dalla divisa che non avevo mai visto. Aveva tratti somatici slavi, forse. Cosa faceva lì? Era scappato? Si era perso? In quella confusione bellica tutto si era aggrovigliato. 

Era giovane, 25 anni al massimo, e continuava a parlare una lingua incomprensibile.

- Non capisco. -, dissi.

Si alzò a fatica e mi spinse fuori dalla grangia, poi con la mano mi indicò il confine. Annuii con la testa. Voleva raggiungere la Francia.

 Presi la corda, i ramponi, due paia di racchette e lo esortai a seguirmi. Zoppicando mi venne appresso, come Billo. 

La sua ferita rallentava la marcia, ma a mezzogiorno arrivammo ad attraversare il Colle del Lupo e scendemmo verso il lago Nero.

 Una densa nube scura iniziò ad avvolgere la cima della Rocca Niera: non era buon segno. Giungemmo al lago Blu e risalimmo verso il lago di Bess fino al Col Blanchè. Da lì partiva la pietraia che aggirava la Rocca Niera e la Rocca Bianca.

 L’uomo era stremato, ogni tanto doveva fermarsi per mettere un po’ di neve sopra al ginocchio ferito, ma non si lamentò mai.

 Alle quattro del pomeriggio arrivammo al Colle di St Veran e da lì il sentiero verso la Francia era visibile e facilmente percorribile. Lo accompagnai fino al lago di Foreant e gli indicai la strada: - Sempre dritto. -. Lui annuì.

Ci fermammo un istante e gli tesi la mano, l’uomo la strinse, poi mi abbracciò, mentre le lacrime gli affioravano negli occhi chiari e mi baciò sulla guancia gli dissi solo: - Sono Lina, buona fortuna -. Lui sorrise e riprese il cammino, io restai a fissarlo per qualche istante ancora.

 La montagna iniziò a brontolare e mi affrettai a ridiscendere verso valle. Avrei seguito il sentiero che dalla Camoscera porta direttamente al Colle dell’Agnello, era più rischioso ma più breve.

 La bufera mi sorprese in un baleno, avevo indugiato troppo. In un attimo il sentiero sparì e io iniziai ad avanzare a tentoni, aiutandomi con le racchette; il mio piede però scivolò e io iniziai a volare  verso il basso come un falco in caccia.

 Mi risvegliai nel letto dell’ospedale, immobilizzata, sentivo le voci di mio padre e di mia sorella che sussurravano e così sorrisi: ero viva. 

Mi dissero che Billo aveva abbaiato per molte ore e un pastore che passava di lì riportando il gregge a casa lo aveva udito, trovando il cane aveva trovato anche me.

 Avevo la spina dorsale lesionata irreparabilmente ma ero viva, solo le mie gambe non lo erano più. Non avrei più scalato le mie montagne, non avrei più corso nei miei prati, non avrei più camminato come un essere umano e... non avrei più visto quell’uomo di cui non conoscevo neppure il nome.

 Avevo sacrificato la mia giovinezza per uno sconosciuto, ma lo avrei rifatto e lo farei ancora. Speravo solo di averlo salvato e non ho mai smesso di pensare a lui in tutti questi anni; quello sguardo pieno di paura, di supplica, di riconoscenza che gli vidi negli occhi non avrei mai potuto dimenticarlo.

Venticinque anni dopo una cartolina proveniente dall’Australia e che aveva fatto il giro d’Italia giunse fino a me, diceva: “A LINA - CHIANALE - ITALIA - GRAZIE! OLAF.”

Era lui che ancora si ricordava di me, ne ero certa.”

 

Lina tirò fuori da un cassetto la cartolina, portava la data del 15 maggio 1969, esattamente venticinque anni dopo. Se Olaf era davvero il soldato che aveva attraversato il confine grazie all’aiuto di Lina, non sapeva nulla di ciò che era accaduto dopo la loro separazione, ma come fare a rintracciare una persona di cui si conosce solo il nome di battesimo e il continente dove vive? L’Australia poi, niente di meno. 

Avrei voluto aiutare Lina, ma non sapevo davvero come. Forse era meglio che il suo ricordo rimanesse tale, immutato nel tempo, immutato come il suo coraggio.

Tutti i racconti

0
0
6

Debunker (2/4)

08 December 2025

Il bar era caldo, anche se gestito da cinesi – e quelli, si sa, risparmiano su tutto, a cominciare dal riscaldamento. C’era persino l’alberello di plastica accanto all’immancabile gatto dorato che faceva “ciao, ciao” con la zampa. Cogliati pensò ai Natali della sua infanzia. Per trovare qualcuno [...]

Tempo di lettura: 4 minuti

0
0
5

Il condominio 2/3

08 December 2025

Poi tornò al lavoro, ossessivo, lo straccio che scivolava sul pavimento con lena rinnovata. Quando Vittorio era già sulle scale diretto al suo appartamento, sentì ancora le parole del portinaio, come un’eco lontana: «Le norme… ma quelle non scritte, mi raccomando, solo quelle… sono tutto, qui dentro.» [...]

Tempo di lettura: 2 minuti

3
5
19

Debunker (1/4)

07 December 2025

Babbo Natale era intirizzito e di malumore. O meglio, lo era il Cogliati, in piedi, vestito da Babbo Natale, all’angolo tra Piazza Grande e Via Vittorio Emanuele II. Per fortuna, però, non si vedeva. La barba finta nascondeva tutto. Peccato prudesse come se dentro ci fosse una nidiata di pulci. [...]

Tempo di lettura: 5 minuti

  • Rubrus: MM: sotto le feste le storie si allargano come le pance. Queste sono 4 parti. [...]

  • BrunoTraven: Bello e divertentissimo Rubrus aspettiamo il seguito:))) notevole, like p.s. [...]

2
3
24

Il condominio 1/3

07 December 2025

Il rito dell’inquilino del piano di sopra era sempre lo stesso: lo sciacquone del bagno a scandire il tempo, le pantofole trascinate sul pavimento. Ogni sera, alle ventitré precise, quel suono monotono rassicurava Vittorio: il mondo là fuori era caotico, ma sopra di lui qualcuno seguiva ancora [...]

Tempo di lettura: 4 minuti

2
4
36

C'era una volta Jorn, la sua casa, i suoi amici, la favola continua...

E adesso una casa museo per continuare a sognare

06 December 2025

Amici lettori, oggi vi porterò in un luogo speciale, un luogo posto in alto su una collina dalla quale si vede il mare, un luogo affascinante con una storia, anzi con più storie, un luogo da favola e come una vera favola questo racconto breve lo inizierò così. C'era una volta un artista nordico, [...]

Tempo di lettura: 5 minuti

  • GiuliaCango: Bellissima ricostruzione della vita di questo artista danese che non conoscevo [...]

  • Rubrus: Oooh... e finalmente non si deve impazzire per cercare il link. Non conoscevo [...]

6
10
45

La vera ricchezza

Il ricordo e la saggezza di mia madre.

06 December 2025

Mia madre si chiamava Anna. Era una donna di grande saggezza e ha sempre avuto un approccio specifico nei confronti del denaro. Per lei non era altro che uno strumento, un mezzo per raggiungere il benessere e mai un traguardo. Da lei sempre presente ho appreso tante cose, anche il significato [...]

Tempo di lettura: 8 minuti

4
7
36

Il gilet giallo

05 December 2025

È passato tanto tempo e adesso ho la tua età di quando ci siamo visti l’ultima volta. Di quando ci siamo salutati in cima alla salita, quella che odiavi ma che affrontavi ogni volta come una sfida personale alla gravità — e forse anche alla vecchiaia. Me lo ricordo ancora: portavi un gilet giallo [...]

Tempo di lettura: 1 minuto

  • Dax: bello ma....si parla del padre ondel nonno del protagonista?Like

  • An Old Luca: Come scrive giustamente Paolo: impeccabile.
    Coinvolgente, scorrevole e [...]

5
9
62

Piccoli miracoli di Natale

05 December 2025

È la sera dell’antivigilia. Fuori fa un freddo assurdo, mentre nel terminal sembra di stare in una sauna. La ressa di chi parte per le vacanze o torna a casa dalla famiglia rende l’ambiente non solo estremamente rumoroso, ma anche soffocante. C’è tutto ciò che non desidero dopo una giornata di [...]

Tempo di lettura: 5 minuti

  • Walter Fest: Smoki, per "Lampo" intendesi, "guizzo, fulmine, saetta....insomma [...]

  • La Gigia: Ciao Smoki, complimenti per il racconto. Mi sono piaciuti i personaggi con [...]

3
10
39

Nulla Dies Sine Linea

04 December 2025

L’appuntamento era stato fissato per le due di quel pomeriggio. Naturalmente la mia ansia era cresciuta di ora in ora, proporzionalmente al bisogno di confrontarmi con lui. Arrivai al Café de Flore in larghissimo anticipo e, per provare ad ingannare l'attesa, mi accomodai ad uno dei tavolini [...]

Tempo di lettura: 3 minuti

4
10
30

Volevo essere William Shatner 2/2

04 December 2025

A poco a poco, la leggerezza si spense. Gli amici cominciarono a evitarmi, stanchi di quel modo di fare che ormai appariva rigido e innaturale. Io non me ne accorgevo, o forse sì, ma non sapevo più come tornare indietro. Era come se quel ruolo mi fosse rimasto addosso, un’abitudine del corpo e [...]

Tempo di lettura: 4 minuti

  • thecarnival: Grazie comunque mi fa piacere e moltissimo vi ispiri delle idee vuol dire che [...]

  • Lawrence Dryvalley: Lette le due parti e apprezzate. Anch'io ricordo le notti su Italia1 a [...]

4
6
39

In una parola, rassegnati.

03 December 2025

In una parola, rassegnati. Da quando sei cresciuta, il tuo carattere non cambierà, nessuno può realmente cambiare e se non ci credi, non prendertela con me ma con i numeri. La statistica ci insegna che nessuno cambia, sai? E gli strizzacervelli sono i primi a saperlo: lo sai che per ottenere una [...]

Tempo di lettura: 1 minuto

  • Maria Merlo: Stile deciso e buona gestione del tema scelto. Bravo.

  • ducapaso: Elena, Paolo, Spettatrice, Dax, Maria, grazie a tutti voi, ho apprezzato ognuno [...]

4
6
24

Volevo essere William Shatner 1/2

03 December 2025

Ricordo ancora quando accadde la prima volta, e come quel personaggio, o meglio, tutta quella mentalità, entrò nella mia vita. Era un pomeriggio come tanti altri e non avevo voglia di fare i compiti. Fuori il cielo era grigio; non avevo voglia di uscire e accesi la TV. Erano le 18, evidentemente, [...]

Tempo di lettura: 5 minuti

  • Rubrus: Qualche annetto fa anche io scrissi un racconto simile, ma più cupo. [...]

  • thecarnival: grazie del commento Rubrus;))) se trovi quel racconto sarei molto curioso;) [...]

Torna su