Intanto lui cresceva rapidamente, nel corso del tempo, sia come uomo che nelle attività illecite. Quando le sue manovre divennero più esplicite, con il passare degli anni molti furono a ripetergli quegli interrogativi:

- Ti manda il capellone? -

- Sei un affiliato del capellone? -

- Lavori per il capellone? -

Lui avrebbe voluto rispondere, quasi esasperato, gridando: - No! No! No! Non lo conosco il capellone. Mai conosciuto finora e non ho mai interagito con lui. Adesso come in futuro spero. Io lavoro per conto mio. -

Qualche tempo dopo iniziarono ad arrivargli le prime avvisaglie, avrebbe dovuto intuirlo: prima o poi sarebbe accaduto. Gli arrivarono quasi in modo indiretto e in un modo molto lento, appena accennato. Tuttavia, quelli erano segni piuttosto chiari: qualcosa intorno a lui stava cambiando. Il primo, forse, fu uno dei suoi clienti a fargli notare l’incongruenza: - Se non lavori per il capellone per chi lavori? -

- Per me stesso! -

- Per te stesso? -

- Sì! -

- Amico è impossibile. Qui tutti lavorano per il capellone o sono affiliati con lui! -

- Io no! -

- Allora sei un pesce fuori dall’acqua! -

- Forse! -

- Sappi però una cosa amico: resterai ancora per poco fuori dall’acqua! -

Maledettamente vero! Aveva ragione. Stava restando senz’aria e presto, molto presto, sarebbe soffocato. Questo con il senno di poi. Ma all’epoca, quando glielo disse, non aveva dato nessun peso a quelle parole. Era sicuro di sé e di tutte le sue azioni. Non voleva dare conto a nessuno.

Non passò molto tempo che gli arrivò un messaggio proprio da lui: il capellone!

Qualcuno iniziò a dirgli per primo: - Ti porto i suoi saluti! -

- Saluti di chi? -

- Ma come chi? Di lui! -

- Lui chi? -

- Ma fai il tonto? Il capellone! Chi se no? Qui esiste un solo lui: il capellone! -

In seguito, poi, iniziarono ad arrivargli strani messaggi, sempre da parte sua. Messaggi in cui si prefigurava il suo avvenire.

- È contento di te! Gli piaci! Gli piace quello che fai! -

- Chi? -

- Chi? Lui! -

- Scusa, lui chi? -

- Il capellone! -

Quando fu il suo compleanno gli mandò gli auguri.

- Ti porto gli auguri anche da parte sua! -

- Da parte di chi? -

Lo diceva sapendo già la risposta. Ma voleva illudersi che non fosse così.

- Chi? -

- Sì! -

- Il capellone ti augura buon compleanno e lunga vita! -

Ormai aveva superato il suo limite, oppure era lui a non aver recepito il suo peso negli ambienti in cui gravitava. Un giorno, infatti, gli arrivò il suo invito.

- Lui ti vuole con sé. Adesso devi lavorare con lui! -

- Lui chi? -

- Il capellone! Vuole che entri nel suo giro. -

All’inizio fece finta di niente. Non aveva capito niente! Niente di niente o faceva finta. Quello non era affatto un invito: era un ordine! O con lui o niente! Proseguì per un po’ così. Ignorava quell'invito così esplicito. Faceva il finto tonto a quelle sue sollecitazioni.

Ormai aveva i giorni contati. Perché non volesse mettersi nelle sue mani restò un mistero personale anche per lui stesso. Aveva assunto quella posizione cocciuta, nel non voler avere nessuna interferenza o relazione con lui. Diversamente tutto sarebbe stato più facile, se solo avesse avuto più condiscendenza, non era così grave o malsano interagire con lui. Tutti lo facevano. Ma ormai aveva assunto quell’atteggiamento di ostilità e orgoglio e non sarebbe più tornato indietro. Neanche per tutto l’oro del mondo. Sapeva, anche se fingeva di non badarci, di essere in un baratro.

E non passò molto tempo.

- Vuole incontrarti! -

- Quando? -

- Subito! In questi giorni! Ti manda a dire di dargli una risposta oggi o al massimo domani. E ti manda a dire di aver avuto troppa pazienza con te. Adesso basta: non può più aspettare neanche un secondo in più. -

Braccato dovette abbandonare il suo appartamento. Riuscì al volo a entrarci per l’ultima volta prendendo le cose indispensabili. Scappò subito via come un profugo. Il giorno dopo, come si aspettava, il suo appartamento era saltato in aria. I giornali parlavano di una fuga di gas, ma era un chiaro segnale da parte sua. Lui non aveva voluto sottomettersi e adesso non aveva scampo. Era finito.

Braccato si muoveva con circospezione tra un appartamento sfitto o la casa di un amico, dove trovava alloggio giusto per una notte. Il giorno seguente era già in fuga, verso un altro posto dove non poteva essere stanato. Lasciando un rifugio spesso, dopo poche ore saltava in aria anche quello, oppure chi l’aveva aiutato il giorno successivo veniva ucciso in un attentato. Non avrebbe potuto continuare in quel modo. Non poteva restare più in città. L’unica sua salvezza, se ancora l’aveva, era di uscire dalla città e farsi una vita altrove. Ma uscire dalla città in quella situazione era quasi impossibile.

Non poteva esporsi ai numerosi sgherri in giro del capellone. Aveva una taglia sulla propria testa e lo cercavano 24 ore su 24. Rovistando ogni angolo dell’area urbana.

Infine, presso l’ultimo rifugio di fortuna, ebbe contatto con un suo amico di vecchia data. L’unica persona di cui poteva ancora fidarsi. L’unica persona in cui trovare aiuto. Conosceva la sua lealtà e la sua riconoscenza verso di lui per episodi del passato. Gli espose il suo piano: ciò di trovare qualcuno al di sopra di ogni sospetto. Qualcuno che non sapeva niente di lui, niente del capellone e niente di niente. L’avrebbe dovuto accompagnare con la macchina fuori città.

Il suo amico, senza neanche pensarci un attimo, gli disse di avere la persona giusta al momento giusto. Uno al di sopra di ogni sospetto. - Fidati! Stai tranquillo -, gli ribadì, quando poi lo vedrai capirai.

Si accordarono che all’indomani sarebbe andato a prenderlo per portarlo fuori città.

(continua...)

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