Era tutto quello che rimaneva della scritta sulla stamberga in fondo al vecchio pontile in disarmo.

Venti, trent’anni prima, capitava ancora che qualche traghetto attraccasse, poi avevano aumentato il pescaggio dei battelli, oppure la profondità del lago era diminuita oppure, semplicemente, gli anni erano passati.

La biglietteria però, era rimasta, come aggrappata alle assi traballanti sopra le acque che sciabordavano tranquille.

Quando passava di lì, Paolo non poteva fare a meno di guardarla di sfuggita, incerta e vaga com’era nell’afa che saliva dal lago, oppure indefinita tra le cortine di pioggia, oppure evanescente nella nebbia che, a tratti, l’avvolgeva fino a farla sparire.

Paolo non si capacitava di come, nell’era in cui si potevano acquistare i biglietti su internet, la baracca fosse, malgrado tutto, ancora in piedi.

Forse perché, accanto, sopravviveva il chiosco che tuttora vendeva caramelle e bibite anch’esse quasi del tutto dimenticate: chinotto, spuma, gazzosa. 

Era possibile, in effetti, che si trattasse di una forma di riguardo verso il gestore, che passava tutto il tempo all’ingresso della rivendita biglietti col mento appoggiato sul bastone.

Paolo, da quando si era trasferito in paese, non ricordava di averlo mai visto altrove, quasi il vecchio fosse parte della catapecchia, come gli ombrelloni stinti, il legno scolorito, i vetri bisunti, la tenda dagli angoli sbrindellati.

In un giorno di vento, con la breva che raccoglieva mucchi variopinti di foglie e li portava verso il centro del lago, Paolo aveva immaginato che il vecchio si chiamasse Carlo, quasi il nome completasse l’insegna smangiata.

Da quel giorno aveva preso a frequentarlo.

I vecchi, di solito, hanno tanto da raccontare e Paolo aveva un disperato bisogno di storie da quando aveva lasciato la città.

Aveva detto a tutti di essere tornato al paese per poter scrivere il suo nuovo romanzo, ma, nelle notti in cui il vento s’infilava giù per il camino e la pioggia punzecchiava i vetri, temeva di essere semplicemente fuggito dalla città che, a volte, intuiva nel chiarore giallastro oltre la sponda meridionale, quando le luci metropolitane si riflettevano sulle nuvole basse.

«Eh no, non è più come una volta» diceva Carlo accendendosi un mezzo toscano «Sapesse quanti ne caricavo… non c’era mica tanta gente come adesso, ma può star sicuro che quasi tutti passavano da me».

Era sempre la solita frase e l’uomo la ripeteva ogni giorno che Dio mandava in terra, guardando il lago come se attendesse, da un momento all’altro, un traghetto carico di passeggeri.

Un’estate, quando probabilmente si era convinto che Paolo meritava la sua confidenza, il vecchio aveva aggiunto: «Stavo sulla linea principale, allora, mica a presidiare questa tratta dimenticata da tutti» e, per sottolineare il disprezzo, aveva sputato un bolo di tabacco nell’acqua immota, appena oltre l’ombra marezzata dalle chiome dei platani.

«Be’» aveva risposto Paolo «tutto sommato questo è un bel posto per godersi la pensione».

«Pensione?» aveva ribattuto l’altro alzando la voce di un paio di decibel «Pensione?» e gli aveva piantato in faccia due occhi guizzanti come lucci e arrossati come la brace del sigaro. «Io non andrò mai in pensione. Quelli come me mai non vanno mai in pensione, non del tutto. Questo…» e aveva roteato il bastone come se volesse randellare battelli, paesi, lago, monti e tutto il resto «Questo… è il meno peggio, ecco cos’è. Sa quando uno comincia a invecchiare? Quando si accontenta del meno peggio, ma io non mi sono ancora rassegnato, creda a me».

L’estate era passata e Paolo non era più tornato sull’argomento. Anzi, a dirla tutta non era più tornato alla baracca. Aveva detto a se stesso che la conversazione di quel vecchio rimbambito non era poi così interessante e che l’umidità (in un modo o nell’altro la stamberga sembrava sempre coperta dalla caligine) gli faceva male. Era vero, ma, in qualche modo, avvertiva che era vero in un senso più profondo che non aveva nessuna voglia di scoprire.

E poi aveva altro cui pensare. Il romanzo, per esempio. Ora come ora gli sembrava maledettamente importante terminarlo, forse per via delle voci che giungevano dalla città.

«Credi a me» gli aveva detto il suo editore «anche se tu lo finissi in tempo non so se riuscirei a stamparlo» e, improvvisamente, aveva abbassato la voce, come se raccontasse una storia paurosa «C’è poco personale, sai? È per via dell’epidemia. Dicono che è colera e che si tratta di casi isolati e che tutto è sotto controllo. Naturalmente è così, non può che essere altrimenti… ma la gente comincia a scappare, forse per via dei dati non ufficiali sui morti». A questo punto l’editore si era lasciato scappare una risatina nervosa «Dicono che si propaghi dalle discariche… be’… è colera, no? È una malattia nota, no? Esistono le cure, no?».

Verso la metà dell’autunno, per la prima volta, Paolo incontrò Carlo fuori dalla stamberga. Saltellava giulivo e sbilenco come uno spaventapasseri che avesse preso improvvisamente vita «Lo sapevo io, lo sapevo che avrebbero avuto ancora bisogno di me!» gracchiava. «Carichi eccezionali!» Passandogli accanto aveva ammiccato con un occhio rosso e irritato come una volpe con la coda in fiamme «Altro che pensione, amico mio, altro che pensione! ».

Paolo rise tra sé e sé. Con la psicosi che andava diffondendosi molta gente si sarebbe trasferita sul lago in cerca d’aria pura, ma se quel pazzoide sperava davvero di riprendere servizio…

Tuttavia si mantenne lontano dalla stamberga in fondo al pontile, forse inconsciamente e forse no, e avrebbe continuato a farlo per tutto l’inverno se non fosse stato per la nebbia e per la sirena.

Era uscito dopo cena, non perché ne avesse voglia, ma perché, al solito, non riusciva a buttare giù una riga e stava vagando per il paese intriso di umidità come un panno da strizzare quando aveva sentito la sirena.

Perché era una sirena, non c’era dubbio. La sirena di un battello.

Si diresse verso il pontile, accorgendosi, con fastidio, che i suoi piedi, gironzolando senza meta, lo avevano già portato lì vicino, e aguzzò la vista nella bruma… e poi la aguzzò ancora.

Era un traghetto, attraccato accanto alla biglietteria.

Si avvicinò, mentre la nebbia gli si infilava sotto i vestiti, gelandogli il sudore.

Non c’era odore. Nessun puzzo di nafta, cherosene o qualunque carburante usassero i battelli. E nemmeno il rumore delle macchine.

Guardò sopra la murata e gli ci volle qualche secondo per rendersi conto che la nave era stracolma di passeggeri, silenziosi e immobili come le vie del paese deserto. E completamente nudi.

Si voltò verso un improvviso scricchiolio delle vecchie assi marcite.

Carlo non era nudo, ma indossava una pelle drappeggiata alla bell’e meglio.

Al posto del solito bastone aveva una specie di pertica da traghettatore, lunga più di due metri. Sopra la barba incolta i suoi occhi di brace fiammeggiavano.

«Car…» disse Paolo, poi cominciò a frugare nelle tasche alla ricerca dell’obolo.      


 

Tutti i racconti

3
5
17

Debunker (1/4)

07 December 2025

Babbo Natale era intirizzito e di malumore. O meglio, lo era il Cogliati, in piedi, vestito da Babbo Natale, all’angolo tra Piazza Grande e Via Vittorio Emanuele II. Per fortuna, però, non si vedeva. La barba finta nascondeva tutto. Peccato prudesse come se dentro ci fosse una nidiata di pulci. [...]

Tempo di lettura: 5 minuti

  • Rubrus: MM: sotto le feste le storie si allargano come le pance. Queste sono 4 parti. [...]

  • BrunoTraven: Bello e divertentissimo Rubrus aspettiamo il seguito:))) notevole, like p.s. [...]

2
3
22

Il condominio 1/3

07 December 2025

Il rito dell’inquilino del piano di sopra era sempre lo stesso: lo sciacquone del bagno a scandire il tempo, le pantofole trascinate sul pavimento. Ogni sera, alle ventitré precise, quel suono monotono rassicurava Vittorio: il mondo là fuori era caotico, ma sopra di lui qualcuno seguiva ancora [...]

Tempo di lettura: 4 minuti

2
4
36

C'era una volta Jorn, la sua casa, i suoi amici, la favola continua...

E adesso una casa museo per continuare a sognare

06 December 2025

Amici lettori, oggi vi porterò in un luogo speciale, un luogo posto in alto su una collina dalla quale si vede il mare, un luogo affascinante con una storia, anzi con più storie, un luogo da favola e come una vera favola questo racconto breve lo inizierò così. C'era una volta un artista nordico, [...]

Tempo di lettura: 5 minuti

  • GiuliaCango: Bellissima ricostruzione della vita di questo artista danese che non conoscevo [...]

  • Rubrus: Oooh... e finalmente non si deve impazzire per cercare il link. Non conoscevo [...]

6
10
45

La vera ricchezza

Il ricordo e la saggezza di mia madre.

06 December 2025

Mia madre si chiamava Anna. Era una donna di grande saggezza e ha sempre avuto un approccio specifico nei confronti del denaro. Per lei non era altro che uno strumento, un mezzo per raggiungere il benessere e mai un traguardo. Da lei sempre presente ho appreso tante cose, anche il significato [...]

Tempo di lettura: 8 minuti

4
7
36

Il gilet giallo

05 December 2025

È passato tanto tempo e adesso ho la tua età di quando ci siamo visti l’ultima volta. Di quando ci siamo salutati in cima alla salita, quella che odiavi ma che affrontavi ogni volta come una sfida personale alla gravità — e forse anche alla vecchiaia. Me lo ricordo ancora: portavi un gilet giallo [...]

Tempo di lettura: 1 minuto

  • Dax: bello ma....si parla del padre ondel nonno del protagonista?Like

  • An Old Luca: Come scrive giustamente Paolo: impeccabile.
    Coinvolgente, scorrevole e [...]

5
9
62

Piccoli miracoli di Natale

05 December 2025

È la sera dell’antivigilia. Fuori fa un freddo assurdo, mentre nel terminal sembra di stare in una sauna. La ressa di chi parte per le vacanze o torna a casa dalla famiglia rende l’ambiente non solo estremamente rumoroso, ma anche soffocante. C’è tutto ciò che non desidero dopo una giornata di [...]

Tempo di lettura: 5 minuti

  • Walter Fest: Smoki, per "Lampo" intendesi, "guizzo, fulmine, saetta....insomma [...]

  • La Gigia: Ciao Smoki, complimenti per il racconto. Mi sono piaciuti i personaggi con [...]

3
10
38

Nulla Dies Sine Linea

04 December 2025

L’appuntamento era stato fissato per le due di quel pomeriggio. Naturalmente la mia ansia era cresciuta di ora in ora, proporzionalmente al bisogno di confrontarmi con lui. Arrivai al Café de Flore in larghissimo anticipo e, per provare ad ingannare l'attesa, mi accomodai ad uno dei tavolini [...]

Tempo di lettura: 3 minuti

4
10
29

Volevo essere William Shatner 2/2

04 December 2025

A poco a poco, la leggerezza si spense. Gli amici cominciarono a evitarmi, stanchi di quel modo di fare che ormai appariva rigido e innaturale. Io non me ne accorgevo, o forse sì, ma non sapevo più come tornare indietro. Era come se quel ruolo mi fosse rimasto addosso, un’abitudine del corpo e [...]

Tempo di lettura: 4 minuti

  • thecarnival: Grazie comunque mi fa piacere e moltissimo vi ispiri delle idee vuol dire che [...]

  • Lawrence Dryvalley: Lette le due parti e apprezzate. Anch'io ricordo le notti su Italia1 a [...]

4
6
39

In una parola, rassegnati.

03 December 2025

In una parola, rassegnati. Da quando sei cresciuta, il tuo carattere non cambierà, nessuno può realmente cambiare e se non ci credi, non prendertela con me ma con i numeri. La statistica ci insegna che nessuno cambia, sai? E gli strizzacervelli sono i primi a saperlo: lo sai che per ottenere una [...]

Tempo di lettura: 1 minuto

  • Maria Merlo: Stile deciso e buona gestione del tema scelto. Bravo.

  • ducapaso: Elena, Paolo, Spettatrice, Dax, Maria, grazie a tutti voi, ho apprezzato ognuno [...]

4
6
24

Volevo essere William Shatner 1/2

03 December 2025

Ricordo ancora quando accadde la prima volta, e come quel personaggio, o meglio, tutta quella mentalità, entrò nella mia vita. Era un pomeriggio come tanti altri e non avevo voglia di fare i compiti. Fuori il cielo era grigio; non avevo voglia di uscire e accesi la TV. Erano le 18, evidentemente, [...]

Tempo di lettura: 5 minuti

  • Rubrus: Qualche annetto fa anche io scrissi un racconto simile, ma più cupo. [...]

  • thecarnival: grazie del commento Rubrus;))) se trovi quel racconto sarei molto curioso;) [...]

7
10
43

Di stagista in stagista

Giu
02 December 2025

Giorno uno della mia presenza in azienda. Mi sistemarono in un angolo molto luminoso, proprio vicinissimo alla finestra per permettermi di avere la giusta luce quotidiana di cui avevo bisogno. Devo ammettere che mi piaceva molto la postazione che avevano scelto per me, avevo sentito dire che decisero [...]

Tempo di lettura: 1 minuto

4
14
32

La Clorofilladinia

02 December 2025

“Vedrai” mi hanno detto gli amici, “prima o poi incontrerai una Clorofilladinia. A chi va ad abitare vicino al Secchia può capitare.” Ed eccola qui. Sale da me, entra in questa stanza passando dalla finestra. Non l’ho sentita sulle scale, e così oggi la conosco per la prima volta. L’ho vista attraversare [...]

Tempo di lettura: 3 minuti

Torna su