In un mondo dove “essere fuori di testa” è la norma, che i capelli decidano di abbandonare il capo non è cosa strana, succede a tutti, ogni giorno.

Cambiano le cose quando la defezione è di massa, ma se ci sono motivi validi è comprensibile, la chemioterapia è un motivo valido!

Quindi facciamo buon viso a cattivo gioco e andiamo oltre.

 

Ma non posso fare a meno di notare alcuni accadimenti che fanno riflettere.

Quando vai in bagno e impieghi un minuto per fare pipì tranquillamente, un minuto per lavarti le mani per bene e cinque minuti a ripulire freneticamente dalle tracce del tuo DNA, tricologicamente sparso in ogni dove, è il momento per decidere che, se ti rasi la testa non sarai bella come Demi Moore, ma almeno non butterai via tempo prezioso per dare sepoltura ai caduti.

 

Me l'aspettavo, si, me l'avevano detto, ricordo bene la scintilla malvagia, come si vede nei cartoni animati, nell'occhio di un bastardissimo medico che, nel dirmelo, provò un piacere paragonabile a un orgasmo.

E si, quando sei in difficoltà, capita di trovare esseri laidi che gestiscono il loro misero potere con la soddisfazione di un aguzzino in un campo di stermino.

Ma passiamo oltre anche a questo.

 

Situazioni anomale portano a riflettere su molte cose e, usando la macchina del tempo dei miei ricordi, torno alla lontananza di una vita che odora come le pagine di un libro antico.

Scansione temporale: qualche secolo fa. 

Descrizione del personaggio: una me prima adolescente e poi giovane donna che, volendo ottenere esclusiva approvazione e ammirazione per l'uso logico e brillante del proprio cervello, evitava accuratamente di indugiare davanti allo specchio e lanciava occhiatacce omicide a chiunque osasse tentare un complimento a qualche sua parte anatomica.

Non escludo di aver ucciso qualche ardimentoso che osò farlo.

Poi con l'andare degli anni e una certa conoscenza di me stessa, non temetti più che un apprezzamento al mio fisico inficiasse il valore di quel che sapevo essere e cominciai io stessa ad apprezzarmi, pezzo a pezzo.

 

A trent'anni decisi che avevo delle belle mani, a trentacinque dei bei piedi, a trentasette una bella voce, a quarantacinque dei bei capelli e pensai che, di questo passo, a novant'anni sarei riuscita a considerarmi una strafiga!

Mai fare i conti senza l'oste!

 

Il mio oste è il Signor Cancro che ha scombussolato le carte in tavola e mi ha costretta a rivedere i conti.

Poco male, sto scoprendo un sacco di cose.

Per esempio: ho potuto vedere come sono dentro, perché mi hanno rivoltata come un calzino e non c'è più alcuna parte del mio corpo che sia avvolta nel mistero, poi non avrei mai apprezzato l'armonia del mio cranio e l'effetto di una carezza senza il filtro dei capelli.

Tante sensazioni che non è obbligatorio provare, ma che modificano il modo di percepire la realtà.

 

Come quella mattina quando ho sentito un lieve formicolio al cuoio capelluto, un effetto “pelle d'oca” perfino piacevole, ho passato la mano sulla testa e... si ero preparata, si, me l'aveva detto il medico bastardo, ma quella prima manciata di capelli fu come una sberla a sorpresa!

Facendo i conti con l'oste, cambiano i parametri e quel che pensavi importante assume la consistenza di una vaga nebbiolina, mentre quel che neanche vedevi diventa motivo di meraviglia.

 

Quegli uccellini rompiballe che la mattina mi infastidivano con il loro chiacchiericcio ora cantano un inno alla vita, mentre lo sciabordare del mare è diventato sublime musica e il crepitare dei ciocchi nel camino parla direttamente alla mia anima, così saluto i miei capelli con un sorriso.

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