Le nove del mattino. Elena, girava il cucchiaino all'interno della tazzina, con la speranza che quella mezza bustina di zucchero di canna si sciogliesse, rendendo il caffè dolce come piaceva a lei. Continuava a fissarlo, mentre tutto attorno a lei scorreva già fin troppo veloce. Turisti assonnati che ciarlavano tra loro pianificando la loro giornata di ferie, lavoratori incazzati e come sempre di fretta e vecchi anziani pronti a sedersi in fila dal medico o intenti semplicemente a percorrere le stesse strade di ricordi ormai lontani e forse persi. Il cameriere, le passava di tanto in tanto vicino, mentre serviva altri tavoli e non poteva fare a meno di osservare quello sguardo fisso sulla tazzina, occhi spalancati di fronte tanta banalità e semplicità, occhi blu, così intensi da non pensare ad altro, tanto che, decise di distrarla chiedendole se stesse bene. Una azione, da parte sua, inutile, vana; non ebbe alcuna risposta, allora le toccò la spalla con una mano facendola trasalire. 

“Cosa vuole? non l'ho chiamata!”

“Mi scusi signorina, la stavo osservando ed ho avuto come l'impressine che non stesse bene”

“Ma che dice? non vede che sto cercando di sciogliere lo zucchero nel caffè?”

Il cameriere rimase sgomento sentendo quelle parole, erano ormai passati venti minuti; non aggiunse altro, le chiese di scusarlo e continuò nelle sue faccende. 

Elena, quasi trentenne, ricercatrice alla Sapienza, non pensava ad altro che a far sciogliere quella mezza bustina di zucchero di canna e mentre invano provava, la sua mente formulava quali ingarbugliate sequenze matematiche che solo lei sapeva, conosceva. Una giovane donna difficile, intelligente forse troppo, ed un uomo, che nonostante il suo interesse  veniva a mala pena considerato da lei. Quella giornata era iniziata così, seduta ad un tavolino in un bar a due passi dal Phanteon; poi, di punto in bianco, tirò su lo sguardo, si rese conto del mondo che le scorreva a fianco, fece cadere il cucchiaino sul tavolo, iniziò a sorseggiare il caffè e con lo scontrino in mano della consumazione appena fatto si alzò e si diresse verso la metro. Il cameriere, a bocca aperta, la vide andar via. Andò al tavolo, prese la tazzina sporca di caffè e si rese conto che la bustina di zucchero di canna era ancora lì, piena.

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