D'altronde toccava pagare quel riscatto, maledizione, così sudavo mentre le nostre ricerche andavano a vuoto il mattino seguente come uno sperone nella sabbia, ringhiose e disilluse, coi cavalli fiaccati da un sole che squagliava anche gli ultimi cactus di Armadillo, forza bello ancora un miglio coraggio, perché Marylil non ne poteva certo più di aspettare imbavagliata nelle sue paure, seduta a terra in una sudicia stanza a Tumblewoe, se andava bene, con uno schiaffo di capelli sudati e appiccicati alla guancia, o peggio in quel buco di Benedict Point, venti casupole perse attorno alla stazione, dove ormai non potevo farmi più vedere dalla storia del maniscalco, dopo che mi avevano incastrato come un pollo, muchacho te mato, aveva urlato la doppietta del padre convinto gli avessi montato la chica come un capo di bestiame marchiandola da dietro, laggiù fuori paese, nel punto in cui il San Luis si stanca di curvare e torna dritto e scorre attraverso il deserto come una promessa, come se per me esistesse qualcos'altro che l'incerta carezza di Marylil, mi querido amor, vaglielo a dire a quei gringos prezzolati unti di dollari sporchi infilati nei buchi dei materassi, a far da culla ai propri sogni tra i ruvidi canyon riarsi e collassati su loro stessi, lontano dal ricatto del sogno americano lungo la interstatale asfaltata verso sud e nord, soprattutto nord, tendendo disperatamente a nord in cerca del granturco piantato dal vento sui corpi abbandonati di città fantasma coperte di polvere, che se chiudi gli occhi lo senti il profumo del mais macinato farsi farina sotto la mola paziente, cuocere in una teglia imburrata di cornbread fino al punto giusto, quello che ogni donna riconosce a occhio come sua madre prima di lei, come Marylil felice che sforna il suo pane, che avrebbe voluto tanto farlo anche allora ma era legata e rinchiusa chissà dove da un figlio di cagna chiamato Ángelo Laredo Rua, latifondista infame che prima o poi avrei trovato e scannato come il porco che era, fottuto maiale, dai bel ronzino ancora un po' soltanto, ormai ci siamo, vedrai, ci siamo quasi

Rifiatavo in plaza Mesilla quando mio cognato si fece vivo una mezz'oretta dopo, accasciato sulla sella come un sacco del Pony Express. Si avvicinò senza fretta lungo la strada maestra del paese sporcata dalle ombre pomeridiane, hey amigo que pasa, sputò dalle gengive insieme a un impasto di saliva e sangue. Smontò quasi a peso morto. Venne fuori che era appena stato da sue vecchie conoscenze, tipi poco raccomandabili dei quali avrebbe fatto volentieri a meno ma che avrebbero potuto aiutarci. Ci sperava, lui, visto che aveva poco altro cui aggrapparsi coi suoi artigli spuntati. Non se la passava bene con Marylil, in giro si sapeva, un bisticcio qui caramba una cattiveria là puta finché avevano smesso di parlare senza neanche accorgersene, dunque era pronto davvero a tutto pur di riconquistare sua sorella, dare un colpo di spazzola, riscattarla dalla versione peggiore di se stesso e cominciare qualcosa di nuovo, fresco. Allora entrò in quell'emporio che lui sapeva in cerca della soffiata decisiva, lanciando due sacchetti di pesos sul bancone che non bastarono neanche con l'impegno a portarne altri non appena fosse finita quella tragedia, figurarsi, né tantomeno con la minaccia di un pugno sul grugno che subito degradò in azione scomposta, roba da circo, schivata per un pelo da José McPyle dietro al registratore di cassa, shit u crazy dude, con un grido d'aiuto al gemello Juan, come on, simile in aspetto ma due volte più carogna, ricercato dalla Pinkerton in sei contee tra New Austen e Amarino, il quale accorse con un coltellaccio da carne preso in fretta dalla vetrina del negozio. Raccontava, Felice, raccontava ansimante e incredulo di essere lì a dirmelo, non chiedermi cos'è successo dopo, tremava, non so giuro m'hanno pestato come una foglia di tabacco se capisci cosa intendo. Fatto sta che era sgattaiolato vivo dall'emporio con duecento pesos di meno e un'informazione vitale strappata a suon di botte: Marylil prigioniera al ranch MacForlate. Solo che le botte l'aveva prese tutte lui e c'era quasi rimasto secco. Non stava più in piedi che pareva fatto di melassa. Occupammo una camera in saloon per farlo riposare qualche minuto, medicarsi le ferite, cose del genere. In ogni caso, per assaltare il ranch avevamo bisogno che il buio calasse sulle nostre teste disgraziate, quindi per un po' stava bene lì dove l'avevo messo.

Col dito sporco e tagliuzzato pigiava sulla mappa un punto a sud-ovest appena fuori dal paese, quello del nostro destino manifesto, aqui amigo mira, sarà un miglio un miglio e mezzo guarda, ecco, qui dobbiamo finire. E i cavalli intanto portavano a destinazione i nostri culi massacrati da una vicenda che non si poteva annusare come sarebbe finita, giddap e briglia sciolta, sulla tangente di un cerchio che riuscivamo soltanto a sfiorare senza riuscire a bucare, accostando e poi allontanandoci dal cancello di quel ranch così penoso da trovare in mezzo a un quadrato di terra meschina e apatica, insolente con se stessa, fissata controvoglia persino dal freddo pallore delle stelle. Giravamo in tondo come bestie spazientite, quando finalmente la staccionata di legno del Tortuga ci venne sputata addosso dalla notte. Di fronte a noi uno stuolo di schiene enormi, immobili, appena imbiancate dalla luna. Una mandria addormentata di vitelli, giovenche, bovi, manzi, manzette, tori, vacche e balliotti, sorpassati lungo il sentiero che dal cancello portava al capanno centrale, stiamo attenti hombre certamente Felice non voglio mica tirare le cuoia, accolti gradualmente dal suono di corde vibranti, cos’è perdio questa musica, un bluegrass pacato e malinconico ad accarezzare il sonno senza sogno dei bovini prossimi al macello, ma che bella che è accarezzando il cane, la melodia delle prairies arse piangeva dal banjo di un tirapiedi di Ángelo, visiera a tre quarti sopra agli occhi, spiga di grano in bocca e nessuna voglia di combattere, claro, giù i ferri stranieri chi cercate è scappato un uccello gli ha soffiato il vostro arrivo e lui ha corso come il vento, capite, come il vento, mimando una folata in arpeggio. Fanculo

Spalancai la porta con un calcio e trovai Marylil imbavagliata a una sedia, ay!, fradicia di lacrime non appena la sciolsi con un grido di pancia. Ci guardammo negli occhi per dirci tutte le cose che andavano dette senza perdere tempo, muti, per due o tre secondi o forse dieci. Le accarezzai le labbra carnose screpolate dalla sete e rinsecchite come una spugna asciutta, corazón, sussurrandole che fuori c'era qualcuno venuto apposta per lei. Annuì stordita. Poi la lasciai sola con Felice, tutta tua amigo abbracciala piano, grazie, grazie davvero, non c'è di che dovere mio, per uscire a fumare un sigaro sotto al patio. La lampada appesa rischiarava un piccolo cono di buio intorno a me, debole ma piena di tepore, perché quella fiammella non ci stava proprio al ricatto opprimente della notte.

Tutti i racconti

2
4
29

📝 A Giada

26 June 2025

La luce del sole pomeridiano filtrava attraverso le foglie degli alberi, creando arabeschi dorati sul pavimento del piccolo caffè dove ci trovavamo. Di fronte a me, Giada sorrideva, i suoi capelli biondissimi incorniciavano un viso delicato e puro. Gli occhi chiari brillavano di una luce vivace, [...]

Tempo di lettura: 2 minuti

  • Lawrence Dryvalley: Letto, piaciuto. È proprio vero, amore e ragione sono come lo Yin e [...]

  • Rubrus: Be', sì. è un sentimento che non si può forzare, per [...]

0
0
12

Destabilizzazione (1/3)

26 June 2025

Mattia si stira. Pensa alla giornata che inizia. A volte l'ultimo sonno è angosciante. Giulia si è già alzata e sta trafficando in cucina. Non si preoccupa di far rumore. È l'ora di alzarsi. Mattia avrebbe voglia di un viaggio oltreoceano ma tra un'ora deve essere sul tram per il lavoro. Il lavoro [...]

Tempo di lettura: 2 minuti

7
16
37

Tempi moderni

25 June 2025

C.K. svoltò frettolosamente l’angolo e si bloccò osservando contrariato i due marciapiedi del vicolo. «Ci risiamo di nuovo» mormorò rivolto a sé stesso. «Comincia a diventare un problema!» Girò sui tacchi e proseguì a passo veloce sulla strada principale in mezzo alla folla dell’orario di punta. [...]

Tempo di lettura: 3 minuti

4
9
30

Le Sorelle: l’ira di Caterina 4/4

25 June 2025

L’indomani mattina Giulio si svegliò di soprassalto. Aprì gli occhi e le trovò tutte lì, in piedi intorno al suo letto. Nessuna parlava, ma lo osservavano con attenzione, come se lo stessero pesando con lo sguardo. La prima a rompere il silenzio fu Caterina. «Come ti chiami?» «Giulio». «Da dove [...]

Tempo di lettura: 4 minuti

2
1
23

Laguna rossa

-sentivo il sangue

24 June 2025

Sentivo il sangue tra le branchie perforanti d’inchiostro rosso cadaverico SentIvo il sangue immerso in quella doccia rinchiusa accasciata a terra immobile I miei occhi risvegliandosi sfocati di una luca fioca non credevano a quello che stava accadendo. violenza chiama violenza violenza [...]

Tempo di lettura: 30 secondi

5
5
16

Le Sorelle: l’ira di Caterina 3/4

24 June 2025

Capitolo 3: L'uomo dagli occhi gentili Il villaggio sembrava respirare con un ritmo più lento. L’aria era tersa, il cielo chiazzato di nuvole bianche, leggere come farina setacciata. Il suono regolare della sega nella bottega del falegname, il tintinnare dei secchi alla fontana e lo scricchiolio [...]

Tempo di lettura: 5 minuti

4
5
33

Evoluzione della scrittura: dalla scrittura arcaica alla scrittura moderna

Racconto un pò di storia della scrittura per coloro che scrivono.

23 June 2025

La scrittura, intesa come sistema di segni utilizzato per rappresentare la lingua parlata, ha avuto un'evoluzione significativa nel corso dei millenni, partendo dalle forme più primitive fino ad arrivare ai sistemi alfabetici moderni. Questo processo è stato influenzato da vari fattori, tra cui [...]

Tempo di lettura: 1 minuto

  • Ondine: Grazie

  • Dax: Bello...ora sarebbe bello un'analisi della scrittura orientale(cinese, [...]

5
5
26

Le Sorelle: l’ira di Caterina 2/4

23 June 2025

Capitolo 1: Il villaggio Il mattino saliva piano dal fondo della valle, portando con sé l’odore di legna bruciata e di pane in cottura. Le case del villaggio erano basse, annerite dal fumo, con i tetti rabberciati e le imposte ancora chiuse. Ma non c’era silenzio. Non era un villaggio morto. [...]

Tempo di lettura: 5 minuti

4
5
46

Le Sorelle: l’ira di Caterina 1/4

22 June 2025

Prologo Campo militare austro-ungarico – Tenda dello Stato Maggiore Il telo della tenda si gonfiava appena, sfiorato da un vento freddo. All'interno, tre ufficiali sedevano attorno a un tavolo ingombro di mappe. Il giovane soldato davanti a loro tremava. L'uniforme era lacera, la fasciatura all'avambraccio [...]

Tempo di lettura: 5 minuti

3
4
29

Il Natale è una cosa per grandi

22 June 2025

Nel buio della sua stanza, il bambino, o meglio, quello che fino a poco tempo prima era un bambino, fissava il soffitto. Dal soggiorno arrivavano voci smorzate, risate adulte che sembravano voler convincere loro stesse della propria allegria. Aveva chiuso gli occhi da tempo, ma non dormiva. Sapeva [...]

Tempo di lettura: 1 minuto

  • Ondine: Dolce. L'ho fatto anch'io! Ma scherziamo? Troppo bello credere a Babbo [...]

  • zeroassoluto: Ovunque, in tutte le civiltà, c'è sempre uno o più [...]

5
6
32

Oltre la nebbia(2/2)

In un paese in cui non si vede oltre un palmo dal naso

21 June 2025

Sophia non si piegava. Aveva capito che l’ignoranza non era solo mancanza di conoscenza: era una difesa, una paura profonda del cambiamento. La nebbia proteggeva Villacava. Difendeva dal rischio di scoprire che esisteva qualcosa di più grande e più complesso oltre i suoi vicoli ciechi e i confini [...]

Tempo di lettura: 2 minuti

  • Lawrence Dryvalley: Esordio di tutto rispetto. mi è piaciuto. Condivido complimenti e appunti [...]

  • Dax: la metafora è bella, anche se non nuova. In effetti, l'ignoranza [...]

3
13
37

Girabuio 4/4

21 June 2025

Irving Crane non vide la fine del processo. Lo trovarono stecchito nel giardino, una mattina. Dopo lo scavo, alcuni girasoli erano ricresciuti e, a sentire qualcuno, Irving ne aveva strappato uno e aveva usato il gambo per impiccarsi… la maggior parte però diceva che non era possibile. Il gambo [...]

Tempo di lettura: 4 minuti

Torna su