“Ha preso tutto? Non dimentica nulla?” chiese l’autista accendendo il motore.
“Nulla di nulla, caro, possiamo andare” rispose il dottor William Seaman finendo di infilarsi i guanti ed appuntandosi sopra la giacca la bella spilla della sua associazione umanitaria “Voglio che il Presidente la noti e che la notino anche le telecamere. È tutta pubblicità!”
“Sicuro” fece il guidatore “male non farà”.
Il dottor William Seaman era stato un importante medico che nel corso della sua carriera aveva curato molti personaggi illustri e uomini politici importanti ma, stufo di quella fama e di quell’ambiente, aveva deciso di dedicare tutto se stesso alle cause umanitarie. Aveva perciò impegnato buona parte delle sue risorse finanziarie e delle sue conoscenze nella costituzione di un’associazione benefica con cui aveva potuto dedicare gli ultimi vent’anni di lavoro alla cura della popolazione delle zone più disagiate del mondo. 
Ritiratosi ormai da anni per sopraggiunti limiti di età, aveva lasciato tutto il suo patrimonio all’associazione da lui creata, riservandosi solo quel tanto che gli consentiva di vivere più che dignitosamente in una casa di riposo per persone facoltose.
Quel giorno era particolarmente emozionato perché stava recandosi nella capitale per incontrare il Presidente del paese che gli avrebbe consegnato un’importante onorificenza.
“Finalmente il governo riconosce la causa a cui ho dedicato tanto tempo” diceva il dottore mentrela macchina usciva dal cortile della casa di riposo e si immetteva sulla strada “anche se temo che questo premio mi venga dato più per via del mio nome che per quello dell’associazione.”
“Su di questo non si preoccupi” gli disse il conducente per rinfrancarlo “Il titolo conferito dà comunque prestigio alla sua battaglia. In più, se non sbaglio, c’è anche una sorta di riconoscimento in denaro”.
“Assai modesto!” sospirò il dottore “Ma ha ragione lei, meglio che niente. Oltretutto, ho pure avuto l’opportunità di avere un breve colloquio in privato con il Presidente e non mancherò di mettere una buona parola”.
“Potrà parlargli in privato? Lei e lui da soli? Beh, non è cosa da poco, non è da tutti …”
 “Già e confesso che sono parecchio in ansia. Questa notte non ho chiuso occhio. Il Presidente per me è un gran d’uomo”.
“Oh, pensavo che lei odiasse i politici” rispose l’autista guardandolo dallo specchietto retrovisore “Questa sua affermazione mi sorprende”.
“Già” rispose il dottore sorridendo “Vede, nonostante il mio disprezzo per quel mondo e per i politici in generale, confesso che ho sempre avuto molta stima del nostro attuale Presidente.
Lui è un po’ più giovane di me e l’ho seguito fin da quando ha mosso i primi passi in politica. Posso dire di essere un suo sostenitore della prima ora, anche se non ho mai avuto il piacere di incontrarlo”
Il dottore trasse un lungo sospiro “E ora che quest’incontro sta finalmente per avvenire, confesso di non stare più nella pelle. Il tempo sembra non passare mai”.
“Stia tranquillo” disse l’autista con un sorriso mentre imboccava l’autostrada “Quando si desidera tanto una cosa succede sempre così all’inizio. Ma vedrà che in men che non si dica si troverà faccia a faccia con il Presidente”
“Speriamo” rispose il dottore mentre chiudeva gli occhi “Allora intanto proverò a riposare un poco”
“Buon riposo” disse il guidatore mentre chiudeva il divisorio.
“Grazie. E a lei buona guida”.
L’autista aveva avuto ragione. Senza neanche rendersene conto era arrivato al palazzo presidenziale, aveva espletato tutte le misure di sicurezza, aveva seguito gli intendenti attraverso le diverse stanze, si era accomodato per il discorso del presidente, aveva ricevuto l’onorificenza, fatto le foto di rito e stretto mani importanti e influenti.
E ora se ne stava lì, seduto su una comoda poltrona damascata ad aspettare il capo dello stato per quel breve colloquio che aspettava da così tanto tempo.
L’emozione gli faceva tremare le mani e nell’attesa provava a ripassare il discorso che avrebbe voluto pronunciare ma che in quel momento non riusciva a ricordare.
Pochi minuti dopo, la grande porta di destra della stanza si spalancò ed entrò un uomo coi capelli completamente bianchi che sfoggiava un elegante abito a doppio petto ed un sorriso smagliante.
Si avvicinò al dottore che si era alzato ad accoglierlo con la mano tesa e gliela strinse calorosamente: “Caro dottor Seaman” esordì il Presidente “E’ un vero onore conoscerla”.
“L’onore è tutto mio signor Presidente. È da così tanto tempo che … che … che volevo conoscerla che ora non so da dove cominciare e …”
“Iniziamo con il sederci” disse il presidente indicando al dottore la poltrona e mettendosi seduto a sua volta.
“Su, si rilassi, faccia come se stesse parlando con un vecchio amico” disse il presidente continuando a sorridergli. "Come le dicevo, anch’io sono molto onorato di fare la sua conoscenza. Conosco la sua fama e il suo lavoro come medico e mi permetta di dire che tutto il paese deve essere onorato di avere tra i suoi abitanti un uomo del suo calibro. E per dimostrarle la mia ammirazione mi permetta, a titolo puramente personale, di farle un piccolo dono”.
Il Presidente prese il piccolo cofanetto in legno posato sul tavolino davanti a loro e lo porse al suo ospite visibilmente commosso.
“E’ un piccolo portaoggetti di lavorazione artigianale, prodotto da una bottega qui vicino. Sono molto bravi e lavorano principalmente su commissione. Questo l’ho fatto fare apposta per lei, infatti sul fondo ho fatto scrivere il suo nome”.
“Presidente” disse il dottore con la voce strozzata “Non so che dire … è troppo”
“Suvvia” disse il presidente dandogli una pacca amichevole “E’ ben poca cosa rispetto a quello che lei ha fatto, mi creda”
“No, non mi merito tanto. Purtroppo non mi aspettavo una cosa del genere e non ho pensato di portarle qualcosa con cui ricambiare … però posso darle la mia spilla dell’associazione, se l’accetta. È la prima che abbiamo fatto fare. Anch’essa è un pezzo unico”.
“No, non posso accettare” disse il Presidente con sincera commozione “Sarebbe troppo”.
“La prego” disse il dottore con voce tremante “Mi faccia anche quest’ultimo dono. Non ho mai avuto il piacere di conoscerla prima di oggi ma l’ho sempre sostenuta. Non scherzo quando dico che lei ha reso migliore questo paese. Darle questa spilla sarebbe per me un onore, oltreché” aggiunse sorridendo “una bello sponsor per i nostri progetti”
“Ahahah” disse il Presidente compiaciuto “Allora in questo caso accetto”.
“Sono contento” sorrise il dottore mentre si asciugava gli occhi umidi con un fazzoletto.
“Posso solo chiederle di staccarla lei dalla giacca? Come vedo non riesco a smettere di tremare.”
“Certamente” fece il Presidente mentre staccava la spilla e se la apponeva sulla giacca.
“Ma si sente bene?”
“Si si non si preoccupi” rispose il dottore “È solo l’emozione.”
“Forse fa troppo caldo qua dentro” disse il Presidente “Bisognerebbe aprire un po’ la finestra.”
Effettivamente si accorse che stava sudando e che il nodo della cravatta cominciava a stargli un po’ stretto. “Vuole un bicchiere d’acqua?”      
“Nulla di nulla, grazie” rispose l’uomo anziano con fare tranquillo “Lei piuttosto è sicuro di star bene? La vedo un po’ sudato …”
“Mah, non so deve essere il caldo che c’è qua dentro. Mi è anche venuta sete. Ora faccio portare un po’ d’acqua”.
“Chiami pure chi vuole, ma l’acqua non la salverà dalla morte che l’attende.”
 William Seaman aveva smesso di tremare e il suo tono si era fatto severo.
“Ma che sta dicendo?” disse il Presidente mentre si teneva il collo della camicia e cominciava a respirare male.
Seaman gli indicò un punto della sua giacca.
“La spilla che le ho dato era imbevuta di un veleno potentissimo che fa subito effetto. Toccandola, le sue mani si sono imbevute di tale sostanza che ora le è entrata in circolo. Non si preoccupi comunque, tempo cinque minuti e tutto sarà finito”.
Il Presidente si guardava le mani, incredulo.
“Maledetto vecchio, ma come ti sei permesso? Ma non … la farai franca, ti farò … cough cough … arrestare maledetto bastardo! Aiuto! Aiuto!”
Cercò di gridare, ma si rese conto che ormai la sua voce era ridotta a un sibilo.
“E’ inutile che cerchi aiuto, non ti può sentire nessuno, ma stai tranquillo, quando sarai morto darò io l’allarme. Ti daranno sicuramente una degna sepoltura”.
“E tu credi di farla franca? Come farai a uscire indenne da qua?”
“Sembrerà che tu sia morto d’infarto mentre stavi parlando con me. Questo veleno sparisce nel giro di una mezz’ora e non lascia alcuna traccia. La tua morte sembrerà in tutto e per tutto un attacco di cuore. Inoltre …” aggiunse Seaman alzandosi in piedi e guardando la sua vittima dall’alto verso il basso “anche se mi accusassero e mi ammazzassero non me ne importerebbe nulla. Ho più di novant’anni e prima di lasciare questo mondo desideravo solo una cosa: ucciderti, finendo così il mio lavoro.”
“Il tuo lavoro?” il Presidente era ormai pallidissimo e la sua voce si udiva appena “Che cosa stai dicendo?”
“E’ presto detto.” Seaman continuava a fissarlo con uno sguardo di pietra.
“Tanti anni fa mi fu assegnato il compito di ucciderti. Fui scelto io non solo perché ero bravo ma anche perché la mia copertura di medico famoso mi rendeva più facile avvicinarti. Tu allora muovevi i primi passi, eri un giovane astro nascente ma già facevi paura a molta gente che aveva deciso di  toglierti di mezzo. Purtroppo, il piano che avevo preparato fallì perché tu ti rompesti un braccio e non potesti presenziare alla partita inaugurale del campionato di football. Ti ricordi?"
“La sostanza tossica trovata in uno degli armadietti negli spogliatoi dello stadio!” esclamò il presidente sbarrando gli occhi “… l’avevi messa tu!”
“Quella frattura … chissà quanto l’hai maledetta ma ti ha permesso di vivere più di quarant’anni. Purtroppo, quel ritrovamento aveva sollevato un gran polverone e aveva mandato tutto all’aria. Gli stessi mandanti si sono tirati indietro. Per mia fortuna hanno incolpato il giocatore proprietario dell’armadietto e le indagini non sono andate avanti. Io nel frattempo cambiai aria e iniziai a fare il medico in giro per il mondo mentre tu hai potuto continuare la tua carriera brillantemente, arrivando fino alla poltrona più prestigiosa. Fino a ora”
Seguirono attimi di profondo silenzio, interrotti solamente dal respiro sempre più faticoso del Presidente.
Infine, il politico chiese con forza “Perché?”
“Perché cosa?” rispose Seaman ritornando vicino a lui “Perché l’ho fatto?”.
“Perché … se i mandanti si erano tirati indietro … dopo tanti anni … non capisco …”
“Oh” fece il dottore sorridendogli “Non certo per ideologia o per odio nei tuoi confronti. Semplicemente perché ho sempre portato a termine il mio lavoro. Questo era l’unico incarico che mi era rimasto in sospeso. Chiamala etica professionale se vuoi."
Poi mostrandogli un ampio sorriso:"Ora posso finalmente andare in pensione sereno”.
“Fanculo!” fu l’ultima cosa che il Presidente disse prima di spirare.
Il dottor William Seaman rimase a guardarlo per qualche secondo ancora. Poi lentamente si avvicinò alla porta della stanza e ritornando nella parte, la spalancò urlando con voce tremante agli intendenti “Presto venite! Chiamate un’ambulanza! Il Presidente si è sentito male.”   
  

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