Non era mai riuscito a scrivere una canzone perché non aveva imparato a leggere la musica o meglio riusciva a leggere doremifasollasi ma non riusciva a comprendere come quelle note potessero diventare suono nello strumento di cui era innamorato: il violino. Ne aveva comprato uno didattico di pochi euro ma lo stridore dell'archetto da lui provocato con le corde lo scoraggiava  sempre più,

Allora, posto lo strumento nel salotto come soprammobile,   aveva tentato di giocare con le note. Ma nulla. Il pentagramma sembrava un colabrodo più che una scrittura di un compositore. Era veramente deluso. Eppure pensava, sì, lo sentiva dentro di sè, pensava che senza la musica non avrebbe potuto vivere, con i suoi colori, con le sue magie. Cosa sarebbe mai sta la sua vita se le avessero spento il sogno della musica? Pertanto, una volta, gli fu regalato un karaoke, un microfono, un amplificatore ed un canestro di file musicali delle canzoni più famose del momento. C'erano tutte, dai successi anni sessanta, ai mostri sacri della canzone,  ai neo melodici napoletani. Tutti in una cartella. Ci vuole pure coraggio ad esibirsi senza alcuna preparazione ma l'entusiasmo di fare musica, di sentire aprire l'anima alle note e alle parole lo rendeva felicissimo. Cominciò così  a cantare, a provare. E si accorse che la sua voce era un velluto nelle notti di luna, una dolce compagnia nelle sere di sconforto. E si scoprì cantante. Fu così che la musica lo avvolse tanto d'entusiasmo, che lo studio, la passione lo portarono un giorno  a vincere un Festival canoro senza alcuna difficoltà. L'anatroccolo si era trasformato in cigno reale e volava nelle notti stellate, inseguendo quelle note che un giorno lo avevano deluso strumentalmente ma che ora erano tutta la sua vita grazie al canto ala sua voce strumento e alla sua emozione. Capì che un cantante è interprete dell'anima e l'esecutore dell'emozione di tutti coloro che lo ascoltano.

 

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