Ci aveva pensato a lungo, provando a ripercorrere nella mente le strade solcate e le direzioni intraprese nel suo andare per il mondo.

Non sapeva di preciso quando fosse successo e non capiva quale fosse la ragione, ma ormai il suo cammino era diventato faticoso e difficile.

Non era sempre stato così: in effetti c’era stato un tempo in cui i suoi passi erano leggeri come il vento al punto che aveva cominciato a credere che fosse davvero possibile costruire una scala per andare a dipingere il cielo.

Aveva a lungo raccontato a sé stessa che prima o poi avrebbe trovato la forza per ritornare a costruirla quella scala e che in fondo aveva soltanto bisogno di tempo.

La verità però era che giorno dopo giorno aveva iniziato a raccogliere pietre per la strada. All'inizio erano pietroline piccole e leggere dai colori e dalle forme differenti.

Le raccoglieva lungo il suo cammino e quasi senza pensare le metteva nelle tasche, convinta che prima o poi sarebbero servite.

I giorni passavano e lungo il suo cammino lo sguardo non era ormai più puntato verso il cielo e l’orizzonte poiché la sua testa era china ad osservare la strada e man mano che vedeva le piccole pietre con pazienza le raccoglieva e le metteva in tasca.

Ma col passare del tempo il peso aveva iniziato ad aumentare e le pietre avevano iniziato a "sbatacchiare" nelle tasche producendo un rumore di fondo che giorno dopo giorno diventava sempre più assordante.

E poi era arrivato il momento in cui le persone intorno a lei avevano udito il rumore delle pietre ed avevano pensato che, dal momento che era così brava nel sostenerne il peso forse potevano dare a lei anche le loro.

E così le pietre erano aumentate e non solo nel numero: erano infatti aumentate anche le dimensioni e piano piano al posto delle pietre, aveva iniziato ad avere le tasche piene di sassi, sempre più grandi e pesanti.

Ma lei non se ne preoccupava e continuava ad andare avanti, fiduciosa e fiera poiché sapeva bene di essere forte.

Era difficile camminare sotto il peso di tutti quei sassi e così alla fine era arrivato il momento in cui la donna era stata costretta a fermarsi per riposare un po’, sedendosi sul ciglio della strada, le spalle curve per la fatica accumulata.

E mentre era lì che riposava la gente intorno a lei aveva pensato che probabilmente, dal momento che era ferma, non sarebbe stato un gran problema affidare a lei altri sassi.

Si sentiva ormai esausta e sentiva di non avere più la forza di trasportare tutto quel peso e così si addormentò.

Ma le persone intorno a lei non capivano la sua stanchezza. Era ormai molto tempo che le consegnavano i loro sassi, e lei li aveva trasportati con tenacia e grande impegno.

E poi, in fondo, tutti sapevano che lei era forte e quindi nessuno si preoccupava della sua fatica perché era come se fosse sempre stato così.

Ed i sassi divennero macigni. E piano piano costruirono intorno a lei delle mura.

Quando la donna si svegliò guardando intorno a sé vide che era ormai circondata da un muro alto e spesso, praticamente invalicabile.

Il tempo passava e la donna aspettava.

Ed il muro diventava sempre più alto e sempre più spesso.

Raccontava a se stessa che se avesse voluto avrebbe potuto uscire da quelle mura quando voleva… ma la verità era che si sentiva troppo stanca per farlo.

E forse, dopotutto, pensava di non esserne più capace.

E poi accadde.

Fu in un giorno di primavera: una brezza gentile accarezzava i capelli della donna, mentre il tiepido sole del mattino proiettava sul muro giochi di luce cangianti.

Fu proprio quel giorno, un giorno come un altro, che una piccola piantina si intruffolò attraverso una crepa nel muro grande e spesso.

Esile e delicata la piantina fece capolino, tenera e verde in mezzo al grigio della pesante barriera.

Nel vedere quel piccolo germoglio colorare il grigiore della fredda pietra qualcosa si risvegliò nell’animo della donna.

E pian piano iniziò a pensare che sì, forse poteva.

Forse poteva provare a uscire fuori da quel muro e respirare.

In fin dei conti ci aveva già provato a costruire una scala per dipingere il cielo.. forse quella scala poteva ancora costruirla.

Magari perché no per farlo poteva usare i sassi che riempivano le sue tasche.

E così iniziò a tirare fuori i sassi dapprima piano piano, poi sempre più velocemente.

E ad ogni sasso che tirava fuori la donna si sentiva sempre più leggera.

Cominciò a ridere e man mano che rideva continuava a svuotare le sue tasche da tutto il peso che per anni si era portata dietro.

Rideva e svuotava.

Svuotava e rideva.

Finché ad un tratto, sollevando lo sguardo, si accorse di guardare il muro dall’alto.

Proprio così! Stava volando!

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