Sensazioni e pensieri sono la stessa cosa.
È che non mi convince che il pensiero sia razionale, non mi convince la parola razionale.
Razionale è allora un concetto con poche regole, un pensiero veloce e pratico alla sopravvivenza. Razionale invece dovrebbe essere tutto ciò che noi abbiamo, il motore incessante di dubbio e prova. La razionalità per esempio può accogliere l’irrazionale, confermandosi.
Cosa mai può esserci di irrazionale?
Ma ritornando al discorso dei pensieri e come essi siano un tutt’uno con le sensazioni, penso al dato sicuro che siano almeno la manifestazione di esse e che effettivamente ci sono certi pensieri che vengono eruttati nella mente e che quindi vengono inevitabilmente pensati. Ma penso anche alla passività con cui noi vediamo lo svolgersi dei nostri pensieri, e i giudizi su di essi, parlo della coscienza limpida e chiara che sembra solo riflettere le cose di questo mondo, ossia tutto ciò che non è lei, senza avere un ruolo che può essere definibile attivo. Io allora nelle cose di questo mondo ci metto “immezzo” anche i pensieri al pari delle sensazioni cosicché non ci sia nessun pensiero attivo prodotto per libero arbitrio.
Si tratta allora forse della questione del libero arbitrio?
Parlando di questo mi è venuto in mente che qualcosa dovrà pur sostituire il posto mancante, ossia quella che più comunemente intendiamo per coscienza, quella in grado di riflettere ma anche di interagire e giudicare.
Infatti anche se fosse una verità certa, comunque proveremo la lucidità che ci farà sentire neutri davanti a tutto. La lucidità è una cosa scomoda per la mia affermazione in quanto per fondamenta essa non può essere influenzata dalle sensazioni. La lucidità è percepita come caratteristica essenziale della coscienza, ma essa si può chiamare anche ragione, il razionale che come detto prima sfocia nell’irrazionale, confermandosi. Il posto mancante riguarda ciò che sentiamo di avere oltre la nostra persona e il nostro carattere, ma alla fine è proprio questa lucidità a spingere l’affermazione di non essere io a dirigere l’orchestra.
Dove è che si colloca allora questo pensiero fra tutti gli altri?
Ora più che mai mi sento attaccato all’idea che pensiero e sensazione siano davvero distinti e che ho finalmente colto un’aspetto della mia mente che non è stato influenzato da qualcosa, eppure lo stesso concetto può assumere una forma diversa in una persona diversa e anche se fosse condivisibile rimarrebbe comunque lo stile.

 

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