Il furgoncino bianco con le scritte blu procedeva lento nel traffico, diretto verso l'ospedale. Enrico guardò l'orologio sul cruscotto. Lo stavano già aspettando. Era infatti un'emergenza e non un rabbocco programmato. 

"Si vede che ci sono stati dei problemi” pensò, qualche perdita magari. La risonanza magnetica nucleare (RMN)  è una strumentazione molto delicata, i magneti vanno tenuti a temperatura bassissima e per questo serve l'elio liquido, che bolle a -269 °C. Ripassò mentalmente la lista di controllo dei dispositivi di protezione che doveva indossare durante l'operazione: guanti criogenici, visiera/facciale, scarpe protette e grembiule isolante. Aveva tutto. La procedura di carico la sapeva a memoria, il dewar che conteneva l'elio liquido era praticamente nuovo. Vide il cartello che indicava la distanza dall'ospedale, 1000 metri, questione di uno o due minuti. In teoria, Vide una lunga colonna. 

"Mai vista così tanta coda in questa zona, deve essere successo qualcosa" mormorò sottovoce. Erano piantati, macchine ferme, suoni di clacson. Dopo un po' suonò il cellulare, attivò il vivavoce. Era la sua ditta.

"Ma dove sei? Ha chiamato l'ospedale, serve urgentemente l'elio liquido, avresti già dovuto essere arrivato ormai".

"Sono bloccato a circa un chilometro, macchine ferme, non posso far niente”. 

"Inventati qualcosa, tira fuori un fazzoletto, fai capire che devi passare”. 

Una parola, non c'era assolutamente spazio. "No, proseguo a piedi, avvertite che tra un quardo d'ora sarò lì”. 

Parcheggiò alla carlona, scaricò il dewar carrellato, prese la borsa con i vestiti protettivi. A circa metà strada vide un'ambulanza parcheggiata di traverso, una moto a terra e gli infermieri che stavano assicurando un uomo sulla barella. Arrivò in ospedale, lo circumnavigò per arrivare all'area dov'era installata la risonanza. Bussò alla porta di servizio, gli aprirono subito.

"Presto, presto”. Enrico indossò i dispositivi e con mosse esperte e rapide caricò l'elio, controllando continuamente l'assenza di perdite. Terminata l'operazione alzò il pollice per comunicare al personale che la macchina era pronta. Il tecnico rispose con lo stesso segno, controllò il monitor dello strumento, si assicurò fosse tutto a posto. Due infermieri entrarono con una barella ed Enrico, che stava controllando assieme al tecnico al di là del vetro che il livello dell'elio andasse bene, si accorse che erano gli stessi visti poco prima. 

"Si tratta dell'incidente vicino all'ospedale? Mi sembra di riconoscere gli infermieri”. 

Il tecnico rispose “Sì, sei arrivato giusto in tempo, devono decidere se operarlo o no, per questo serve la risonanza urgente. Manovrò la macchina, l'uomo entrò nel tunnel. Enrico non sapeva leggere quelle immagini, ma il tecnico sembrava non avere dubbi. 

”È stato fortunato, non mi sembra ci siano danni cerebrali. Comunque è il medico che confermerà". E preparò la cartellina mentre stampava tutte le immagini e le salvava sul server dell'ospedale.

Lo sguardo di Enrico cadde distrattamente sulla mano del tecnico che scriveva in stampatello il cognome del motociclista. Il suo. Poi il nome e la data di nascita.

"È mio fratello” disse con tono monocorde.

Il tecnico lo guardò sorpreso. "E lo dici così?  Avverto subito gli infermieri così vai a salutarlo" e fece per alzarsi. Enrico lo fermò con una mano sulla spalla.

"Lascia stare. Non lo sento da quando ha sposato la mia ex moglie. Strade separate, non basta avere lo stesso sangue per riunirle".  Prese la borsa e spinse il carrello col dewar fuori dalla porta. "Alla prossima”.

Il tecnico lo seguì con lo sguardo per qualche istante, perplesso. "Non sono affari miei" pensò, "ma…”. Scosse la testa e approntò lo strumento per il paziente successivo.

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