III

 

Rosa si svegliò di colpo, il cuore che le martellava nel petto come se volesse sfuggirle. La stanza era avvolta in una luce pallida, quasi irreale, e il silenzio all’esterno le appariva anormale, opprimente. Il villaggio sembrava trattenere il respiro. Poi, i ricordi della notte precedente la travolsero, facendola rabbrividire. Si tirò su a sedere, stringendo la coperta tra le dita tremanti, come se fosse l’unica cosa che la tenesse ancorata alla realtà.

«Maria...» sussurrò, la voce roca e spezzata dal sonno, ma anche dal terrore che cercava di soffocare.

Maria era già in piedi, inginocchiata vicino al fuoco. Preparava qualcosa in silenzio, ma si voltò subito, incontrando gli occhi di Rosa con uno sguardo cupo.

«Devo andare,» mormorò Rosa, la paura che le premeva addosso come una morsa. Scostò di colpo la coperta e cercò di alzarsi, il corpo ancora debole per lo sforzo. «Devo vedere cosa è successo ai miei... Non so se stanno bene, se sono... ancora vivi.»

Maria lasciò che le parole di Rosa si disperdessero nel silenzio per un attimo, il volto segnato dalla stanchezza ma anche da una determinazione incrollabile. Si avvicinò lentamente, come per darle il tempo di calmarsi.

«Rosa, non puoi uscire ora. Gli imperiali sono ancora nei dintorni. Non è sicuro.»

«Ma io devo saperlo!» La voce di Rosa si spezzò in un grido disperato. Si alzò di scatto, quasi inciampando, il petto che le bruciava di dolore e impotenza. «Non posso restare qui senza sapere!»

Maria la prese per le spalle, con delicatezza ma anche fermezza. Gli occhi di Rosa incontrarono i suoi, pieni di una compassione che le fece male.

«So quanto sia difficile,» disse Maria con voce calma, quasi un sussurro. «Ma c’è qualcosa che devi sapere prima.» Fece una pausa, come se stesse scegliendo con cura le parole. «Devo parlarti delle "Sorelle".»

Rosa la fissò confusa, il respiro affannato. Il suo cuore correva, ma la menzione di quel nome le fece sollevare un sopracciglio. «Le... "Sorelle"?»

Maria annuì e lasciò andare le sue spalle, facendo un respiro profondo. «È un gruppo che abbiamo formato, noi donne del villaggio. Ci proteggiamo a vicenda: vecchi, donne, bambini... Difendiamo chi non può difendersi dalle violenze degli imperiali. Non siamo molte, ma siamo determinate. E tu... voglio che tu ne faccia parte.»

Il cuore di Rosa batté ancora più forte, ma per un altro motivo ora. Guardò Maria con esitazione, la mente divisa tra la necessità di agire e il desiderio di ritrovare la sua famiglia.

«Ma... io devo trovare i miei,» balbettò, i pensieri che le correvano veloci. «Non posso aspettare. Non posso restare qui mentre loro potrebbero essere in pericolo.»

Maria fece un passo indietro, abbassando lo sguardo come in riflessione. Poi lo rialzò, risoluta. «Incontra prima le altre,» suggerì con dolcezza. «Parla con loro. Poi deciderai. Ma sappi che non ti lasceremo mai andare da sola.»

Un rumore leggero alla porta interruppe la conversazione. Rosa si voltò di scatto mentre cinque donne entravano nella stanza una dopo l’altra, il loro passo deciso ma silenzioso. C’era una forza invisibile che le legava, una sorellanza nata dalla sopravvivenza.

Maria iniziò a presentarle. «Giuseppina,» indicò una giovane donna dai capelli corti e lo sguardo duro, non più di ventidue anni. «È la nostra tiratrice. Suo padre era un carabiniere, e le ha insegnato a sparare da quando era bambina.»

Giuseppina si strinse nelle spalle, con un sorriso di sfida. «Eh, voleva un figlio maschio, ma si è dovuto accontentare di me,» disse con ironia.

Maria continuò, indicando una donna più matura, dai modi sereni e calmi. «Caterina era un’insegnante. Sa mantenere la calma in ogni situazione.»

Caterina annuì con un sorriso rassicurante. «A volte non serve solo la forza. Bisogna usare la testa. E quando qualcuno è ferito, so come curarlo. Le erbe che conosco ci salvano spesso.»

Elena fu la prossima. Una donna di ventiquattro anni, con una bellezza disarmante e uno sguardo di acciaio. «Gli uomini mi hanno sempre considerata solo un corpo,» disse con voce aspra, mentre afferrava un coltello dalla cintura e lo scagliava contro un tronco vicino. La lama si conficcò con precisione millimetrica. «Ma non sanno cosa li aspetta.»

Maria sorrise e indicò Teresa, una donna energica, dai ventotto anni portati con leggerezza. «Si muove come un’ombra nei boschi e prepara trappole che lasciano i nemici disorientati.»

Teresa fece una smorfia scherzosa. «Meglio disorientati che con un dito sul grilletto, no?»

Infine, Maria indicò una donna robusta, dalle mani callose e lo sguardo fiero. «Luigia. È la nostra forza. Non si piega davanti a nessuno.»

Luigia annuì, il viso severo. «Ho perso troppo nella vita per farmi abbattere ora,» disse con una voce profonda che sembrava scuotere la stanza.

Rosa osservò quelle donne, il cuore ancora pesante per la preoccupazione, ma sentì anche una scintilla di ammirazione accendersi. Erano forti, unite, pronte a difendere il loro mondo.

«Farò parte delle "Sorelle",» disse infine, sentendo una determinazione crescere in lei. «Ma prima devo trovare la mia famiglia. Vi prego, aiutatemi.»

Maria la guardò, con una complicità appena accennata. «Non andrai da sola, Rosa,» disse con un sorriso. «Le "Sorelle" non lasciano nessuno indietro.»

 

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