Mammoth Cave, Kentucky, 2025.
Il bottone ritrovato vicino ai piedi del masso piatto aveva incoraggiato una ricerca che aveva dato i suoi frutti. Umidità e temperatura di quell'anfratto avevano favorito una buona conservazione dei materiali ritrovati. Hood li aveva disposti ordinatamente, come le pedine di una dama, sopra un telo grigio  steso a terra. Frank Carusino aveva fotografato una pipa di terracotta con lo stelo spezzato e il fornello sfondato per metà, una piccola moneta annerita dal tempo e una catenella arrugginita, forse usata per agganciarci un orologio da taschino.

 

Brownsville, Kentucky, inverno 1835.
Il mercante d'arte si era avvicinato ad Alvaro Duncan. Farfugliò qualcosa all'orecchio dello schiavista che sorrise compiaciuto, poi camminarono insieme per raggiungere l'ufficio dello sceriffo Nolan: avevano una denuncia da presentare. 
Il processo, sommario, aveva bollato Sammy Simpson come soggetto pericoloso incline a delinquere e fiancheggiatore dei cospiratori schierati contro lo stato del Kentucky e degli Stati Uniti d'America. 
L'anno di gattabuia patito coincideva con il peggiore della sua mediocre esistenza. Rimase confinato in una prigione umida, buia, frequentata da topi e scarafaggi che la fame, qualche volta, trasformava in un  ributtante pasto. Ma era tornato libero, libero e votato alla vendetta.
Non era stato difficile risalire al mercante d'arte. Si era coperto il viso con un fazzoletto annodato dietro al collo e aveva atteso che Geremia Tilmann, impiegato presso il tribunale di Bowling Green, rientrasse a casa. Gli aveva puntato un coltello alla gola e estorto il nome del suo accusatore: Arnold Turney. Arnold Turney? L'ex compagno di bottega al quale doveva ancora 45 dollari? 
Si piazzò come qualche tempo prima nei pressi dell'imbarcadero. I dipinti esposti sopra  i cavalletti riproducevano adesso  paesaggi bucolici e scorci del Green River. Non era lo stile che amava ma aveva un urgente necessità di raccattare qualche soldo: avrebbe dato alla gente quel che voleva la gente. Non poteva permettersi una stanza, tantomeno una casa e si accomodò così in una spelonca secondaria inserita nella ciclopica Mammoth Cave, diventata una dimora per gente allo sbando come lui.

 

Mammoth Cave, Kentucky, 2025.
Il professor Sebastian Hood, alle prese con la terza tessera di quel misterioso mosaico, si armò di una lampada a luce ultravioletta per evidenziare i pigmenti non visibili ad occhio nudo. Versò qualche goccia di anacrosina sulle setole di un minuscolo pennello con il quale accarezzò delicatamente il sasso che stava analizzando. Accese la lampada e sorrise soddisfatto. Ciò che era emerso gli pareva chiaro, chiaro e disturbante.
Frank Carusino scatto subito una foto con la Kodak appesa al collo, Clarissa Walker si portò una mano alla bocca e un 'Uh...' mormorato dai loro colleghi spezzò il silenzio della grotta.

 

Rockfield, Kentucky, inverno 1835.
Sammy aveva indagato e scoperto dove viveva e lavorava Arnold. Si era appostato nei pressi della galleria del mercante, in un angolo buio e defilato, quando ciò che vide gli gelò il sangue: un cliente di Arnold teneva tra le braccia il suo 'Nero di Notte' mentre ne esaminava i particolari sull'uscio della bottega. Quindi, le sue opere confiscate al momento dell'arresto ora appartenevano a quel bastardo... 
Cambiò piano. Non era sufficiente un chiarimento, una scazzottata e nemmeno un coltello puntato nel petto senza nessuna spiegazione. Con i quadri Arnold gli aveva rubato l'anima, l'identità. Sammy dipingeva per raccontare sé stesso, i colori erano la sua voce. Come aveva potuto fargli questo? Per quattro luridi dollari?  Sentì l'odio farsi spazio nelle arterie, un piano già prendeva forma in una mente ormai ottenebrata mentre il cliente ancora sull'uscio analizzava una tela realistica dai colori violenti. Arnold commentava.
"È un'opera particolare. Rivela una passione che fin da bambino mi ha conquistato. L'ho  battezzata semplicemente 'Caccia al bisonte', la trova interessante?".
Sammy tornò a Brownsville. Con qualche soldo raccolto all'imbarcadero dove ancora esponeva le sue tele acquistò una carta da lettere pregiata e scrisse spacciando sé stesso per il sedicente barone Laurel Winnet.
Arnold ricevette la missiva qualche giorno dopo. Lesse seduto alla sua scrivania.
“Illustrissimo maestro Turner ho ammirato alcuni quadri  della sua collezione esposta in quel di Rockfield. Data la sua momentanea assenza ho parlato con sua moglie, l'adorabile mistress Patricia, seppur per pochi minuti. Mi ha mostrato l'opera da lei dipinta 'Caccia al Bisonte' e raccontato della sua passione per questo nobile sport. Poiché sto giusto organizzando una battuta tra pochi e onorabili compagni d'avventura, sarei lieto se si unisse a noi per trascorrere un indimenticabile momento di caccia. In fede Laurel Winnet”.

 

Mammoth Cave, Kentucky, 2025.
La terza tessera aveva scosso il piccolo gruppo per il disegno crudo e raccapricciante che mostrava. Clarissa Walker indicava il soggetto raffigurato mentre chiedeva a Hood la conferma delle sue interpretazioni.
"Se ho ben intuito professore, questo è un falò simile ad un altare su cui ad abbrustolire non è un maiale e nemmeno un pollo, o una pecora..."
Carusino smise per un attimo di immortalare il macabro dipinto con la sua Kodak  per intervenire eccitato.
"O cazzo! Ma certo. È l'uomo che nella prima tessera lotta contro quell'altro. Ha i capelli avvolti dalle fiamme  e una bocca deformata che sembra ancora urlare di dolore..."
Hood avvicinò la lente ai particolari di quella strana opera. Indicò un punto per descrivere altri particolari del misfatto raffigurato. 
"Come potete osservare in questo punto, il nostro signor B aveva le mani legate dietro la schiena e le caviglie unite, avvolte forse da una fune o forse da un filo di ferro..."
Poi il professore si spostò di qualche centimetro e abbandonò provvisoriamente la lugubre rappresentazione. Osservò la superficie con cura e stese un sottile foglio di velina sopra la roccia. Strofinò delicatamente un carboncino sopra il foglio e osservò la formazione di un sottile tratteggio che riportava due semplici parole: Addio Arn.
Poi una 'o' quasi conclusa ultimava la sequenza di lettere osservata dall'esperto.

 

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