«Ben tornato signor Marcus.» La giovane infermiera lo salutò con la consueta gentilezza mentre gli sfilava il visore integrale scoprendogli il volto. Ripose l’attrezzatura sul ripiano della base emittente e con del cotone umido gli massaggiò delicatamente le tempie dove l’apparato di realtà virtuale aveva lasciato dei leggeri segni di pressione.

 

«Grazie Marta. Sei sempre così attenta. Non so davvero se merito tanta gentilezza.»

 

«E perché no signore. Lei è una persona così educata che è un piacere per me assisterla. Come è andata oggi? Ha passato una buona mattinata, spero.» Rispose la giovane. Intanto staccò tutti i collegamenti con il sistema medico centrale attivando, nel contempo, l’attività autonoma della poltrona di assistenza intensiva su cui giaceva Marcus, ponendone il sensore ottico davanti al suo occhio destro.

 

«Ora possiamo andare in mensa signor Marcus. Il signor Adelmo ha mandato un messaggio ed è già lì.»

 

«Grazie Marta. Andiamo pure.»

 

L’infermiera spalancò entrambi i battenti dell’ampia porta della camera ed uscì per prima nel bianco lungo corridoio sul quale davano svariate altre porte simili. Marcus, a sua volta, mediante i movimenti della pupilla destra, guidò la poltrona fuori della stanza.

 

Insieme, lentamente, si avviarono verso il fondo del corridoio. Marta ruppe il silenzio e, senza guardare Marcus, sussurrò: «Sa, signore, io c’ero quel giorno…»

 

«Quando sono piombato a terra come l’ultimo dei dilettanti e mi sono ridotto così?»

 

«No, signore. Il giorno prima. Quando volò come un Dio.»

 

«Un Dio con le ali di paglia, Marta»

 

«O no, signore. Non in quel giorno unico. Ero solo una bambina ma non lo dimenticherò mai. E non tanto per la sua incredibile prestazione – ero troppo piccola per comprendere che aveva compiuto qualcosa che sfiorava il miracolo – ma per lo stupore e l’incredulità di tutti gli adulti che mi circondavano. Erano così eccitati e avevano tutti grandi occhi brillanti e colmi di meraviglia. Occhi di bambini, signore. Erano tutti tornati bambini e io non capivo bene cosa stesse succedendo. Ma era tremendamente bello e io sapevo, io sentivo che era tutto merito suo, Marcus.»

 

«Marta…» lui per un poco non riuscì a dire altro.

 

Poi alla fine del corridoio, prima di entrare nella mensa comune della casa di riposo, aggiunse soltanto:

 

«…grazie.»

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