In questa stanza muoio di caldo, eppure sto bene. Seduto alla scrivania, rivolto verso la finestra. E’ sera, buio pesto, fuori si vedono soltanto le luci stradali. Dei cani abbaiano, delle macchine passano anche più veloci del dovuto. Davanti a me ho poche cose: un libro, una bottiglia d’acqua, un bicchiere e una lampadina. Non so perché, ma la sera mi dona una particolare sensazione di benessere: non fisico, qualcosa di mentale, quasi spirituale. Sono un ateo convinto: non credo in un dio, né in un’anima. Nulla di tutto questo mi convince: sono consolazioni, balle inventate perché l’essere umano non riesce a confrontarsi con il mistero della propria esistenza, e con la sua insignificanza in un universo potenzialmente infinito. Mentre leggo, do un’occhiata fuori dalla finestra: un lampo. Una cosa così banale, semplice, comune. Eppure, a volte mi fa rimanere folgorato. Quella scarica di luce genera in me serenità, ma anche sconforto. Forse era questo quello che gli autori romantici dell’800 cercavano di descrivere: il sublime. Quanto siamo piccoli in confronto ad un lampo. Potrebbe spazzarci via in un attimo, senza nemmeno accorgersene. D’altronde, noi solamente ci accorgiamo di chi viene a mancare nella nostra cerchia di conoscenti. Visti dall’alto, cosa siamo noi se non piccoli puntini su un pianeta ancor più insignificante? Cazzo, è veramente devastante rendersi conto di ciò. Viene da chiedersi come si potrebbe apprezzare qualcosa di così grande, così immenso, se ci ricorda solamente quanto noi siamo piccoli. Eppure, succede. A me non piace distrarmi, illudermi che tutto ciò non sia vero. Siamo insignificanti, è un dato di fatto. Ma io non mi sento insignificante. Beh, agli occhi di Giove sono una formica: forse, molto meno di una formica. Ma a chi interessa di vedere l’universo da un altro punto di vista?

Nel corso del tempo svanirò io, le mie idee, e tutto ciò che mi circonda. Ma vale veramente la pena dannare la propria vita a pensare a quando non ci sarò, piuttosto che godersi il momento?

Durante la vita impariamo a convivere con il dolore, la consapevolezza che noi non ci saremo, la paura che la morte arrivi prima di quel che ci aspettiamo. Mentre questi pensieri prendono possesso di noi, un bambino sta osservando per la prima volta una farfalla, e ne rimane impressionato. Egli non sa che quella farfalla il giorno dopo non ci sarà più: d’altronde, le farfalle vivono solo un giorno. Ma dentro la testa del bambino, scorre solo la meraviglia di vedere una farfalla volare, un animale così bello e colorato, capolavoro della natura. 

Sarebbe bello vivere come un bambino: non pensare al futuro, ma sorprendersi del momento.

Forse, alla fine, il segreto è tutto lì.

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