Finito di dare gli ordini scese dalla torre e si accinse a prepararsi. Il suo scudiero lo aiutò a indossare la sua armatura. I pochi raggi di sole che uscivano dalle nubi la facevano risplendere di una luce sinistra, tanto era lucida. 

Il ponte levatoio si abbassò e iniziò la sfilata dei cavalieri, in doppia fila con la lunga lancia nella destra e la spada da combattimento al fianco, erano imponenti e incutevano paura a chi doveva affrontarli. Non appena, tutti furono usciti si allargarono in formazione e si diressero verso il ponte che univa le due sponde del fiume, a distanza seguivano le truppe appiedate. Ogni soldato aveva il grande scudo appuntito nella parte inferiore, si poteva conficcare nel terreno per proteggere il corpo e avere le mani libere mentre combattevano nei duelli ravvicinati. Gli scozzesi, dall’altra parte, sembrò che non si fossero accorti di nulla, erano sempre lassù senza muoversi, gli inglesi avanzavano al passo con calma e sicurezza. Arrivati all’imbocco del ponte come per magia dall’erba e dagli alberi intorno, uscirono gruppi d'uomini armati di lunghe aste che cominciarono a colpire i cavalli e i cavalieri.

Nello stretto spazio del ponte la potenza della cavalleria era nulla, non c’era margine per manovrare, uno per volta cadevano sotto i colpi degli scozzesi. Ci fu un momento di caos, imbrigliati nelle pesanti armature non poterono opporre valida resistenza, cadevano e riempirono il ponte di cadaveri, la fanteria che seguiva, vista la situazione cercò di raggiungere il ponte guadando il fiume a piedi, poco dopo, però, la maggior parte dei soldati era impantanata con il fango fino alle ginocchia. Fu allora che un nutrito gruppo di donne armate di arco e frecce cominciò a bersagliare i soldati con un nugolo di dardi che ne fecero strage. Gli insorti che ancora erano rimasti sulla collina, si erano precipitati a valle e si apprestavano ad affrontarli nel corpo a corpo. Nuvole di frecce si abbattevano sugli inglesi che erano nell’acqua. Quella che doveva essere una battaglia di poca importanza per sir Corwell, si stava rivelando una trappola mortale. Soldati esperti come le truppe inglesi, veterani di tante vittorie cadevano come mosche senza nemmeno impegnare il nemico in un corpo a corpo. Senza correre rischi inutili, quegli straccioni, come li aveva definiti il comandante, erano riusciti a imbrigliare l’esercito ritenuto il migliore che si conoscesse.

Il capo tentò di evitare lo scontro e cercò di rifugiarsi fra le mura sicure e inviolabili del castello, ma un drappello di rivoltosi, che lo aveva preceduto, appena si avvicinò con la scorta, riuscì a catturarli tutti. Condotto davanti a Megan grande fu lo smacco per l’altero comandante, nel trovarsi davanti una donna. Il suo esercito, il suo onore, tutta la spocchia e la nota superbia furono ridotti al silenzio. In un ultimo barlume di dignità, cercò di far valere il suo rango di nobile d’Inghilterra, ma gli fu spiegato che era inutile. Avevano scelto di ribellarsi, stato proprio per quel motivo. Il popolo di Scozia era stanco di questi soprusi e di quest'oppressione.

I pochi superstiti rimasti furono catturati e condotti nel castello, ormai senza più difese. Dopo averli spogliati d'ogni armatura e vestimenti, furono legati e lasciati nel cortile, il comandante invece fu messo nella gabbia nudo ed esposto sull’esterno del castello a monito di chi li avrebbe trovati. Dopo aver preso tutto quello che potevano trasportare, gli insorti si ritirarono e tornarono alle loro case. Contadini, commercianti, servi e tutti gli uomini che erano sotto il giogo inglese. Tornarono al proprio lavoro, la libertà per il momento era stata conquistata. Quando è in gioco la libertà di un popolo intero, non c’è esercito che tenga.

Megan tornata a casa lasciò il suo ruolo di capo dei ribelli e tornò alla vita di sempre, ma sapeva che questa pace appena conquistata non sarebbe durata a lungo. Gli invasori sarebbero tornati e lei ancora una volta sarebbe stata costretta a imbracciare la spada per difendere la sua terra.

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