Lui la guardò con curiosità divertita, era compiaciuto da quella affermazione, ma allo stesso tempo era preoccupato perché non riusciva a capire le intenzioni di Elena: "Cosa vorresti dire? Vuoi che venga a vivere qui con te? Magari dividiamo le spese… per la corrente… l'acqua… l'affitto… i mobili…" Lei gli andò incontro e gli mise un dito sulle labbra per zittirlo: "Sei a casa qui!" disse mettendo un indice sul suo cuore e gli diede un bacio leggero sulle labbra. "Ti ringrazio per aver condiviso i tuoi sentimenti con me" disse Marco, poi continuò "però vedi… io forse non sono pronto a vivere con una compagna in una casa fissa." "Ancora non hai capito: tu sei a casa dentro di me, non sei obbligato a restare, non sei obbligato a fare nulla di quello che tu non voglia fare. Devi solo essere libero di potermi amare come meglio credi, come ameresti un posto che hai caro, un luogo dove sei sicuro. Vorrei essere io il tuo posto sicuro dove potrai tornare ogni volta che ti sentirai sconsolato, ogni volta che avrai bisogno di sentirti accolto." Marco restò ammutolito, era come se non avesse parole. Pensava che tutto quello che gli aveva detto Elena era un'offerta molto allettante, ma la sua paura era di non essere in grado di poter dare a lei quello che lei gli stava dando. Era scosso, era turbato e prese coraggio dicendo: "Quindi possiamo continuare a viaggiare, essere in una città diversa ogni giorno, possiamo continuare a fare il nostro lavoro ed essere sempre a casa, perché noi saremmo casa l'uno per l'altra. È questo quello che intendi?" "Sì", disse lei alzandosi in punta di piedi e gongolando come una bambina che vede il gelato preferito. "Elena" riprese Marco "non sono sicuro di poter essere la tua casa, come intendi tu, ma se è questo quello che vuoi, ci proverò con tutta la mia anima, tutto il mio cuore ed ogni mio respiro." Suonò il telefono di Marco, quasi come se chi lo stesse chiamando volesse appositamente interrompere quella scena; si guardarono negli occhi, si abbracciarono e, sapendo che l'epilogo del loro confronto era solo rimandato, Marco rispose al telefono. Dopo poche parole, si allontanò sporgendosi dalla finestra. Rientrato, guardò Elena con una luce piena di speranza negli occhi e, quasi eccitato, disse: "Andiamo in Turchia? Istanbul; dovrei fare un articolo per un giornale, mi pagano bene, che dici... vieni con me?" "Eh, certo che ci vengo con te, che domande?" "Bellissimo! In pratica... stiamo facendo il trasloco come le chiocciole!" sorrideva. "Eh!? Che vuoi dire?" "Ci stiamo portando dietro casa in un viaggio!" E scoppiò a ridere abbracciando Elena, che rideva avendo capito cosa intendesse. "Sciocco!" gli disse, prima di baciarlo. "Potremmo proporre un vero e proprio reportage! Io l'articolo, tu le foto; potremmo lavorare insieme!" "Vediamo! La mia Leica scatta le foto che lei sente! Non quelle che sento io; poi non ti sembrano troppi cambiamenti in pochissimi giorni?" "Se avessi avuto paura dei cambiamenti, non sarei qui ora! Quindi se i cambiamenti mi portano a questo" disse indicando lei e la stanza, facendo intendere che era per la situazione in generale "ben vengano i cambiamenti." Raccolsero le poche cose che avevano e iniziarono questa loro nuova avventura. Giunti in aeroporto a Istanbul, Elena si ricordò di un messaggio al quale non aveva risposto. Nell'area di attesa degli sbarchi provenienti da paesi arabi, seduta su quelle poltroncine che diventavano sempre più scomode ogni istante che passava, prese il telefono. Prima di accenderlo volle assicurarsi che Marco stesse dormendo. Nell'app di messaggi, ancora presente in prima riga la chat di Marcus; con il suo messaggio "Torni?" che era ormai da tre giorni senza risposta. Si sarebbe meritato una spiegazione dal vivo, pensò Elena, però ormai non sarebbe servito a nulla. Forse un messaggio per spiegare tutto, ma avrebbe rischiato di non far comprendere appieno tutte le scuse, sì perché di scuse si trattava. Marcus non si meritava un trattamento del genere, ma non era riuscita a fare a meno di tutto quello che era successo. Aveva semplicemente seguito il cuore, e sapeva che doveva continuare a seguirlo se voleva stare bene. Aprì la chat con Marcus; schiacciò il pulsante per rispondere; digitò "N" e dopo "O". Presa da un rimorso scrisse anche "scusa", premette invio. Bloccò il contatto. Trovarono una stanza negli edifici sopra la piazza di Ortaköy, dalla finestra vedevano il canale e direttamente sotto di loro locali dove potevano trovare il kumpir oltre ad altri cibi e bevande. Una volta sistemati i bagagli, scesero nella piazza decisi ad esplorare il posto. Si avvicinarono affacciandosi alla moschea al limite del molo, Elena fece alcune fotografie alla gente, agli edifici, a Marco mentre scriveva. Stette parecchio tempo ferma a contemplare il volto di un anziano con le rughe molto evidenti ed un sorriso da invidiare, pelle scura, occhi neri, coppola blu scuro. Non era solo il sorriso che aveva sulla bocca, erano gli occhi che ridevano. Così concentrata, scattò il fotoritratto. Marco vide le fotografie che Elena scattò quel giorno, appese a quella che lei chiamava "camera oscura". La donna dai tratti europei di una bellezza quasi disarmante intenta ad annusare un fiore nel mezzo del mercato; lui seduto al tavolino del bar intento a compilare gli appunti; la moschea al molo illuminata dal sole, che con la sua lucentezza contrastava con il blu del mare. Marco ammirava l'arte di Elena, gli piacevano le fotografie che scattava, in particolar modo quando fotografava i volti delle persone; era come se nello scattare la sua Leica non solo cogliesse l'immagine, ma facesse anche apparire l'anima di quelle persone attraverso i loro occhi. Restò particolarmente colpito dalla foto dell'anziano con la coppola; vedendo che poteva essere toccata, la prese e la portò ad Elena: "Questa è meravigliosa! Lo sono tutte! Ma questa ha un che di particolare che mi attira!" "Grazie!" rispose Elena "Ma tu? Che articolo stai scrivendo?" Marco quasi sconsolato rispose: "Non sta prendendo forma. Mi hanno chiesto un articolo su Istanbul. Sto raccogliendo appunti, ora sull'Ortaköy, in particolare sul mercato e sulla moschea. Ma ora non riesco a procedere, è come se fossi bloccato qui!" Elena lo guardò: "Posso leggere i tuoi appunti?" Marco le passò il notes. Elena lesse con rapida cura. Guardò Marco: "Non cogli l'anima del posto! Ecco perché non riesci a scrivere! Se ti serve un articolo 'tecnico' il lavoro che stai facendo va benissimo! Ma per come sei tu, per come vivi tu, questo non è l'articolo che devi, che riesci a scrivere!"

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