Da qualche tempo quell’uomo tornava spesso. Parlava poco, ma i suoi occhi dicevano più di qualunque parola. Non sapevo se temerlo o compatirlo. Avevo sentito dire che scriveva storie strane e che viveva quasi senza soldi.
Pensavo a lui, a volte, la sera, quando spegnevo la candela e restavo ad ascoltare il fiume. Il rumore dell’acqua mi calmava. Mi pareva che tutto scorresse verso un punto lontano, dove nessuno poteva raggiungermi.

Quella domenica decisi di uscire da sola.

«Vado dalla zia», dissi a mia madre. Ma non ne avevo alcuna intenzione.
Volevo camminare, respirare, vedere il fiume da vicino. Il cielo era pesante, e la città pareva sospesa. Mentre lasciavo Broadway, sentii le prime gocce di pioggia.


La notizia arrivò come un temporale in un cielo sereno: 

“La bella dei sigari è scomparsa.”
Per un istante provai fastidio, non per lei, ma per la prevedibilità della tragedia.
Ero sicuro che sarebbe successo qualcosa e qualcosa di grosso, ne avevo avuto la sensazione quando la vidi per la prima volta. La bellezza non può essere disgiunta da sorella morte, l’ho scritto tante volte nelle mie poesie e per me è un assioma inscalfibile. E infatti così è stato.

«È accaduto davvero» esclamai ad alta voce. Qualche passante mi guardò in modo strano.
Annotai nel mio taccuino:

“Le storie non salvano nessuno, ma possono dare un nome a quella perdita.”

Lessi e rilessi l’articolo del Sun:

 

MISTERO A NEW YORK! LA BELLA MARY SCOMPARSA NEL NULLA!

Panico, intrighi e biglietti misteriosi dietro la sparizione della ragazza più ammirata della città.
NEW YORK, 20 Luglio 1841

La città intera trattiene il respiro. Un biglietto enigmatico — trovato tra gli effetti personali della giovane — scatena il delirio sui giornali. Il “New York Commercial Advertiser” grida al dramma, mentre il “Sun” e il “Courier and Enquirer” alimentano le speculazioni: fuga d’amore? Rapimento? O qualcosa di peggio?

 

Le teorie si moltiplicano. Qualcuno giura di averla vista salire su una carrozza diretta verso l’Hudson, altri parlano di una lettera d’addio. Intanto, la città impazzisce: Mary diventa il mistero più chiacchierato d’America.

Ma — colpo di scena! — dopo giorni di panico, Mary ricompare come se nulla fosse, spiegando di essere semplicemente andata a Brooklyn per visitare un’amica. E il famigerato biglietto? Solo una burla di un conoscente troppo spiritoso!

Eppure, la faccenda non si chiude qui. L’opinione pubblica, indignata, punta il dito contro il signor Anderson e contro la stampa stessa: si accusa il negoziante di aver soffiato sul fuoco dello scandalo per attirare clienti e i giornali di aver inventato un dramma per vendere copie.

Ironia della sorte, l’effetto è proprio quello: il negozio di Anderson diventa la meta più affollata di New York, e la bella Mary Rogers — tornata al bancone col suo sorriso enigmatico — è ormai una leggenda vivente della città.

«Ecco come si fanno i soldi», esclamai.

«Il Sun, che giornalaccio! Tre anni fa avvallò anche la bufala della Luna, e quel maledetto Richard Locke che ha plagiato la mia storia di Hans Pfall che avevo pubblicato prima dei suoi articoli sugli esseri lunari… Dovrebbero chiudere questi giornali per offesa alla decenza intellettuale!»

Ero felice di essermi sbagliato.

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