Salomone spaccava il capello. La sua pignoleria a favore delle cose fatte con giustizia era proverbiale. Alcuni dicevano che era colpa del suo nome. Altri sostenevano che qualcosa nella sua testa non girava per il verso giusto. Quale che fosse la ragione il suo modo di fare era insopportabile. Qualunque cosa era perfettibile secondo lui e stava addosso a chiunque per far notare gli errori, grossolani o minuscoli che fossero. Riusciva a capire perfino le intenzioni dalle espressioni dei volti, prima ancora che le persone avessero modo di sbagliare. Ben presto Salomone rimase senza amici, senza fidanzata, e soprattutto senza lavoro. A casa suo padre lo sopportava a malapena e la madre, con gli occhi sempre gonfi, cercava di passargli qualche coccola o qualche banconota. Sempre che fosse in grado di dare una buona ragione al suo gesto, altrimenti Salomone era capace di privarsene senza apparente sacrificio.

Un giorno, durante una delle sue passeggiate solitarie poiché tutti si allontanavano dalla sua strada appena lo intravedevano, Salomone si sentì colpire in fronte. Si fermò per capire cosa fosse accaduto. Mentre era sovrappensiero la sua fronte alta aveva sbattuto contro un ramo che penzolava fuori dalle mura di un giardino. In fondo al ramo stava appeso il frutto più bello e perfetto che avesse mai visto. Non ne conosceva il nome e neppure le caratteristiche, ma qualcosa gli suggeriva che fosse davvero delizioso. Il suo profumo tormentava le narici e lo stomaco, che da qualche tempo accoglieva cibo in quantità insufficiente per un giovanotto della sua statura. Salomone allungò istintivamente la mano, ma subito la fermò a mezz’aria, domandandosi se il gesto che si apprestava a compiere fosse legittimo. Il frutto apparteneva a qualcuno, i proprietari del giardino, e tuttavia penzolava fuori dei confini del giardino stesso, sottraendosi in qualche modo alla proprietà. Il suo pensiero sorrise a quest’ultima versione, e soprattutto sorrise lo stomaco che fece sbilanciare velocemente la volontà di Salomone. O per meglio dire…voracemente, visto che divorò il frutto in pochi secondi. Alla stessa velocità il senso di colpa divorò Salomone. Le ultime gocce di succo gli andarono per traverso, doveva essere per questo che gli spuntarono le prime gocce di lacrime. Come aveva potuto essere tanto avido e ingiusto? Lui che aveva sempre additato gli altri, ritirò istintivamente le mani nelle tasche e si allontanò ingobbito. La sera lo sorprese pensieroso, seduto su un muretto di periferia. Il sole tramontava insieme alla sua pignoleria.

Rientrò mogio a casa mentre stringeva ancora il nòcciolo del frutto dentro al palmo della mano. Lo avrebbe conservato per fare memoria del suo misfatto, per tutto il tempo che sarebbe stato necessario.

Le persone non compresero mai il cambiamento che avvenne improvvisamente in Salomone, ma dalla sorpresa passarono al sollievo e dal sollievo alla simpatia. Dalla simpatia all’ammirazione, e così via. In breve tempo Salomone ritrovò il lavoro, le amicizie, l’amore. E seminò un nòcciolo misterioso in fondo al suo giardino.

Passarono quasi tutti i giorni della sua vita e quando si accorse di non riuscire più a vedersi nello specchio, chiamò vicino a sé il nipote solitario, che assomigliava troppo al vecchio Salomone spacca capello. Gli raccontò dell’albero straordinario cresciuto nel segreto del giardino e gli raccomandò di cogliere il primo frutto che avesse prodotto. Con ogni cautela e riverenza avrebbe dovuto portarlo in dono alla famiglia a cui lui stesso lo aveva sottratto. Il nipote pensò che il vecchio si fosse rimbambito, ma pure ascoltò, per senso di giustizia, ciò che gli veniva detto. Promise di esaudire il nonno e questi, sapendo di aver lasciato il suo desiderio in ottime mani, partì serenamente per il suo ultimo viaggio.

Qualche mese più tardi, il giovane colse la primizia dallo strano albero da frutta e si recò alla casa che gli aveva indicato il nonno. Con un certo imbarazzo suonò alla porta pensando alle parole che avrebbe dovuto pronunciare. Dietro la porta apparve la ragazza più bella e perfetta che avesse mai visto. Non ne conosceva il nome e neppure il carattere, ma qualcosa gli suggeriva che fosse davvero deliziosa. Il suo profumo tormentava le narici e il cuore, che da qualche tempo accoglieva relazioni in quantità insufficiente per un giovanotto della sua statura…..

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