In biblioteca è arrivato Kobo.
Tra l’archivio storico e la sezione artistica sonnecchiava per intere giornate: non molto loquace, devo ammetterlo, se non me l’avessero presentato chissà per quanto tempo ancora lo avrei innocentemente ignorato. 
Pratico, versatile e poco ingombrante, sul momento. 
Un po’ pieno di sé, poco amichevole coi coetanei: forse solo timido, pensai, basteranno pochi giorni e si sentirà a casa. 
Eppure c’era qualcosa in lui che lo rendeva allo stesso simile ma lontano anni luce dai suoi compagni: una marcia in più oppure una qualche nostalgia nascosta? 
Con gli amici parlavo di lui come di profumo che non si riesce a spiegare, o di un quadro di cui non ricordi l’autore: era lì eppure non sapevo se avvicinarmi o lasciarlo in stand-by, per i fatti suoi. 
Da qualche tempo, però, la sua presenza discreta alle mie spalle si è fatta minacciosa, senza esagerare, dico davvero. 
Si fa largo tra i volumi con incedere lento e gravoso. 
Gli scaffali si svuotavano al suo passaggio, intimoriti, forse, o risucchiati nella spirale affascinante del nuovo venuto. 
Io parlo poco con lui, siamo di due generazioni diverse e i (pochi) anni che ci separano sono bruscolini rispetto al nostro modo di vedere il mondo, la lettura, i libri.
Lui si dichiara “ecologico e pulito”, estremamente aperto alle novità e aggiornato. Io no. 
Dice che sono all’antica, “vintage”, una nostalgica, insomma.
Sta di fatto che va molto d’accordo coi ragazzi, hanno gli stessi interessi, parlano la stessa lingua e percepisco quello strano feeling che lega lo scaffale delle crocchette alla mia gatta. 
Vengono spesso in biblioteca a trovarlo e questo è un bene, dopotutto. 
Ricordo le lunghe mattinate a riordinare scaffali di libri per ragazzi ormai già in ordine perfetto perché nessuno li toccava, ad eccezione della polvere.
Eppure a poco a poco le copertine scompaiono dagli scaffali, l’odore di carta e storia abbandonano questa biblioteca, le pagine non si staccano più col tempo, non ingialliscono al tocco, non si inzuppano di emozioni.
Eppure questa avrebbe potuto essere una bella storia, se non fosse che sto finendo la batteria.
Non sarà mica questa la sorte delle biblioteche?

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