Il processo

Il giorno era finalmente arrivato. Dopo mesi e mesi di titoli a caratteri cubitali sui quotidiani, talk show televisivi di dubbio gusto, opinionisti, criminologi, tuttologi e sapienti che sciorinavano quotidianamente discorsi qualunquisti per tutti i gusti a tutte le ore del giorno e della notte, il momento era finalmente giunto, e il processo stava per avere inizio. 

Nella piazza del tribunale, capannelli di gente infagottata che discuteva animatamente, giornalisti rampanti seguiti dai loro cameraman, agguerriti sciacalli in cerca dello scoop, o anche solo per poter dire “io c’ero”, in quello che aveva tutta l’aria di essere il processo dell’anno, e non solo per la rilevanza mediatica raggiunta dal caso, ma anche per l’indubbia risonanza che il verdetto  di quel processo avrebbe avuto, data la gravità del caso..

La telecamera virò ad inquadrare un nutrito manipolo di donne dall’aria infervorata e feroce, tutte con in mano cartelli: “Giustizia per i nostri angeli”.. “La Mantide deve pagare”, “I nostri ragazzi non ce li ridarà nessuno”..

..Ed ecco l’arrivo dell’auto della polizia con l’imputata, per tutti ormai la “Mantide religiosa”: gli agenti che si prodigavano per fare scudo, la folla inferocita all’intravvedere la giovane, il suo corpo longilineo, i suoi abiti, come sempre neri, i suoi tatuaggi, i suoi piercing.. I suoi capelli neri, ad incorniciare un volto pallido e scavato.. il suo sguardo assente e inespressivo. E mentre scendeva dall’auto, scortata  dagli agenti, la folla iniziò ad urlare e spingere.. C’era chi la insultava, chi spingeva per arrivare a colpirla, chi faceva a gara per sputarle addosso.

L’imputata: Floriana De Amicis, di anni 23. Un carattere rissoso e scostante. Un passato di adolescente difficile, dentro e fuori dal riformatorio per piccoli reati come furtarelli o risse nei locali notturni.. Un aspetto da tutti giudicato quantomeno inquietante, con i suoi abiti neri, i suoi tatuaggi, ed i tanti piercing.. Un vera e propria dark lady.. La colpevole eccellente.

Le vittime:

Sebastiano Ribaldi, di anni 24, operaio presso una fabbrica metalmeccanica nella provincia di Milano.. Una passione sfrenata per il calcio e le belle donne.. Il suo corpo martoriato era stato rinvenuto in un fosso, i chiari segni di sigarette spente addosso, e di percosse in tutto il corpo con un oggetto contundente;

Emilio Sarmenti, di anni 26, residente a Torino e studente fuori corso presso la facoltà di scienze politiche.. Molti amici, con i quali amava trascorrere le serate in allegria.. Il suo corpo era stato ritrovato sul ciglio di una strada molto isolata, dalle abrasioni presenti su tutto il corpo si ipotizzava fosse stato legato ad una automobile, e trascinato per diversi kilometri.

La stessa sorte era toccata a Maurizio Barbieri, di anni 28, anch’egli di Torino: Maurizio ed Emilio erano le uniche vittime collegate, poiché si conoscevano e si frequentavano, e il fatto che fossero stati uccisi nello stesso modo aveva sollevato non pochi dubbi.. Tuttavia, non trovando risposte gli inquirenti avevano bollato tale circostanza come “casuale”.

Giovanni Roverso, di anni 19. Rampollo di una famiglia bene del biellese.. Il suo corpo era stato ritrovato dentro un bidone della spazzatura. Segni di legatura intorno ai polsi e ustioni diffuse in tutto il corpo, probabilmente provocate dal ripetuto rovesciamento sulla vittima di acqua bollente.

Edoardo Sivieri, di anni 23, residente a Como. Evidenti segni di tortura, tra i quali microframmenti di un materiale legnoso all’interno dell’ano e della bocca.

L’efferatezza e la crudeltà di questi delitti aveva fatto sì che il caso fosse diventato, a livello nazionale, un vero e proprio tormentone

Era quindi opinione comune che simili orrori andassero puniti con una condanna esemplare..

E non importa se non si era mai capito il movente. Dopo la confessione spontanea dell’imputata le indagini sul caso, anche in ragione del mutismo caparbio della rea confessa,  erano state molto sommarie..Non era importante sapere perché.. Quello che ormai tutti volevano era che la mantide venisse condannata e rinchiusa per sempre. Si, perché  Floriana De Amicis era ormai per tutti, “La mantide”, il mostro, colei dalla quale tutte le madri per bene vorrebbero tenere lontano i loro bravi figliuoli..

Oggetto di un odio collettivo dirompente, anche creato e alimentato dal tam tam mediatico, che su questo caso ci aveva ricamato moltissimo,  con continui titoloni in prima pagina, speciali televisivi di ore ed ore sulla personalità disturbata della Mantide, talk show confezionati ad arte con commoventi servizi sulla bontà e sulla meravigliosità delle sei giovani vittime, bravi ragazzi dediti allo studio, alla famiglia e al volontariato.. di tutti e sei erano state mostrate immagini commoventi.. Come una vecchia foto della vittima numero 3, in tenera età vestito da chierichetto, e poi lui abbracciato teneramente alla sua mamma, ed istantanee di momenti di vita quotidiana, interviste fiume a parenti, amici, vicini di casa.. Si, bravi ragazzi, sei giovani meravigliosi bravi ragazzi che non avevano mai fatto del male a nessuno e la cui unica sfortuna era stata incontrare sulla loro strada la Mantide.

Naturalmente la pressione mediatica, e soprattutto l’accurato ritratto tratteggiato dai media delle giovani vittime aveva notevolmente contribuito a gonfiare la faccenda, già di per sé molto oscura e spiacevole, rendendo la Mantide probabilmente il personaggio più discusso ed odiato del momento.

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