“Buongiorno Sorella, mi dica. Anche se dei suoi pochi peccati non ho da preoccuparmi!”
“Padre, si invece...ho peccato d’invidia…”
“Di invidia? Suvvia l’invidia che può provare una santa donna come lei richiederà al massimo un paio di Ave Maria! Ma prego mi dica.”
“Vede…sono parecchi giorni che continua a tornarmi in mente in modo ossessivo una figura della mia infanzia, forse sarà l’età che mi porta a confortarmi nel passato, o meglio all’inizio pensavo fosse così, ma lei torna insistentemente…”
“Lei? Quindi si tratta di una sua parente? Sua madre?”
“No, una zia. Zi Rosa. Vede, lei era la più grande delle quattro sorelle ed era innegabilmente la più bella. Ah quanto desideravo assomigliare a lei! Con quel vitino stretto, i capelli sempre profumati, i suoi gesti leggeri, sembrava una fata! Eppure zia Rosa non volle mai sposarsi, e dire che di pretendenti ne aveva! Aveva un lavoro nella moda, sa a quei tempi una donna sola che per di più si manteneva da sé era un’eccezione. Anzi una cosa proprio sconveniente e per la mia famiglia una vergogna. Non perdevano occasione per rimproverarla, una zitella in famiglia era passabile, ma una zitella per scelta era scandaloso! E lei sa come rispondeva a queste pretese? Con un sorriso! Era sempre allegra, gioiosa, mi diceva sempre di rispondere con la gentilezza ad ogni critica o attacco. E io non capivo come fosse possibile farlo senza essere la zia Rosa.
E poi…e poi un giorno sparì, così d’improvviso, come una fata appunto. I miei genitori non vollero parlarne più. Passarono molti anni prima che venissi a sapere la verità. Un uomo, un suo amante che voleva sposarla a tutti i costi, di fronte al suo ennesimo rifiuto la uccise. Così. Ecco la storia della zia Rosa che continua a torturarmi la mente.”
“Sorella, è una storia molto triste, mi dispiace. Ma perché l’invidia? Che cosa c’è in questa storia che la disturba tanto?”
“Cosa non c’è. Ho appena compiuto 70 anni. Ho passato la vita a pensare di aver scelto io tutto questo: cambiare nome, diventare suora. Intimamente pensavo di aver fatto questa scelta per fuggire gli uomini che mi hanno sempre un po’ spaventato, sa mio padre era molto rude sia di parole che di gesti…mi intende? E invece…cosa mi tocca scoprire proprio ora, alla fine di tutto il percorso? 
Che avevo paura di morire. Morire libera come zia Rosa, morire di fatica per la devozione alla famiglia come mia madre. Non ho avuto il coraggio di scoprire chi ero, e ora ... ora che è troppo tardi, ora scopro di essermi rifugiata in quest’abito per fuggire dal giudizio degli altri. Padre perché ora devo sapere queste cose? Perché non posso morire leggera senza avere questi pensieri? Perché me ne devo andare con tutte queste domande che non voglio?”
“… credo che un paio di Ave Maria non le basteranno …e la prossima volta si sciacqui la bocca prima di parlare!”

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