Erano tutti in attesa, nemmeno li avessero pagati per stare lì, tutti alla stessa ora, nello stesso posto, 
agghindati e sorridenti. Alcuni erano veramente kitsch, la parata peggiore a cui avessi mai assistito.
Suo padre poi, quell'aria da carabiniere, "io devo avere tutto sotto controllo", mai abbandonata dal 
primo giorno che gli ho stretto la mano. In verità, il carabiniere lo faceva per mestiere. 
E sua madre, Oddio sua madre! Il sorriso più finto che avessi mai visto. E quel giorno era anche misto ad una teatrale e irritante commozione. 
Vi lascio immaginare, insomma.
Del resto sua figlia, finalmente, si sposava.
E sì, mi sarei anche divertito nel vederla prendere marito in mezzo a quella folla di pettegoli smaniosi di pranzo nuziale. Mi sarei divertito davvero,commentando anch'io l'abito, le battute poco felici di sua cugina e la volgarità delle sua amiche. 
Lo avrei fatto senza esitazione. L'unico problema, piccolo dettaglio, è che lo sposo ero io. 
Sorridevo come se non ci fosse un domani, ma dentro, signori, mi sentivo peggio di un condannato 
a morte. Per me non c'era davvero un domani.
- "Vuoi tu prendere come tua legittima sposa... bla bla bla?". 
Nemmeno lo ascoltavo quel prete.
Poi, ad un tratto, l'illuminazione.
"Ma che sto facendo?" mi domandai.
E poi lo domandai a lui, il prete:  "Ma che sto facendo?"
E poi lo urlai, forte e chiaro:  "Ma che sto facendo?"
Lo domandai anche alla mia futura moglie. Lei mi guardò spiazzata e atterrita. 
In quel momento dovette esserle chiaro con che mostro voleva dividere il resto della sua vita. 
Mi voltai di scatto verso i presenti increduli.
Sua madre era pallida. Suo padre aveva l'aria di chi ti sparerebbe volentieri prima di avere un infarto.
"Calmi, calmi!"  esclamai  "state calmi gente! E che sarà mai? Solo un uomo e una donna che oggi, 
invece di suicidarsi volontariamente e consapevolmente, si scambiano una promessa di libertà. Non trovi che sia questo il vero atto di amore, vita mia?" mi rivolsi alla mia "piccola" e, mentre mi si accasciava tra le braccia, continuai: 
“E no amore! No fare così, dai! Sei una donna adulta e oggi, certo, con questa parata poco sobria di cui tua madre è il capo, ti eri immaginata altro. Ma pensaci, pensateci tutti! Il matrimonio, gli sgorbietti che verranno, i probabili tradimenti, l'inevitabile non sopportazione reciproca, la noia e la vecchiaia mal vissuta potranno essere risolti con un semplice no, non lo voglio! dopo la fatidica domanda del nostro parroco di famiglia. 
Ci pensate a quanto sarebbe figo mettere su un non-matrimonio? Io compro l'abito, tu anche, organizziamo un ricevimento, invitiamo gente e poi ce ne andiamo tutti a festeggiare dopo il "no" benedetto.
Ma sì, ma sì, ce ne andremo lo stesso in viaggio di non-nozze amore! Ti porto dove vuoi, basta che non mi vuoi! 
Ci pensate a quanto questo slogan potrebbe cambiare davvero le nostre vite e risparmiarci un sacco di tempo? Ti porterei in giro, amore mio svenuto, e ti presenterei come la mia non-moglie. 
Tutti e due potremmo avere tutti gli amanti che vorremo, perché in quel caso non sarebbero amanti 
veri, ma, trattandosi di una non-vita coniugale,sarebbero dei non-amanti.
Ecco, io vorrei istituire, se solo me lo si concedesse, il sacro vincolo del non-matrimonio, ossia l'alternativa di scegliere il "no" al posto del "sì" e vederci tutti felici e festaioli lo stesso".
Conclusi così il mio monologo, tra lo stupore dei presenti, lo svenimento della mia futura non-moglie, il malore di suo padre, lo shock di sua madre e l'odio che la mia famiglia mi avrebbe rivolto a vita.
Sì, conclusi così il mio monologo, mentre il nostro parroco di famiglia mi faceva quella fatidica 
domanda e la mia "piccola" mi guardava sorridente e innamorata. 
Lo avevo fatto tra me e me.
Dov'eravamo?
"Vuoi tu prendere come tua legittima sposa... bla bla bla?".
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La baciai.

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