Chi se lo poteva immaginare che in mezzo ai vecchi videogiochi di mio figlio potessi ritrovare la mia strummula! Sembravano già reperti archeologici i Nintendo, i floppy con il Pacman e le cassette con il Super Mario prima edizione. Ma la mia strummula, sebbene di alcune generazioni passate, riluceva ancora nella sua forme di legno e con il laccetto da raccogliere per metterla in movimento. Gira, gira  ancora come la vita in perfetto equilibrio sopra il suo chiodo appuntito e via via accelerata dal laccio che orientava ed ancora orienta il suo vorticare. Rivedo tre ragazzini sono seduti sul marciapiede e giocano, lanciando  il loro giocattolo, che prende il volo e gira freneticamente. Vince quella strummula che continua a girare orgogliosa ed impettita entro le altre si fermano mortificate. A poco a poco una perde la velocità e si schianta contro il muro; l'altra affievolisce la  sua forza e si accascia. Ho vinto, ho vinto, perché la mia strummula è più potente di quella degli altri. E Vincenzo, tutto contento, ritorna a casa vincitore con in mano la sua strummula di legno pregiato. La mia strummula porta con se tutti i ricordi dell'infanzia e di quel tempo che è trascorso, sognando di poter vincere il campionato mondiale di strummule. Intanto, poco più lontano le bambine giocano a saltare sopra quadrati numerati, disegnati con il gesso sull'asfalto,  prima mantenendosi in equilibrio su una gamba poi coprendo con due gambe due quadrati. Riesce a vincere chi copre più velocemente il percorso. 
Solo oggi mi accorgo che ci voleva impegno, destrezza e velocità a giocare con questi giochi ed erano importanti perché si faceva amicizia, si stava insieme e ci si divertiva un mondo. Non come ora che chi gioca rimane chiuso dentro la sua stanza davanti ad un monitor e ad un joystich. Rischia di perdere la vista e a non accorgersi del proprio tempo, che scorre inutilmente dentro la propria caverna tecnologica.

 

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