Quella di Saverio era stata una famiglia felice, la moglie premurosa e sempre curata, parrucchiere, estetista, un amore di donna, abiti firmati e vacanze d'estate e d'inverno. Una famiglia felice, grazie al reddito del marito. Un piccolo imprenditore del settore automobilistico. Una piccola industria di quella realtà lavorativa, che si chiama indotto, che in sub- appalto costruisce e fornisce pezzi di montaggio alla più famosa fabbrica italiana di automobili. Nei tempi di vacche grasse erano riusciti anche ad andare in crociera, tutti assieme sulla Concordia. Una settimana da sogno fra champagne, feste e cotillons, tutto compreso. Quanto amore in quella coppia, quanti baci scambiati tra i coniugi anche spudoratamente in pubblico! Ma ormai è letteratura. Ai nostri tempi tutto è provvisorio.

La crisi un giorno si abbatté in quel piccolo paradiso industriale. La fabbrica centrale venne chiusa, il personale in cassa integrazione poi licenziato. Dei pezzi di ricambio automobilistici non c'era più richiesta,  dato che non si producevano più automobili. La fabbrica di Saverio precipitò nella crisi. Iniziarono i licenziamenti, gli operai in rivolta, le assemblee sindacali, le minacce. Ma nulla da fare.

I creditori degli acquisti precedenti reclamavano  la risoluzione dei pagamenti. Arrivarono ingiunzioni di pagamento  con pignoramenti vari.

Saverio, disperato, non ce la faceva più. La crisi entrò anche nella famiglia. La moglie "da oggi preferisco dormire in letti separati". Aveva sempre mal di testa, dolore alle ossa, ogni sera la stessa cantilena. I figli non ce la facevano più  a non avere il telefono senza limiti di credito, i soldi per il sabato sera, i soldi per gli acquisti quotidiani.

"E gli abiti firmati? Va bene che non ce lì possiamo più permettere; ma finire a comprare nello store cinese no, questo no! Cosa potranno dire le mie amiche?" se ne usciva la moglie con il coro di rimprovero anche dei figli.

Saverio non sapeva più cosa fare. Passava dalle minacce dei suoi ex dipendenti ai rimproveri dei suoi familiari e ai creditori che ormai lo pedinavano.

La scintilla che fece scoppiare l'incendio arrivò quando fu recapitata a Saverio la lettera di un avvocato che annunziava che sua moglie chiedeva la separazione e poi il divorzio. Infatti, quando ritornò a casa, non trovò più nessuno ad aspettarlo anche con tutti i nervosismi e il disprezzo. Nè quella ingrata, che un giorno si era dichiarata come la donna della sua vita, né i figli. Avevano fatto le valigie e se ne erano andati via. Saverio pianse. Pianse lacrime di sangue.

Cosa vale un uomo? Solo i soldi che porta a casa?

Ormai la casa se l'avevano presa le banche. Non rimaneva che andare via.

Saverio prese quattro stracci e andò a dormire ai giardini pubblici, inseguito da cani di strada che cercavano tra i rifiuti un pasto degno della loro condizione di animali. 
Di lui non si seppe più nulla, tranne la segnalazione di qualcuno che giurava di averlo visto in una città vicina chiedere l'elemosina a gente ben vestita e ad alcune signore che, con la puzza sotto al naso, avevano sganciavato qualche moneta per allontanare quel clochard ed il suo fetore di povero.

 

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