Il locale è stracolmo fino alla nausea, io devo avere esagerato con lo champagne e con i brindisi di
mezzanotte e la vecchia marijuana che mi sono fumato prima di entrare a dire il vero non è che abbia aiutato più di tanto.
In ogni caso ci siamo, tocca a me.
Sotto la consolle sento gridare il mio nome, sono quasi le due, fermo la musica prima di mettermi le cuffie, le luci del locale si spengono, dalla pista videofonini e macchine digitali, urla e applausi, poi sbatto sul piatto il primo disco e appena parte la cassa è come un boato.
Sono partito cattivo, niente intro o preamboli di chissà che genere, sono triste stasera.
E incazzato.
Le luci delle strobo si schiantano al centro della sala da ballo mentre gambe e braccia di ragazzi sudati si muovono incessantemente nella bolgia infernale, io guardo in basso con la solita aria di disgusto ma poi faccio il gigione, ballo sculettando allegramente sui miei pezzi anche se dentro sono in frantumi come il flùte che mi è caduto poco fa mentre cercavo al centro della borsa un remix di Boosta.
Sarebbe bastato che stamattina fosse passata da me, anche solo per un saluto ed io avrei fatto saltare tutto, Sestriere, Alina, Capodanno, la serata in discoteca, tutto.
Invece ora lei è a Bergamo o chissà dove con suo marito ed io sono qui, strafatto in consolle, con un vinile in mano.
Alina mi raggiunge con passo spedito facendosi largo tra la folla.
In tanti anni che siamo stati assieme credo sia al massimo la seconda volta che viene a sentirmi suonare in discoteca, e il fatto che abbia scelto proprio questo periodo per bissare l’esperienza mi ha stupito non poco.
La nostra storia, risorta dalle proprie ceneri come l’araba fenice già innumerevoli volte, sembra essere arrivata al capolinea, e anche se la guardo mentre balla o le accarezzo il volto e la bacio non cambia nulla perché io sono innamorato di un’altra persona. 

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