“Hai presente cosa è l’amore? E no, che non ce l’hai presente! Stai qui a parlare delle disgrazie che ti capitano! Vedi quello che fai? L’amore è l’opposto. Abbiamo perso casa? Io sorrido al mondo e tu ti lamenti. Il mio è amore ed il tuo no. 
Non mangiamo da ventiquattro ore perché nessuno lancia la monetina? Che sarà mai? Mangiamo a sbafo tutti i giorni! Tu, tu ti lamenti! Il tuo non è amore.
E che importa poi se le persone, le donne specialmente, guardano disgustate il nostro sorriso? È gente che non ama quella e, chi non ama, il nostro sorriso non lo capisce.
Io, io non so se troverò una donna, vedi come sono ridotto? Ma nessuno mi può negare la speranza, niente togliere il sorriso e l’unica lacrima che vedrà cadere il mio volto, è quella gettata al vento dai dispiaceri con i quali la vita punisce le persone a me care.
Io sto male per questo, ma la speranza, non me la toglie nessuno.
Ho amato e continuerò a farlo. La vita fa soffrire, specialmente due sciattoni come noi. Ma è bella, e la vita è amore. Di amore si vive! L’amore si respira e ti fa morire di fame. Minchia che fame! L’amore uccide! Ma chi preferirebbe morire mangiando, piuttosto che pieno d'amore?”
Cosi dicendo tirò su la coperta che lo teneva caldo tutte le notti e fissò il soffitto. Non voleva mica fare la morale, ma quella volta Gianni gli aveva fatto girare i coglioni.
Come si fa a vivere così, si chiedeva.
Fissò ancora il soffitto e rimuginava sul suo passato, e sul suo presente, che lo vedeva in una stazione dei treni, tutte le notti, che poi non era mica cosi male, pensava.
Il freddo era attutito dalle pesanti pareti in cemento armato, la sua incolumità salvaguardata da telecamere e porte, la compagnia non mancava ed era visto con affetto da molte persone, che di tanto in tanto gli concedevano un piatto caldo, o addirittura una doccia in un bagno accogliente. Persone che sapevano amare, o per lo meno sapevano fingerlo bene.
“Viviamo di gesti d’amore, il disgusto lo lasciamo agli sciocchi. E proprio noi, Gianni, cadiamo nella trappola? Noi non possiamo, abbiamo una morale più alta. Noi non possiamo, noi, Gianni, siamo accattoni“.
Allora pensava: non è poi cosi tanto male la mia vita.
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