L'odore dei pini è molto forte quando vi si abita vicino. Come il rumore delle cicale e dei gufi appostati sui loro rami.

Di prima mattina sono questi i suoni che ti fanno da sveglia alternativa e che ti portano ad alzarti presto, lasciando una leggera rabbia dentro di te. Il criccare dura tutto il giorno e ci ti stimola l'interesse a passare il resto della giornata sulla spiaggia, ove l'unico rumore che senti quello delle onde e dei gabbiani, meno forte e più rado.

Generalmente non mi piace stare in pineta, per ovvi motivi; preferisco stare sul mare, tranquillo, a pancia allaria mentre il sole mi abbrustolisce lentamente, guardando per qualche minuto il cielo terso ceruleo e poi il mare che tentenna tra la calma e l'inquietudine. Me ne sto proprio sullo sdraino, con gli occhiali e il cappello che mi copre la testa.

Stavolta ho preferito passare il tempo lì, all'ombra. Lo sapevo che non mi sarebbe convenuto e che mi sarebbe toccato sopportare quella nenia maledetta, ma oggi mi tocca. Il motivo semplice: la solitudine.

Quando si è al mare la compagnia è essenziale altrimenti, se non si è abituati a star soli, diventa un logorio fastidioso. Un ombrellone, uno sdraino, un lettino non fanno una vacanza, ma amici con cui nuotare, giocare, parlare, ridere e scherzare sì.

Mi piace abbronzarmi e vedere il cielo e il mare sereni, ma a volte, quando piglia la noia, se non ho con me nessuno con cui parlare dopo è un macello e vado di matto. Sbuffo in continuazione e comincio ad agitare le dita, in attesa che avvenga qualcosa che mi tolga da questa situazione. Per non parlare dello sguardo, che si stringe sulle sopracciglia e porta a corrugare la fronte fino a lasciare alcune rughe.

Alquanto ridicola la scena: uno della mia età che si comporta come un bimbetto in cerca di qualche sfizio con cui passare la giornata.

Tanto quella cosa non accade. O meglio, nel punto in cui mi trovo nella spiaggia poche volte intravvedo dei passanti sul bagnasciuga. Non è colpa mia se preferisco soggiornare in un appartamento con vista mare a pochi centimetri dalla spiaggia. E' una di quelle case antiche, appartenuta forse a qualche vecchio pescatore o forse a qualche popolano di inizio secolo che, innamorato del mare, voleva salutarlo ogni giorno, costruendovi il nido di questo amore il più vicino possibile. Una storia probabilmente inventata, anche perché dentro casa non ci sono indizi di questa vicenda se non qualche vecchio pesce imbalsamato o qualche mobile antico, forse proprio di quell'epoca.

Comunque dove soggiorno ragazze o ragazzi della mia età non ci passano, preferendo le vie dei resort, veri e propri condomini sul mare, isolotti distaccati dal mondo, con tutte le loro attrazioni, autosufficienti anche alla stessa cittadella vicina. Peggio per loro, se vogliono fare i vanitosi e preferire quelle artificialità io di sicuro non li cerco.

E quindi mi ritrovo davanti il mare e non faccio altro che rimirarlo con sempre maggiore noia e disagio.

Stavolta la noia non la troverò al mare, ma dentro la pineta.

Appena entrato subito sento l'odore degli aghi che bruciano al sole e dell'aria che si riempie di pollini e di salsedine. Noto placidamente che in fatto di pulizia è molto ben tenuta a giudicare dagli escrementi lasciati per strada; poveri cani, forse vogliono far intendere ai passanti qualcosa di metaforico con le loro feci, forse in riferimento a qualcuno? Se è così allora deve valere la stessa idea anche per le cartacce e per le bibite e le bottiglie aguzze che si trovano ben lontano dai cestini, completamente sporchi e rigonfi di spazzatura.

Meno male che alla fine un punto piacevole l'ho trovato dentro la pineta, sennò avrei preso in considerazione l'idea che mi stava balenando nella testa di scappare a gambe levate e di ripararmi in qualche localino vicino. E' proprio sotto uno degli alberi e, nonostante tutto, la zona è priva di aghi o di rametti. Me ne sto lì. Mi pongo supino e provo a dormire.

Una dormita mi ci vuole, specie se ogni mattina vieni svegliato in continuazione da quei fastidiosi rumori, poco dopo l'alba. Non voglio mica finire con un qualche disturbo del sonno, no di certo! E allora uso il pomeriggio anche per una breve pennichella, al fine di reintegrare le ore di sonno perse. Chiudo gli occhi e attendo il sonno.

Dagli occhi percepisco il colore dell'aria, quasi un grigio azzurrognolo, che piano piano si scurisce e senti di starti allontanando da quel colore, fino a raggiungere un tipo di nero intenso.

Quello è  il segnale del sonno. Arrivo a un grigio scuro dopo qualche minuto, ma accade qualcosa, e sento una voce provenire da sopra la mia testa.

Apro gli occhi e ci trovo una ragazza: capelli rossi, efelidi, occhi verdi, labbra scure, naso a punta e quarta di seno. Sorridendo e con un tono delicato mi chiede che ci faccia qui. Mi ha appena svegliato: le dico scontrosamente che sono qui per dormire e niente più. Mi chiede gentilmente se ho visto un cane passarmi in mezzo. Le dico di no. Lei mi sorride: dice che le sto mentendo. Le dico, ora in maniera alterata, che non sono il tipo che mente e che sarebbe il caso che non mi rompesse le balle.

Lei ride, con un fragore tale che il suo seno si muove in continuazione. Lei dice che lo faccio apposta. Ora mi sta davvero facendo inferocire. Mi manca tanto così per mandarla a fare in culo.

Ecco che spunta il suo animale; se ne sta uscendo tranquillamente da una siepe, dopo aver probabilmente finito di urinare o di fare i suoi bisogni metaforici. E' un piccolo bassotto color rosato, simile al colore della pelle umana; durante il tragitto non fa altro che scodinzolare, o cercare di saltare sulle due gambe per un non preciso motivo.

Nel frattempo la ragazza si è denudata. Così, di punto in bianco si è tolta la camicetta che ha addosso, e in pochi istanti anche il costume. Lei continua a sorridermi. Io rimango di sasso. In pochi decimi di secondo lei si tolta ogni abito che aveva, di puro istinto. E poi, boom, mi salta addosso.

Mi fa di aprire tutto, facendomi rotolare su di lei. Cerca di farmi tutto, e mi tocca ovunque, dandomi per qualche istante un senso di solletico. Aumenta fino a farmi ridere; a momenti scoppio! Aumenta di velocità, che sembra una macchinetta, mentre da lontano il cagnolino cerca di ergersi su un ramo, stando in verticale. Proprio nel momento in cui è perfettamente dritto lei si ferma. Non rido più. Silvia di sasso. Non sento pi alcun rumore, e non provo nulla. Non sento più gracchiare.

Mi sveglio. Mi trovo al mio ombrellone al tramonto, con un eritema da panico su tutto il corpo e non riuscendo a capire più cosa diavolo mi sia accaduto.

Forse sarà il caso di uscire un po', altrimenti a stare da solo impazzisco davvero. 

 

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