Venezia, una delle repubbliche  marinare, la più potente per estensione dei territori conquistati, il suo potere era forte e mal sopportava chi si ribellava alle sue leggi. I contestatori e quelli che si sentivano oppressi dal giogo veneziano cospiravano per creare danni e sperare in una libertà che sapeva di utopia. Uno di questi ribelli si chiamava Antonio, figlio di notaio, che faceva parte di uno sparuto gruppo di letterati che anelava mettersi in competizione con la potenza del doge.

Le riunioni si svolgevano sempre nel cuore della notte in punti sempre diversi per non dare modo agli armigeri e agli sgherri di intercettare le loro sortite.

<<Che cosa possiamo fare amici? Il tempo stringe e questi nostri incontri, nonostante stiano diventando sempre più frequenti, alla fine non producono niente di rilevante e di concreto. Siamo in alto mare, ancora non abbiamo costruito nulla, nemmeno un’azione, uno sberleffo contro quel rammollito di doge. Dobbiamo fare qualcosa di eclatante, qualcosa che sia visto da tutti, che sia di esempio per la massa ignorante. Tocca a noi  che siamo istruiti, capaci di pensare a differenza di quei quattro analfabeti, e tocca sempre a noi guidarli verso la libertà, verso un mondo migliore dove ci sia spazio anche per il divertimento e non restare sempre lì a lavorare. Cosa ne dici Toni? Tu hai la possibilità di sapere in anticipo le mosse degli sgherri, sei tu che deve approntare un piano decisivo. Se vieni a sapere i piani dei nostri nemici, potremo difenderci  e attaccare a nostra volta. La lotta sarà dura, ma siamo certi della nostra vittoria.>>

<<Ragazzi, state tranquilli, ho sempre le orecchie drizzate, mio padre nella sua veste di notaio spesso viene chiamato dai nobili e dai militari e qualche volta porta pure me. Così  vengo a conoscenza di segreti che mai avremmo potuto sapere. Il doge però è un tipo duro ed è un gran furbone, sa quello che fa, non rivela mai a nessuno le sue intenzioni e noi arriviamo sempre secondi. Non ci riesce mai di anticiparli, a fare un’azione degna di questo nome.

<<Allora che ci riuniamo a fare, rischiamo l’osso del collo per niente, se ci prendono ci portano ai piombi e allora per noi sarà davvero finita, da là dentro non è mai uscito uno vivo.>>

<<Ehi! Non vi scoraggiate per queste inezie, quando mai ci siamo arresi, noi siamo i migliori e niente e nessuno potrà fermarci. Non riusciamo a conoscere i piani del nemico, e allora? Quando mai le guerre si vincono con i sotterfugi, se vogliono la guerra noi non ci tireremo certo indietro. Io questo doge del cavolo non lo sopporto, è troppo presuntuoso, arrogante e non ci vede di buon’occhio. Ho l’impressione che si dia tanto da fare contro di noi perché in fondo ci teme.>>

<<Sa bene che gli daremo filo da torcere come abbiamo sempre fatto, questa volta magari più delle altre volte.>>

<<Calmati adesso – riprese uno dei giovani presenti – abbiamo capito e come hai detto nessuno si tira indietro, siamo tutti qui e andiamo avanti.>>

<<Adesso  pensiamo, piuttosto, prima di sciogliere la seduta, se possiamo concretizzare qualcosa, lo sapete sta arrivando il carnevale e magari approfittando della confusione, potremmo…>>

<<Sì amici, potremmo divertirci  davvero, anche senza i carri come fanno nelle altre città, noi non possiamo farlo, al massimo qualche gondola addobbata, ma quei bei carri satirici che prendono in giro i politici, purtroppo noi non li potremo mai fare. Quanto mi piacerebbe farne qualcuno. Io avevo pensato di fare una sfilata, invece che trainati dai trattori li avremmo messi su vaporetti o due gondole di quelle grandi affiancate e far sfilare questa specie di carri sul Canal grande. Pazienza, amici miei, chissà se un giorno questo nostro sogno si potrà avverare, per il momento divertiamoci come possiamo. I nostri costumi sono pronti,  prenderemo in affitto delle gondole e andremo a fare le serenate nei canali più piccoli a partire dalla moglie del Doge! Sono sicuro, lei accetterà volentieri  un po’ di buona musica.>>

<<Bravo! Che bella idea, dai lasciamo stare i sogni, per i carri acquatici ci sarà tempo, adesso dedichiamoci a questa idea delle serenate. Diventiamo operativi, andiamo a prendere gli strumenti e si parte, vedrai che i turisti ci seguiranno e faremo lo stesso un lungo corteo, tutti dietro la nostra musica e per una volta, nessuno potrà dirci niente.>>

<<Andiamo! Sì andiamo, è Carnevale, tutto è permesso e tutto si può fare.>>

<<Viva il Carnevale!>>

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