<Anch’io padrone, stranamente il sonno è più forte della fame. Non mi è mai successo, invece adesso casco dal sonno.>

Si svegliarono che era mattina inoltrata. Per primo si svegliò Boezio, il gorgoglio dello stomaco vuoto le fece destare di scatto, stava per inveire contro l’oste che non era arrivato ma senti un brivido d’aria fresca solleticargli il viso, si guardò intorno e non vide la stanza della locanda, si trovava in aperta campagna sotto il sole, era una bella giornata, vide anche due facce che lo fissavano. Le guardò meglio e riconobbe nelle loro divise due delle guardie di frontiera della repubblica senese. Dov’era finita la locanda e l’oste rubicondo? Quel vino che avevano bevuto era buono ma non tanto da fargli vedere le allucinazioni. Vide sdraiato al suo fianco il cavaliere addormentato, preoccupato lo scosse per svegliarlo.

C’era qualcosa che non andava, si erano addormentati in una locanda e si svegliavano in aperta campagna. Cosa era successo? Erano forse stati rapinati. Capitava che i briganti assalissero i viandanti li stordivano e poi li lasciavano in campagna abbandonati. Per prima cosa controllò le sue riserve di denaro che aveva nascosto in un posto sicuro e per fortuna constatò che c’era tutto. Poi andò a vedere le borse del suo padrone e anche lì era tutto in ordine, intanto Etrurio si stava svegliando e anch'egli rimase paralizzato dalla sorpresa.

<Boezio - urlò appena sveglio del tutto - che diamine succede? Dove siamo?> Poi guardandosi intorno vide le due facce dei soldati che lo fissavano.

<E voi chi siete? Dalle vostre uniformi mi sembra che siete al soldo dei Senesi, come siamo arrivati fin qui? Ieri sera eravamo nella locanda e ora siamo per terra, ci hanno forse rapinato?>

<No, padrone ho controllato, non manca niente. Veramente non capisco!>

<Nemmeno io, e questi due che vogliono continuano a fissarci ma non hanno detto una parola? Perché ci state fissando e non parlate?>

< In verità cavaliere stiamo osservandovi da già da tempo, però voi state farneticando, parlate di cose che non sono reali, non siete mica matti vero?>

<Bada come parli, soldato non sai con chi stai parlando. Sai chi sono io?>

<No, messere, avete una divisa da cavaliere ma il vostro viso è nuovo non vi abbiamo mai visto da queste parti. Siete dalla parte dei fiorentini?>

<Che dici tanghero di un soldato! Io un fiorentino? Non dire più una bestemmia simile. Io sono un senese e maremmano, quindi dalla vostra parte. Solo vorrei sapere e soprattutto capire come sono finito qui per terra quando ieri sera eravamo a bere vino in una locanda. Se siete guardie di frontiera dovreste conoscerla. È strana perché sembrava una villa abbandonata, un bel viale di cipressi.>

<Mi dispiace cavaliere, qui non c’è e non c’è mai stata una locanda, altrimenti l’avremmo vista, noi siamo sempre in perlustrazione sul territorio e una locanda come l’avete descritta non poteva passare inosservata. Ora che siete svegli volete venire con noi, vi portiamo dal capitano può darsi che lui sappia di più, ci alterniamo nelle destinazioni e noi siamo arrivati da poco. Prego venite con noi il campo non è lontano, così magari potete fare anche colazione. Il capitano sarà lieto di conoscervi, se siete il cavaliere che dite di essere.>

In breve tempo giunsero al campo dei soldati e furono presentati al capitano del drappello che operava in zona.

<Allora, cavaliere Etrurio, dalla vostra narrazione dei fatti sono certo che siete stato vittima della maledizione della locanda perduta. È una leggenda che però ha avuto diversi riscontri di realtà come la vostra, capita raramente ma succede che in alcuni giorni particolari dalla nebbia emerga questa figura di una casa malmessa e attiri chi ha la sfortuna di passare da quelle parti.>

<Ma noi ci siamo stati, siamo entrati dentro e l’oste ci ha accolto e offerto del vino, sento ancora il sapore in bocca, come può essere una finzione? Un'allucinazione?>

<Cavaliere cosa vi posso dire, questa storia mi è stata raccontata anche altre volte sempre con le stesse modalità, le stesse cose che avete visto o creduto di vedere le hanno viste e sentite anche altre persone. Quella locanda in effetti non esiste. Tanto tempo fa c’era una casa vera con tanto di abitanti, un  signore che dalla marina di Talamone si era trasferito qui in campagna proprio per allontanarsi dal mare, dicono che fosse stufo di sentire il continuo rumore delle onde. Aveva trovato la sua pace qui in campagna, ma sapete come sono i popolani da queste parti, non amano avere stranieri fra i piedi. Tanto fecero e protestarono che alla fine, non avendo ottenuto nessun risultato, una sera assalirono la casa e uccisero nel sonno il povero disgraziato. La sua unica colpa era che non aveva fraternizzato con i locali, restava tutto il giorno in casa e al massimo usciva al tramonto per una passeggiata nella campagna che circondava il maniero. Quando fu trovato ucciso dalle guardie di allora, lo trovarono vestito con una tenuta da oste, era un tipo come lo avete descritto voi, piccolo rubicondo e gentile. Si era vestito così perché si preparava da mangiare da solo e per fare qualcosa di divertente immaginava di essere un oste, avendone le caratteristiche.>

<Sì, posso anche credere in questa storia ma allora noi che abbiamo visto?>

<Era la maledizione che aveva lanciato a quelli che lo avevano assalito, chi aveva partecipato aveva udito le sue ultime parole e di figlio in figlio sono state tramandate fino ad oggi. Come vi ho già detto, in condizioni particolari, chi si trova a passare rivive una esperienza unica, molto realistica e paurosa, tanto da trovarli morti al mattino successivo. L’unica cosa, appunto, che vi differenzia da tutti gli altri è che voi, nonostante tutto siete ancora vivi.

<Come vivi? -  Fece Boezio allarmato dalle parole del capitano - che significa, che potevamo morire?>

<In verità sì, non pensavamo di trovarvi ancora vivi, finora chi è stato vittima dell’incantesimo lo abbiamo trovato disteso nell’erba come voi, ma defunto e, stranamente, con in corpo una quantità di vino eccessiva.>

<Avete visto padrone, lo dicevo che quel vino mi sembrava strano, ne ho bevuto solo un bicchiere, poi mi sono addormentato!>

<Anch’io, caro Boezio un solo bicchiere, è stato sufficiente per addormentarci, ma non per ucciderci. Credo forse che in seguito quel tizio vestito da oste volesse fare qualcosa di più che solo addormentarci.>

Il capitano guardava i due parlare e scuoteva il capo, era chiaro che ancora non avevano capito niente. Il loro era stato solo un sogno, doveva essere stata la stanchezza e la fame a ridurli così, non c’era nessuna locanda, nessun oste, solo una leggenda che si tramandava nel tempo. La suggestione di un evento traumatico è più forte del fatto stesso.

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