J'entand siffler le train, cantava. Io avevo14 anni, ma per me non c'era niente di romantico, dato che i treni me li ricordavo bene, erano quelli di terza classe i treni della mia infanzia.

Sedili di legno duri, persone pressate una sull'altra, nel caldo umido dell'estate o nella nebbia fumosa di sigarette accese, una fatica di valigie passate dal finestrino mentre per mano alla mamma si conquistavano i posti a sedere per un viaggio che pareva infinito.

C'erano però fermate attesissime.

Pistoia, dove il babbo comprava, sporgendosi dal finestrino certi confetti bianchi, speciali, duri e dolcissimi che non prevedevano il dono di una mandorla.

A Lucca il Buccellato era la mia merenda, un dolce un po' stanco di una mitezza candita , intreccio misterioso di granelli di zucchero , sebbene rari.

Ma il mare era ormai vicino e dal finestrino si poteva già sentire il vento salmastro della corsa.

Quanto tempo è passato poi da l'ultimo treno preso velocemente mentre l'età spingeva verso l'amore della vita?

Eccolo il treno preso al volo....e dai saltiamo su!

E così che oggi io e te ci troviamo su un treno morbidissimo su rotaie diritte divorate da un mostro che ha il colore dell'amore, noi, come immersi nel latte, le orecchie ovattate, proiettati nella campagna, ascoltiamo telefoni che imitano uccelli, gentili ragazze in divisa ci fanno domande sulla nostra propensione al dolce o al salato mentre tutto passa dal finestrino e non si vede.

Oggi 1 ottobre, siamo qui, uno di fronte all'altro, col nostro libro di ferro aperto sulle ginocchia e ogni rapido sguardo che incrociamo è un sorriso mai stanco, insieme per una nuova meta: Roma stiamo arrivando!

 

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