L’altro giorno stavo rovistando nel caos della mia “soffitta al contrario” (nel senso che non è un solaio, ma un seminterrato), quando mi sono ritrovato in mano un vecchio mazzo di carte napoletane, di certo appartenute a mio nonno. Fantasmagoriche, con viticci e tralci avviluppati alle figure, teste d’aquila e serpenti, donne, cavalieri e re, tutti in posa a reggere coppe, bastoni, spade, denari. Mi hanno fatto tornare in mente la mia iniziazione ai giochi, appunto, con le carte.

 

Avevo otto anni o giù di lì, l’inverno era stato stranamente rigido e l’estate tanto agognata comunque non ci permetteva di uscire, a causa dell’epidemia che imperversava per le strade della città. Ricordo che in quei mesi ci si guardava in cagnesco tra prossimi, ognuno pensando all’altro come potenziale untore (“quello l’ho visto mangiare le cozze crude, coi miei occhi!”), sta di fatto che i lunghi pomeriggi li passavo per la maggior parte in casa, in quell’alveare a sei piani in cui abitavamo. Così il nonno, per vincere la noia, mi insegnò a giocare. All’inizio furono i giochi più semplici, rubamazzo (“o’ mariuolo”, in napoletano), asso pigliatutto; poi via via più difficili, come scopa, briscola e altri ancora. Un giorno stava cercando di spiegarmi le astruse regole del “pizzico”, una diabolica variante del tresette a carte semiscoperte che richiede doti da scacchista, quando sentimmo suonare insistentemente il campanello. Andai ad aprire e mi trovai di fronte la vicina di pianerottolo, scarmigliata ed urlante. “O’ terremoto! O’ terremoto!”, gridava: c’era stata una forte scossa e noi, intenti a giocare, neanche ce n’eravamo accorti. Povera donna, nonostante fosse terrorizzata si era premurata di avvertirci - sapendo soli in casa un anziano e un bambino – prima di fuggire in strada; si chiamava Palmina, qualcuno lassù la benedica ovunque si trovi.

 

Più tardi, quando ci trasferimmo al nord, scoprii le gioie della scala 40, della scopa d’assi, del poker. Si giocava di nascosto all’oratorio, quando non c’era nessuno a sorvegliarci (il parroco ce lo proibiva), le carte acquistate facendo colletta e conservate a turno da ognuno di noi. Qualche altro anno ancora e si arrivò ai venerdì sera al bar della piazza, con tornei di briscola o scopone, oppure – se si era in tanti – poderose tavolate di mercante in fiera. Solo fino alle dieci, però, che era l’ora in cui cominciava lo spettacolo al cinema locale; al venerdì davano sempre un film erotico (diciamo pornografico, va là) e l’ineffabile Peppino, gestore della scalcinata sala, chiudeva un occhio o anche due sul fatto che non tutti noi (me compreso) eravamo maggiorenni. Rammento che nelle scene in cui i preliminari si dilungavano oltre misura (almeno per i nostri gusti di allora), quando pensavamo fosse ora che il protagonista maschile sfoderasse l’Arma Segreta per dare inizio alla battaglia vera e propria, c’era sempre uno spiritoso che urlava: “Dai, dai! Tira fuori l’asso di bastoni!”. Ridevo insieme agli altri alla battuta, ma con una punta di nostalgia, sentendo citare una carta che apparteneva al mio passato e che non vedevo più da tempo, sostituita da figure (cuori, quadri, picche e fiori) aristocratiche e altezzose nella loro geometrica fissità.

 

E poi il poker, a cui indulgo ancora adesso. Gioco solo per diletto (non ho mai messo piede in un casinò o una sala da gioco, legale o meno), ma qualche spicciolo serve per dare un po’ di pepe. Mi piace di questo gioco l’obbligatoria atmosfera - stereotipata finché si vuole - fatta di silenzi, occhiate in tralice, gesti calcolati, fumo di sigaretta e superalcolici a portata di mano. Una delle partite più memorabili l’ho giocata solo pochi anni fa. Tra quattro amici avevamo organizzato una gita mascolina e testosteronica sulle pendici delle Alpi; il programma prevedeva alloggio in una baita-locanda, sveglia alle 6.30, mezz’ora di riscaldamento, poi colazione e discesa a piedi due chilometri più a valle, dove ci aspettavano un istruttore e un gommone con cui avremmo dovuto cavalcare, per un’ora e più, mulinelli e rapide di una nervosissima Dora Baltea. La sera dell’arrivo in locanda, dopo abbondanti libagioni e non avendo altro da fare, decidemmo per il pokerino: ebbi una fortuna sfacciata per tutta la partita, le carte giuste sembravano magneticamente attirate dalle mie mani; scale, tris e full entravano con una facilità inusitata. Quando smettemmo, sconsideratamente tardi, ero più ricco di oltre 60 euro, mentre lo scaffale del bar era più povero di una bottiglia e mezza di squisita grappa alla genziana. Ebbro di vittoria e alcool, andai a letto felice. Pagai pegno subito il mattino dopo: durante la discesa sul fiume fui un disastro, caddi due volte in quell’acqua gelida che mordeva i muscoli nonostante la muta di neoprene, la terza riuscii a tenermi ma quasi persi la pagaia, onta ancora più grave in quello sport dove, per principio, non devi mai mollare il remo. Come tradizione chi cade in acqua è obbligato, a pranzo o a cena, a pagare tanti giri di bevute quanti sono gli occupanti del gommone, incluso se stesso; ergo, la mia vincita della sera prima se ne andò in fumo, o meglio in vino e liquori.

 

A carte, come nella vita, non ho mai avuto in mano un poker d’assi o una scala reale. Ho sempre sudato sette camicie per conquistarmi settebello e primiera, spesso dovendo rinunciare a uno dei due o ad entrambi. Una cosa però è certa: non ho mai barato. Non per essere ligio alle regole; il fatto è che non c’è divertimento, a barare. E se bari nella vita non fai altro che turlupinare te stesso, perdendo anche il gusto vendicativo della pubblica denuncia. Tanto prima o poi cadi dal gommone e ti tocca pagar da bere a tutti.

 

Ho deciso che questo vecchio mazzo di carte appena ritrovato lo metterò in cornice, per conservarlo meglio. In fondo è un ricordo di un nonno – che non era mio nonno – a cui ho voluto bene. Sistemerò le varie figure non in ordine ma un po’ a casaccio, come a comporre un variopinto mosaico.

Cominciando, naturalmente, dall’asso di bastoni.

 

Tutti i racconti

0
0
1

Non so perché lo faccio

03 October 2025

Non lo so perché lo faccio. Mi sveglio presto, alle 5. Ma perchè? - Ah, sì. Devo andare al lavoro. Ma perchè? - Per guadagnare i soldi. Ma perchè? - Per avere dei soldi. Ma perchè quello è importante? - Per comprare, che necessito. Ma perchè devo necessitare qualcosa? - Per poter mangiare, vestirmi, [...]

Tempo di lettura: 1 minuto

0
0
1

La fotografia 2/2

03 October 2025

La lama tra le vostre mani. Con uno strappo disperato riesci a spingerla verso l’alto: il colpo non cade. L’assassino vacilla, ti guarda con disprezzo. “Hai rovinato tutto. Senza il gesto non c’è storia. Nessuno ha mai potuto fermare Napoleone nella Storia prima che compisse il suo destino, né [...]

Tempo di lettura: 2 minuti

4
2
16

Il mostro (2/2)

Seconda parte

02 October 2025

Era ormai mattina e la nebbia leggera sulle colline pisane rivolte verso Firenze scendendo a valle rendeva la visibilità molto incerta, così Giorgio, anche se terribilmente ansioso di mettere fine alla sua angoscia, era costretto a procedere a bassa velocità e con cautela. Alla fine raggiunse il [...]

Tempo di lettura: 3 minuti

2
7
21

La fotografia 1/2

02 October 2025

Il formato della fotografia è rettangolare, sviluppato in verticale. Lo sguardo, catturato dalla cornice, entra senza esitazioni nell’interno di un appartamento cittadino. Le superfici sembrano innocue: porte verniciate di bianco, pavimenti rivestiti da piastrelle decorate con discreta eleganza. [...]

Tempo di lettura: 2 minuti

8
8
36

La Selva Oscura: l'armata silenziosa (2/2)

01 October 2025

Trascorsero altri due cicli. Secondo il sistema di misurazione del tempo in uso sulla Terra, correva l’anno 2038. Felipe II diede l’ordine tanto atteso: «Cancelleremo una delle loro città, New York la chiamano, con una cannonata fotonica. Poi daremo le nostre condizioni». I terrestri scrissero [...]

Tempo di lettura: 4 minuti

  • Lawrence Dryvalley: il nemico del mio nemico è mio amico, quindi questo futuristico Francis [...]

  • Luigia: Ormai pollicio prima di leggere. Bello tanto.

2
1
21

Il mostro (1/2)

Prima parte

01 October 2025

Giorgio era finalmente arrivato a destinazione: carcere di Volterra, ala di massima sicurezza. Avevano chiuso il presunto mostro in una cella a prova di ogni tentativo di evasione, considerando che se era davvero lui il responsabile dei cinque omicidi commessi, la polizia si trovava davanti a [...]

Tempo di lettura: 3 minuti

5
9
37

Piove

Dax
30 September 2025

Piove leggero Piove sul mondo intero Sulle lacrime Sul sudore Sulle iniquità Sulle vittorie e le sconfitte Piove Su ciò che resta di noi I sogni, le speranze Piove, bagnando i visi I capelli, gli occhi I sorrisi Piove a catinelle Sommergendo la violenza Irrorando le cose belle Piove perché ci [...]

Tempo di lettura: 30 secondi

7
7
25

La Selva Oscura: l'armata silenziosa (1/2)

30 September 2025

Un osservatore esterno avrebbe scambiato Hell H1 per un buco nero. In realtà si trattava di un gravidisguise, una struttura gravitazionale artificiale progettata per imitare una singolarità. Il campo gravitazionale divergeva sulla superficie di una sfera, ma all’interno era approssimativamente [...]

Tempo di lettura: 4 minuti

4
3
33

Ciak! Si scrive! "Neverland - Un sogno per la vita"

29 September 2025

Segnaliamo la pubblicazione sulle pagine del blog di un nuovo articolo. Chiunque può accedervi cliccando il link BLOG in home-page. Invitiamo alla lettura e al commento in calce allo stesso. Buona visione! Lorenzo Aaron

Tempo di lettura: 30 secondi

2
2
21

Lee

Tentativo di poesia stile Rara avis, utente come noi, che mi ricorda le iniziali dei personaggi di Stan Lee

29 September 2025

Lungo le larghissime lande limone, liturgiche lagne librate lentamente da una lingua lussuriosa. Limo lastre di lavagna. Laccando lunghe listelle là, ove latitanti lombrichi hanno lasciato linee lievi. Locandomi con lascività una lente di lavorazione latina. La lettura di lettere su lanterne [...]

Tempo di lettura: 30 secondi

5
9
40

Martha

la vita non è solo rosa

29 September 2025

Martha viveva con la sua famiglia in una regione isolata dell’Ohio. Una terra arida e battuta dal vento, ma nonostante i grandi disagi, il padre si ostinava a volerla coltivare. Erano arrivati in quella terra dopo un viaggio di molti mesi, partiti dall’Irlanda, decisi a stabilirsi in America per [...]

Tempo di lettura: 3 minuti

  • Ondine: Volevo concludere dicendo che mi resterà dentro questa storia, ma temo [...]

  • Paper♂️perAbitudine: Ogni tanto dovrei scrivere anche io una storia pratica e quotidiana come questa. [...]

18
20
100

Una macchina a pois

We love a coloured world

28 September 2025

"Pochi sono quelli che osano avere una macchina gialla. Ancor di meno i temerari che acquistano un'auto di colore verde pisello. Ma una carrozzeria a pois può sembrare a tanti un concetto tanto folle da poter essere preso in considerazione solamente se distesi sul lettino di uno strizzacervelli, [...]

Tempo di lettura: 4 minuti

Torna su