Alterne, dure e drammatiche vicende, avevano portato il nostro protagonista Vincenzo Capperi ad adottare una definitiva e drastica soluzione.

Da tempo si sentiva prigioniero nell'ambiente familiare. Prigioniero del suo lavoro, schiavo dei suoi clienti, dei suoi fornitori. 

Di obblighi da rispettare. Contratti da stipulare. Prigioniero di una vita fatta di convenzioni stupide, di un seguire regole, sotto regole, in uno schema comune a tutti. Indossare maschere per non sembrare, essere diverso in una società dove gli uomini non sono tali ma burattini di giudizi e pregiudizi. Prigioniero di una vita che a lui calzava stretta. Altri erano i suoi interessi, i desideri, le aspirazioni come: leggere, scrivere, creare, inventare. Pescare, seduto sulle rive di fiumi freschi ed invitanti. Vivere all'aperto. Godersi le giornate. La vista del mare in qualsiasi momento dell'anno e non costretto a vederlo solo nei periodi estivi, quando tutti in fila come tante marionette, vanno in vacanza. I prati in fiore. Dare spazio alle sue vere ed autentiche emozioni senza che altri lo considerassero pazzo.

Infatti in una società come la nostra se non sei come gli altri, se non pensi come la maggioranza sei considerato pazzo e quindi,

da deridere ed evitare o addirittura da internare. 

Lui voleva sentirsi libero. Totalmente libero. Libero come gli uccelli in volo che amava soffermarsi a guardare, a volte per ore, come un qualcosa di nuovo e affascinante. Ed ogni volta c'era, notava in quel volo qualcosa di nuovo. Libero di fare, dire, agire come era nelle sue intenzioni. 

Aveva sfogliato la Scienza Nuova di Vico, e lo aveva sorpreso leggere: "Gli uomini prima sono mossi dalla necessità, poi cercano l'utile, poi si beano nel conforto, ancor dopo si trastullano nel piacere, quindi si dissolvono nel lusso e infine impazziscono e sprecano la loro sostanza.” Ed aveva compreso che quanto scritto si riferiva al declino degli uomini in una vita non vissuta.

Aveva letto, ma non ricordava dove, forse nei fratelli Karamazov, una frase che oltremodo lo aveva colpito: ".... Una vita falsa e vuota basata sulle convenzioni sociali e sull'ambizione".

Ma ciò che fu la goccia che fece traboccare il vaso, che lo ridestò completamente, che gli confermò che viveva una vita senza vivere, e creò il momento epifanico, fu leggere Rousseau: "l'uomo è nato libero ma ovunque è in catene"- 

In un sol attimo, buttò all'aria tutte le scartoffie che aveva sul suo scrittoio, come liberandosi da catene. Scese di corsa le scale. Uscì in strada senza salutare neppure il portiere che gli fece, come di consueto, la riverenza, si tolse la giacca, buttò al vento la cravatta liberandosi di un altro nodo che lo imprigionava, e con la giacca poggiata sulla spalla destra si diresse a piedi verso l'orizzonte mentre una nuvola liberava il sole dalla sua prigionia illuminandogli il nuovo cammino. 

Da quel momento nessuno lo ha più visto.


 

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