Orde di famelici zombie spuntano da ogni dove. Le armi e le trappole riescono a malapena a contenerli, oltretutto risultano sorprendentemente veloci e imprevedibili. 
«Li mortacci loro e di chi nun li ammazza!» diceva spesso Walter, fino a quando non è diventato un non morto. Ciò che è rimasto di quel caro amico mio romano è una poltiglia sanguinante sull'erba, in quanto è stato necessario lanciargli addosso una granata. 
Stamane ho trovato rifugio all'interno di un faro funzionante, sbarrando l'accesso nel migliore dei modi e con la speranza che i militari possano ripulire l'area esterna al più presto. Da quassù osservo centinaia di cadaveri ambulanti che, con quei gemiti lamentosi e versi gutturali, rappresentano la fonte dei miei incubi intrisi di orrore e paranoia. 
Durante le terrificanti visioni oniriche, mi appare frequentemente il corpo crivellato di pallottole e il volto insanguinato di Gaia, la mia fidanzata. Mai e poi le avrei fatto del male. Dio quanto l'amavo!
Immancabilmente, mi risveglio urlando, steso su un vecchio e puzzolente materasso appoggiato sul pavimento. Da un certo punto di vista, dormire è peggio che stare svegli. 
Dopo aver contato le munizioni delle due Beretta 92-FS, che tengo nella doppia fondina a tracolla, sprofondo su una logora sedia per rimuginare sui drammatici avvenimenti causati dell’epidemia zombiesca. Tra le varie cose realizzo che si è rivelata una buona idea lasciare il precedente rifugio e abbandonare i miei compagni per restare da solo. Non sopportavo più i loro sguardi, le loro voci e il finto positivismo di alcuni. Inoltre temevo per la mia incolumità, infatti non sono rari i casi in cui, nei nascondigli stessi, le persone si tramutano improvvisamente in zombie, per non parlare di quelli che, nel perdere il lume della ragione, sparano all'impazzata a tutto ciò che si muove. Non infetti compresi.
Da ieri, la cicatrice, mi duole un po'. Chissà, probabilmente il morso sul collo causato da uno di quei morti viventi, mi ha lasciato qualche strascico, se non addirittura un qualcosa di peggiore, nonostante una settimana fa, in un ospedale da campo improvvisato, mi abbiano somministrato in extremis un siero denominato "Z-Type." 
Mi è venuta una fame tremenda, ho troppa voglia di carne. Rovisto nello zaino alpino carico di viveri per prendere due scatolette di Simmenthal e dei filetti essiccati di maiale da una razione K. 
Ora mi chiedo: lì sotto, cioè ai piedi del faro, va a finire che mi aggregherò con gli zombie per banchettare assieme oppure continueranno ad aspettare per banchettare su di me?   

Tutti i racconti

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