Nel giugno del 1816, la fregata francese Méduse, già gioiello della marina napoleonica, partì insieme con altre tre navi alla volta del Senegal. Il comandante, Hugues Duroy de Chaumareys era stato nominato capitano della fregata nonostante la scarsissima esperienza di navigazione: in tempo di Restaurazione contavano infatti soprattutto i quarti di nobiltà. Compito della piccola flotta: riprendere il possesso della colonia del Senegal. Tra i passeggeri della nave era infatti Julien-Désiré Schmaltz, governatore designato della colonia. Disponendo di una delle navi più veloci dell’epoca, il capitano volle abbandonare lo schieramento per giungere primo in Senegal. La sbruffoneria non sempre ripaga e così, il 2 luglio, la Méduse si incagliò in un banco di sabbia, 160 chilometri al largo della Mauritania. 

Fallito ogni tentativo di disincagliare la nave, a causa dell’inesperienza e dell’incapacità di capitano e governatore, i superstiti tentarono il viaggio verso la costa. Poiché le scialuppe non erano sufficienti, il capitano e gli ufficiali diedero ordine di imbarcare i marinai semplici su una zattera di fortuna che avrebbe dovuto essere trainata dalle scialuppe. Dopo appena pochi chilometri, il cavo di traino venne tranciato e i marinai della zattera abbandonati al proprio destino. 

Quasi completamente sprovviste di viveri e di acqua, sulla zattera, 20 persone morirono già la prima notte. Al nono giorno i sopravvissuti si diedero al cannibalismo. Il tredicesimo giorno, il 17 luglio, dopo che i più erano morti di fame e di sete o si erano gettati in mare per la disperazione, i pochi superstiti vennero salvati dal battello Argus; per cinque di essi non vi fu nulla da fare, tanto erano stremati, e morirono sulla Argus la notte seguente. 

Quando, il 13 settembre, il Journal des débats pubblicò le testimonianze dei sopravvissuti della Méduse, lo scandalo sembrò travolgere la restaurata monarchia francese. Sottoposto alla corte marziale, il comandante riuscì ad evitare la pena di morte: egli fu semplicemente radiato dalla Marina francese e condannato a tre anni di prigione. 

 

La vicenda ispirò a Théodore Géricault (1791-1824) il famoso quadro “La zattera della Medusa”, oggi conservato al Louvre di Parigi.

 

 

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