Uscire dal recinto dei pensieri per allargare i propri orizzonti, per vedere ed essere partecipe di un mondo altro, che non abbiamo conosciuto o che forse abbiamo soltanto sfiorato e giudicato di nostro disinteresse. Non è sempre facile rompere gli schemi, sfondare un muro-ostacolo protettivo, non privo di comodità ed acquiescenze. Nello spazio limitato, circoscritto, ci sono a sorvegliare ed impedire immaginari incorporei ma potenti gauchos, vaqueros, custodios, vigilantes; restano all’erta per ostacolare tentativi di sconfinare verso mondi, prospettive, idee diversi.

   I guardiani cavalcano attorno a chi cerca di trovare vie di fuga e fanno di tutto per bloccarlo, altri usano espressioni di scherno e lanciano lazos per accalappiare i correnti, i più violenti usano le pistole e cercano di colpire le parti basse delle gambe di chi annaspa verso una sortita.

   Il compito più gravoso, simile a quello di un prigioniero che si è liberato e striscia e va carponi ferito, scorticato ma deciso perché disperato è giusto quello: uscire da sé stessi, quella sarà una vera rinascita.

  Sono quelli esposti sopra frutti della fantasia, di svolazzi partoriti da masse cerebrali ancora compatte, ma più vulnerabili di quando conservavano l’efficienza dell’età più giovane. Ma in fondo, il decadimento naturale si affronta meglio con sorrisi interiori, consapevoli e un’alzata di spalle aiuta meglio a temperare tutto ed ad fare l’occhiolino d’intesa a sé stessi con lo spirito ravvivato nella capacità di andare avanti e sempre avanti verso una propria salvezza.     

   

 

 

 

  

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