Mattia si stira. Pensa alla giornata che inizia. A volte l'ultimo sonno è angosciante. Giulia si è già alzata e sta trafficando in cucina. Non si preoccupa di far rumore. È l'ora di alzarsi. Mattia avrebbe voglia di un viaggio oltreoceano ma tra un'ora deve essere sul tram per il lavoro. 

Il lavoro a Mattia piace anzi si divertirebbe anche, se non ci fossero colleghi e capo veramente noiosi. Bravi, eh, nel lavoro, ma non escono dai soliti argomenti. 

Giulia non ha colleghi, ha solo il capo di cui è la segretaria. Entrò a lavorare da lui appena diplomata e non ha più cambiato. L'Avvocato, come lei lo chiama, è un bell'uomo e lo ha amato segretamente, ma per lui è sempre stata solo la segretaria. 

Mattia e Giulia non sarebbero male assortiti ma in certi momenti si sente la stanchezza di una convivenza monotona e senza figli. Viaggiano e hanno interessi in comune ma sempre più spesso tutto ciò non basta. 

"Ciao Giulia” disse Carla.  

"Ciao”.

Ambedue le donne si sedettero ad un tavolino all'aperto ordinando due caffè.  

"Come stai?” iniziò Giulia. 

"Mah… si va, ma non ne posso più, io e Franco siamo diventati due estranei. Si cena guardando la tv o il cellulare. In silenzio! Ho voglia di altro anche se non faccio nulla per cambiare. Né con Franco né senza Franco. Dentro ho un vuoto che mi blocca. Ero innamorata, ora tutto è cambiato. Lui è diventato più distante. Ho anche pensato che avesse un'altra. Con tutte le donne del suo ufficio! Forse sarebbe meglio! Avrebbe qualcosa da nascondere, invece mi guarda come se non esistessi. E tu?”. 

“Non lo so Carla, non lo so proprio.” Poi improvvisamente, "Andiamo a ballare una di queste sere?”.

Lo disse di getto come una boutade per sviare il discorso, ma si rendeva conto che Mattia non le bastava più. Carla guardò l'amica un po' preoccupata. Ormai questi dialoghi si ripetevano da troppo tempo. Conosceva l'irrequietezza di Giulia e si meravigliava che non riuscisse con la sua energia a smuovere la situazione. Poi passarono a parlare delle amiche, dei loro mariti e del lavoro.

Quindi sorseggiarono il caffè, senza guardarsi, prese dai propri pensieri. La mattina era bella, tiepida come capita in primavera.

"Ma sei sicura che non abbia un'altra?” riprese Carla.

"Sicura? Come si fa ad essere sicure? Posso solo dire che se ce l'ha non me ne sono accorta. Mattia è sempre puntuale e metodico.” L’incontro si chiuse con il classico ”Venite da noi una di queste sere a cena?”.

"Ok ti faccio sapere”.

Pagarono e si salutarono con un bacio sulla guancia. Una andò a sinistra e l'altra si diresse dal suo Avvocato per rientrare in ufficio. Trovò la porta dell'appartamento socchiusa. Strano! L'ufficio dell'Avvocato aperto. L'Avvocato era lì! Con la testa rovesciata sulla scrivania. Un rivolo di sangue scendeva dalla tempia. Per terra una pistola.  Giulia urlò.  

L'inchiesta non fu molto complessa. Non ce n'era motivo. L'assassino fu trovato poco dopo nella sua casa ubriaco fradicio. Ovvio il movente. Mattia quel giorno dopo anni di gelosia covata nel proprio segreto, nel colmo di una crisi di depressione, aveva deciso. Lo avrebbe ammazzato. Non sopportava più l'idea che Giulia facesse l'amore con lui, che è bello, ricco, famoso ed è anche il suo capo. Non avevano nemmeno bisogno di scuse per stare insieme. Con l'Avvocato di giorno, e con il marito svogliatamente di notte. Questo era il tran tran della moglie che Mattia non sopportava più. 

Con le chiave di lei entrò nello studio. Tempo addietro Giulia gli aveva detto dove l'Avvocato teneva una pistola e quindi lui non fece  altro che andare a prendersela. 

"Sei tu Giulia? Vieni da me?” disse l'avvocato sentendo del movimento nella casa. Lo disse con un tono che dava l'idea di una intimità quotidiana. Per la mente confusa di Mattia fu troppo. La sua follia precipitò. Entrò nella stanza e sparò tutti i colpi della pistola.  

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