“Ehi, artista.”

La voce, profonda, dolce e a lui ben nota, arrivò alle sue spalle. Lionel si girò appena, attento a non cadere dallo scoglio sul quale era seduto. Lì, in piedi dietro di lui, c'era la figura alta e fascinosa di una donna che pareva una vampira con tanto di collana con simbolo celtico al collo, ma che per tutti era solo Elisa. O anche ‘La Gotica Regina della Notte’, per certi amici. Per lui, solo Lisy.

“C'è posto per me?” Chiese lei con un cenno della testa. Lionel notò che aveva in mano un bicchiere da cocktail pieno a metà di un liquido rosso che, conoscendola, poteva essere qualunque cosa, dal bitter al sangue di bue.

“Accomodati.”

Si sedette vicino a lui, inspirando una generosa boccata di aria di mare. Dal molo vicino al quale si trovavano, le luci della città si riflettevano sull'acqua in maniera suggestiva.

“Splendida serata.” Fece lei con aria sognante sorseggiando il cocktail.

“Mmm? Oh sì, una meraviglia… c'è pace. Almeno fino al prossimo pezzo dei ‘Cavalieri del lissio’ laggiù. Stanno facendo sfracelli."

Elisa lanciò un'occhiata verso la non lontana tavolata del Circolo Nautico, dove una moderata folla di avventori vocianti gozzovigliava tra fumi di griglie e bottiglie di vino. “Sono quelli che stavano suonando Evviva il lambrusco fino a cinque minuti fa?”

“Ah, certo. Potrebbe darsi che dopo rifacciano la grigliata di carne. O almeno ci riprovino. Poco fa ho visto una colonna di fuoco alzarsi assieme a un odore di grasso arrostito da manuale. Qualcuno bestemmiava, credo.”

Lei soffocò una risatina. “Siamo in riva al mare e grigliano carne?”

“Niente di strano, se vai a dare un'occhiata è il festival della salsiccia fumante. E ti prego di non vederci doppi sensi.”

Lei fece un curioso verso disgustato, scuotendo appena la testa. “Non fa proprio per me.”

Rimasero in silenzio per un po', osservando il mare nero che si perdeva nella notte. Una coppia passò dietro di loro senza nemmeno calcolarli, cosa che i due ricambiarono. Quindi Elisa depose il suo bicchiere accanto a sé e Lionel le lanciò un'occhiata di sbieco.

“Nervosa?”

“Eh? No, è che oggi pomeriggio ho litigato per l'ennesima volta con un committente. Un imbecille che mi ha fatto il terzo grado sul mio lavoro per un'ora. Sai, questioni burocratiche e cose del genere… e che gli dovevo dire? Faccio l'illustratrice e basta, che altro vuole da me?” Elisa scosse la testa. “Pezzo di cretino.”

“Burocrazia a parte, non vai matta per le persone, vero?”

Lei storse appena la bocca.

“Mh no, in effetti no. Ma non prendermi per asociale.”

“Figurati. Nemmeno a me piace la gente.”

“Lo so. Per questo ti sopporto.”

“Lusingatissimo, cara.”

Passarono altri istanti di silenzio, rotti solo dal brusio non troppo distante dei crapuloni e dalla risacca sugli scogli. Elisa sospirò.

“Non fraintendermi Lionel, siamo amici. Sei una delle poche persone con cui posso stare senza sentirmi un pesce sulla griglia, tanto per stare in tema. Ma con le persone ho la tolleranza di una novantenne disillusa.”

“Posso capirlo, Lisy. Sei un'artista sensibile. Non sei la sola.”

“Voglio dire”, fece Elisa voltandosi verso di lui, “va bene non generalizzare e quant'altro, ma… la gente è cretina. Non si può negare che sia intrinsecamente cogliona. Ti faccio un esempio: si muore, no? La morte è inevitabile per tutti. Nulla è eterno, e ci mancherebbe. Però le persone insistono lo stesso in maniera maniacale a cercare un rimedio per qualcosa che è naturale e che non si può evitare. Cazzate. Poi creano la burocrazia, un sistema inutile e imbecille fatto da loro, e quando ovviamente saltano fuori le magagne e i problemi, tutti alzano le spalle dicendo che così va il mondo. No ma dico, cerchi ostinatamente di cambiare ciò che non può essere cambiato e invece quel che puoi cambiare lo accetti come inevitabile? Questo è essere davvero deficienti.”

Lionel si fece scappare un sorriso storto.

“Nulla da controbattere. Un filo categorico, ma efficace. Potrei abituarmi a tanta misantropia.”

“Dai, lo sai cosa intendo.”

“Certo.” Disse lui sistemandosi meglio sullo scoglio. “Mica ti conosco da ieri.”

Elisa sospirò, guardando il mare che brillava alla luce della luna. Quindi fece per alzarsi.

“Senti… visto che siamo in fase misantropia, vieni con me al bar dell'albergo. Ci facciamo un bicchiere di vino, ci godiamo il fatto che non ci sarà nessuno a parte noi e ti faccio vedere un paio delle mie bozze pensate per un'illustrazione.”

“Vino e arte gotica? Uhu. Conta su di me.” Disse lui alzandosi a sua volta e scuotendosi via un po' di sabbia dai pantaloni.

“Andiamocene, prima che mi si autodistrugga la psiche con una sinfonia di nervi a fior di pelle.”

“Non sia mai che succeda. Mica voglio trovarmi a fare il violino di quella sinfonia.”

Elisa lo prese sottobraccio e si incamminarono lungo il molo illuminato, diretti verso le luci dell'albergo che si affacciava sulla spiaggia. 

Nella zona dei gozzovigliatori, stava iniziando a risuonare un nuovo pezzo da balera.

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