Tanto tempo fa, in un mondo dove l'uomo doveva ancora sviluppare la tecnologia, si viveva di agricoltura. Gli esseri umani vivevano seminando piante, con agricoltura sedentaria, senza mai spostarsi dal loro villaggio. 
Ogni uomo era equipaggiato con un piccolo e leggero sacco di semi, e lo spargeva sul terreno, senza troppa fatica, arricchendosi e nutrendosi dei frutti della terra.
Poi c'era un'altra categoria di persone, che tutti deridevano ed emarginavano: erano quei pochi uomini che portavano sulla loro schiena sacchi enormi, pesanti ed ingombranti. Seminavano in giro per il mondo, sempre in viaggio. Dai semi di questi ultimi nasceva solo semplice erba, senza produrre né frutti tanto meno guadagno.
Venivano presi in giro da tutti e spesso gli veniva chiesto a quale pro smazzarsi tanto.
Loro non rispondevano; continuavano a seminare ovunque, anche dove abitavano quegli uomini che li schernivano, e percorrevano la loro via.
Un giorno, un bambino andò dal suo nonno e chiese:
"Nonno, nonno, ma perché quegli uomini si danno tanto da fare senza averne nulla in cambio? E poi, a che scopo?"
Ed il nonno rispose:
"Vedi, figliolo, quelle persone sono intelligenti. Portano sulla loro schiena l'enorme peso dell'intelletto e si danno da fare andando in giro a seminare idee, anche fra gli stolti, dove sono certi che esse non verranno comprese e non attecchiranno; sperano comunque di rendere il mondo un posto migliore. Non chiedono nulla in cambio, ma sono derisi e scherniti da tutti. E' una brutta esistenza, difficile da comprendere, da portare avanti. Loro non hanno mai desiderato essere così, ma ci sono nati e basta."
Il bambino, lì per lì, non capì bene cosa intendesse il nonno.
Ma poi il giorno dopo andò a giocare nel prato cresciuto dopo che uno di quegli uomini aveva seminato erba.
E se ne accorse.
Si accorse di quanto facesse meno male camminare a piedi nudi sull'erba anziché sul nudo terreno, si accorse di quanto quegli uomini migliorassero la vita di tutti noi, rendendo più bello il mondo in cui viviamo. 
Di lì a breve, gli uomini poterono anche praticare l'allevamento, portando al pascolo gli animali sui prati che gli intelligenti avevano seminato; ma loro erano già andati via, partiti per una nuova meta, senza essere mai riconosciuti per i loro valori, per il coraggio di dubitare, di pensare in maniera differente.
Il bambino tornò a casa con una nuova lezione, quel giorno: si era accorto ed aveva capito che l'intelligenza è un dono, non un privilegio.
Ma prima ancora è un peso, una fatica invisibile ai tanti, ma di cui tutti ci accusano il possesso.

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