In un giorno di cui non ricordo la data.

 

Scrivo da un centro di prigionia di Tripoli, uno dei tanti lager gestiti dalla polizia libica. Sono eritreo  e mi chiamo Mihullah. Sono arrivato in Libia un anno fa insieme ad altre 250 persone.

La sete, la fame ci avevano debilitati. Non sentivamo più il nostro corpo, anzi era oggetto solo di prepotenze e di maltrattamenti continui. I guardiani del campo ci picchiavano perché avevano paura che noi scappassimo e non riuscivamo a ribellarci. Subivamo con rassegnazione le botte per poi richiedere i  soldi per accompagnarci in occidente. Siamoo schiavi in cerca di libertà.

Questo ha alimentato  i mercanti di schiavi, pronti a vedere un guadagno sulle sofferenze degli emigrati. Abbiamo vissuto come animali, ci hanno trattato come animali perché nel cuore dell'uomo serpeggia il razzismo.

 

Altro giorno

 

Ci vogliono vendere come schiavi perché ai libici piacciono i soldi.

 

 

Altro giorno

 

Ci imbarchiamo su una carrretta  diretta  verso la Sicilia.

 

Altro giorno


Sono un eritreo. Il mio spirito aleggia sulle acque del Mediterraneo, quel mare rosso invisibile perché i nostri corpi sommersi sono pasto per i pesci. Avevo venduto tutto pur di partire. Ora sono spirito che aleggia nel mare e il mondo non è cosa buona perché intossicato dalla violenza e dal razzismo. 
Sono Mihullah e sono acqua, onda del mare che s'infrange fra gli scogli di una terra che non ho mai raggiunto.

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Laguna rossa

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24 June 2025

Sentivo il sangue tra le branchie perforanti d’inchiostro rosso cadaverico SentIvo il sangue immerso in quella doccia rinchiusa accasciata a terra immobile I miei occhi risvegliandosi sfocati di una luca fioca non credevano a quello che stava accadendo. violenza chiama violenza violenza [...]

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Racconto un pò di storia della scrittura per coloro che scrivono.

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