Erano giorni che non usciva da quella stanza, quella squallida stanza in quella squallida pensione in quella squallida cittadina poco distante da Chicago, triste e dimenticata da tutti.

E l'aveva scelta proprio per questo. Così sperava di farla franca.

La Pensione della signora Hirsch, a Summit, era diventata il suo rifugio. Un inutile rifugio.

Si era sbagliato: i due sicari lo avevano rintracciato e sarebbero venuti a farlo fuori. Lo sapeva bene.

Per questo aveva deciso di aspettarli senza far rumore, steso sul letto, vestito di tutto punto e quasi senza muovere un muscolo.

Pete Andersen, lo svedese, aveva sbagliato. E molto.

Prima si era preso Kitty, la donna del Capo, e poi, cosa ancora più grave, si era impossessato di tutto il bottino dell’ultima rapina effettuata per suo conto.

E questo Big Jack non poteva permetterlo: così lo svedese aveva scritto la propria condanna a morte.

I due sicari erano arrivati all’Osteria di Nick nel pomeriggio, sapevano che Pete andava ogni sera lì a cena.

Con atteggiamento spavaldo e violento si erano accomodati e avevamo dichiarato le loro intenzioni: erano in quel posto per far fuori lo svedese.

Come spesso succede, però, avevamo fatto i conti… senza l’oste!

Pete Andersen era molto benvoluto in paese, si era sempre mostrato disponibile e interessato alle incombenze degli abitanti ed era sempre pronto a dare una mano a tutti.

Perciò Nick, insieme a Sam, il cuoco, e George, il cameriere, decise di “eliminare il pericolo”.

Misero un bel po’ di veleno nei piatti che servirono ai due e fecero sparire i loro corpi, seppellendoli nel campo retrostante il locale.

Sapevano che, quasi sicuramente, sarebbe arrivato qualcun altro per risolvere il problema, ma nel frattempo avrebbero cercato di convincere lo svedese a lasciare il paese e cercare di salvare la pelle.

 

NdA. Questo mini-racconto è liberamente ispirato dall’omonimo racconto breve (solo 2951 parole!) scritto nel 1920 da Ernest Hemingway (e pubblicatp nel 1927) e dai due film tratti dallo stesso racconto e con il medesimo titolo, THE KILLERS: il primo del 1946 diretto da Robert Siodmak e con Burt Lancaster, Ava Gardner, Albert Dekker; il secondo del 1964 diretto da Don Siegel e con John Cassavetes, Lee Marvin, Angie Dickinson, Ronald Reagan.

I due film raccolgono la struttura del racconto e ne immaginano lo svolgersi e il finale.

Nel mio racconto ho immaginato un andamento e un finale diversi.

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